C'era una volta Nuvolari e il pilota contava più del motore di Luciano Curino

Una biografia del campione mantovano Una biografia del campione mantovano Cera una volta Nuvolari e il pilota contava più del motore LJ11 agosto 1953 moriva , nella sua villa di Mantova Tazio Nuvolari, 61 anni. Il costruttore Porsche lo aveva definito «il più grande pilota del passato, del presente e dell'avvenire». Disse Lord Home, pilota inglese di buona fama: «Finché nel mondo si parlerà di sport automobilistico, si ricorderà Nuvolari». Un giudizio di Enzo Ferrari: «La sua tecnica rimase sino all'ultimo un prodigio d'istinto ai limiti delle possibilità umane e delle leggi fisiche». Nel 30° anniversario della morte del campione esce una bella biografia (Aldo Santini, Nuvolari il mantovano volante. Rizzoli. 270 pagine, 20 mila lire), libro che racconta anche un'epoca quando il pilota contava più del motore e non c'erano sponsor, i soldi erano importanti ma era più forte il gusto della sfida, c'era meno calcolo e più fantasia. In questo mondo delle corse, purtroppo perduto, Nuvolari era personaggio leggendario. La collana delle sue vittorie non può essere numerata, non interessa neppure: quando non vinceva, faceva comunque impazzire la folla perché trovava sempre il modo di essere lui il protagonista della corsa. Qualche anno fa la vedova Nuvolari disse: «Nella sua carriera mio marito ebbe sette incidenti cosiddetti mortali. In ospedale lo ricucivano, lo ingessavano Gii davano un mese di prognosi, ma la domenica era già a correre bendato, una volta perfino con lingessatura. In una gara, a 50 metri dall'arrivo, la sua macchina prese fuoco. Saltò a terra e, tra gli spettatori in delirio, spinse il bolide in fiamme, ustionandosi, fino al traguardo ed ebbe il terzo posto. Un'altra volta gli si spezzò il volante e guidò a 200 all'ora impugnando l'albero dello sterzo. Era alto 1,65 e pesava 60 chili, aveva un profilo un po' etrusco dal lungo mento. Non c'era ragazzino allora che non volesse una maglietta gialla perché .Nivola. correva con la maglietta gialla. Non aveva mai paura, di nulla, e piaceva ai ragazzi, alle folle. Gli stilisti gli preferivano Achille Varzi, eterno rivale. Scrive Santini: «Incredibile. E' il commento che ricorre di solito alle vittorie più eccitanti di Nuvolari. Quelle di Varzi al contrario, sono sempre credibili, sempre studiate, sempre realizzate con tempestività. La differenza fra Nuvolari e Varzi è riassunta anche in questa caratteristica». Varzi si rendeva conto quando non vi era speranza; Nuvolari mai, o non lo voleva ammet¬ tere. E molte volte il cuore vinceva sul cerveifo. La sua più bella corsa fu quella del Nùrburgring, nel 1935. Ci va con la vecchia Alfa P. 3 considerata ormai da museo. Contro nove Mercedes e Auto Union, orgoglio dell'industria della Germania e che hanno 250 cavalli più dell'Alfa. I tedeschi hanno i migliori piloti, come Rosemayer e Caracciola, Lang, Stuck, von Branchitsch, Geyer, Pietsch, e sulle loro macchine corrono anche Varzi e Fagioli. Con questi due i tecnici germanici sono certi di aver preso il meglio di quanto offre il parco piloti italiano. «Nuvolari ha solo un glorioso passato», dice Neubauer, arrogante dittatore della Mercedes. «Il presente e il futuro appartengono alle macchine e ai piloti di Hitler». Sicché Nuvolari viene con la vecchia Alfa. Prima della Luciano Curino

Luoghi citati: Germania, Mantova, Varzi