Scolpito da Mahler un gigante per mille orchestrali

L'Ottava Sinfonia diretta da Seiji Ozawa L'Ottava Sinfonia diretta da Seiji Ozawa Scolpito da Mahler t pun gigante i gper mille orchestrali dunque, da intendersi come una specie di Oratorio. Un Oratorio ideologico nel quale si manifesta l'aspirazione di Mahler, convertito 'dall'ebraismo alla confessione cattolica, verso una religiosità libera e moderna. Invocazione allo Spirito Santo, inteso come potenza redentrice dell'amore, che scenda sull'uomo a purificarlo dal peso della materia, amaramente e dolorosamente sentito: Faust redento perché, come cantano gli Angeli nello Scherzo, «colui che sempre sforzandosi s'è dato da fare, quello noi possiamo ■ salvare*. Il vangelo goethtano della salvezza nell'azione, per l'uomo di buona volontà. Il senso lutto germanico dello «Strebcn.. : quella smania di assolutizzare, di portare le cose a fondo, di puntare a una meta e di penetrare nell'irraggiungibile, che è l'essenza del mito faustiano e che presta tanta tragica grandezza al popolo tedesco. In che misura l'immensa partitura riesce a dar forma a una concezione cosi elevata? In che misura è attuato il compito prlcipale, cioè l'ambizione di dare il senso delle cose supreme, del destino dell'uomo, della sua colpa ereditaria e della sua redenzione attraverso lo spirito dell'amore, Incarnato nell'eterno femminino della Vergine? ; Al di là di riuscite Incidentali, come il sommesso coro iniziale della seconda parte, con l'interpretazione musicale del paesaggio desertico nello squallore d'una monacale Tebalde, o lo Scherzo degli Angeli, unico riferimento In tutta la vasta composizione a quella vena post:§chuber. tiarià di. intimità affettuo¬ sa e popolare che In altre Sinfonie produce alcune delle più sicure riuscite mahleriane, si Impone 11 soave ed attonito rapimento per l'apparizione della Mater gloriosa e soprattutto l'Inquietudine cromatica, l'ansia Inarrestabile, 11 trascendente assillo melodico dell'ultimo coro, sulle ■ Mahler visto da Bruna sacre parole di *Alles vergdngliclie isl nur eln Gleiehnis*. Ciò posto, e pur tenendo conto d'altre bellezze episodiche, che qui non è possibile elencare, non sembra si possa negare che il compositore Mahler si trova meno a suo agio nel positivo della beatitudine che non in seno ai tormenti delle Sinfonie negative. L'eclettismo tipico del direttori d'orchestra-compositorl compromette più del solito la qualità dell'invenzione (e infatti la Nona costituirà un orgoglioso colpo di reni verso il ricupero dell'originalità). Oltre a un frequente pedale wagneriano, le più imprevedute apparizioni si succedono negli episodi disgiunti della seconda parte: perfino 11 dinoccolato qulntettlno della Carmen nel sospeso e misterioso «poco Adagio» degli Eremiti. La tronfia plètora sonora del primo movimento si scompone talvolta fino a impensati affioramenti d'un vocabolario melodrammatico che sta tra Boito e Ponchlelll. Per la sua strepitosa densità di parti accatastate in inaudita accumulazione, questo primo tempo dell'Ottawa è probabilmente Irrealizzabile in una registrazione, per quanto stereofonica e digitale, e non su di esso giudicheremo l'esecuzione diretta dal clno-glapponese Seijl Ozawa, cosi rapidamente salito nella scala dei valori mondiali, alla testa della sua Boston Symphony Orchestra col concorso del Tan' glewood Festival Chorus (direttore John Oliver) e del Boston Boy Choir (direttore Theodor Marler). Solisti, tutti bravi ad emergere dai flutti aggressivi dell'orchestra e del coro, qualcuno con una pronuncia un po' americana del tedesco, 1 tre soprani Faye Robinson, Judith Blegen, Deborah Sasson, I contralti Florence Quivar e Lorna Myers, tenore Kenneth Riegei, baritono Benjamin Luxon, basso Gwynne Howell. Joseph Sllverstein è il primo violino che per tre volte è chiamato a far emergere, In tanto finimondo, la sua limpida voclna di solista.

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