Spettri e re Lear dell'Africa Nera di Ferdinando Vegas

Spettri e re lear dell'Affrica Nera Dall'Uganda al Mozambico, dal Malawi al Kenya: i personaggi di una crisi che si chiama tribalismo Spettri e re lear dell'Affrica Nera A Rampala il presidente Obote, dopo gli anni oscuri e folli di Amin, si trova alle prese con la minacciata secessione dei Buganda - A Nairobi, la caduta dell'anglofilo Njonjo e le elezioni anticipate offuscano la fama del «Paese più progredito» della regione - Lo Zimbabwe tra etnie e marxismi Il Malawi sta preparando la successione dell'umanista-dittatore Banda: «Potrebbe essere una versione africana della tragedia shakespeariana» Dall'Uganda continuano a giungere notizie di eccidi; è ancora fresco il ricordo del massacro di almeno un migliaio di civili da parte di un'unità dell'esercito regolare dello Zimbabwe; nel Kenya sono state anticipate di un anno le elezioni, perché era necessario «ripulire il sistema», come ha detto il presidente Daniel Arap Moi; nel Malawi, dove invece le elezioni sono state tenute alla fine di giugno, l'ex ministro della Giustizia e la moglie, condannati a morte, attendono che si decida la loro sorte; il Mozambico sta attraversando una grave crisi, tra le difficoltà economiche e la ribellione armata condotta dalla «Resistenza nazionale del Mozambico» ; per non parlare, infine, del Sud Africa, che con la sua politica interna razzistica e con le spedizioni punitive oltre confine, fa gravare sull'intera Africa Australe il rischio di una conflagrazione generale. In tutti i Paesi dell'Africa nera orientale, esclusi la Tanzania e lo Zambia, esistono dunque situazioni più o meno gravi di crisi, tanto diverse che è impossibile ricondurle a fattori comuni. Alcuni, certamente, si possono indicare: cosi, per esempio, i regimi personali, di un Obote nell'Uganda o di un Banda nel Malawi; oppure, le rivalità tra i gruppi etnici, come nell'Uganda e nello Zimbabwe; o. ancora, le conseguenze di una decolonizzazione ottenuta da poco, dopo lunga e dura lotta armata (Mozambico, Zimba bwe). Esaminiamo quindi singolarmente le varie situazioni, dal Nord verso il Sud, cominciando dall'Uganda. Nei ventali anni di indipendenza (dal 9 ottobre 1062) questo Paese ha avuto una storia tormentata, segnata in superficie dall'emergere di personalità quali Milton Obote e Idi Amin; nel profondo, però, dal conflitto fra l'etnia del Buganda e le altre, ciascuna inferiore numericamente al Buganda, ma tutte insieme superiori. Obote, che di queste varie etnie è 11 maggior esponente, primo ministro dall'indipendenza, fu sin dall'inizio in contrasto col Kabaka, il capo tradizionale dei Buganda, finché nel 1966 lo costrinse all'esilio, nominò se stesso presidente della Repubblica e prese a governare autoritariamente. Nel gennaio 1971. mentre Obote si trovava all'estero, si impadronì del potere con un colpo 11 capo dell'esercito, generale Idi Amin, un musuimano appartenente a una piccola tribù, autodidatta, che aveva fatto carriera nell'eser cito coloniale britannico, diventando ufficiale alla vigilia dell'Indipendenza dell'Uganda. Pittoresco, ma soprattutto rozzo e violento, per otto anni Amin fece regnare il terrore nell'Uganda, provocando infine l'intervento armato della Tanzania, che nell'aprile del 1979 lo rovesciò, aprendo cosi la via alla restaurazio ne di un governo civile, alla testa del quale ritornò Obote con le elezioni del dicembre 1980, le prime dopo quelle del 1062, ma ampiamente manipolate. Primo capo di Stato africano a riprendere 11 potere dopo esserne stato cacciato, Obote si trova di nuovo alle prese col problema che non aveva risolto durante la precedente presidenza, quello dei Buganda. Ancora una volta egli ha fatto ricorso alla maniera forte, scatenando l'esercito, in larga parte composto da elementi non Buganda, contro 1 guerriglieri dell'«Esercito nazionale di resistenza» e la popolazione civile Buganda. E' questa popolazione a pagare duramente le spese, con centomila profughi, un terzo concentrati nel «campi di sicurezza», nei quali, a dispetto del nome, sono avvenuti ripetuti, gravi massacri, mentre altri massacri, di incerta attribuzione, continuano ad accadere altrove. Eppure, nonostante tutto, compresa la corruzione dilagante, un editoriale del Times del 22 scorso sosteneva che Obote non sarà un angelo, ma è un abile tattico che fa 11 meglio per 11 suo Paese e perciò merita incoraggiamento. Nel confinante Kenya la situazione non e tragica, ma esso è tuttavia in preda a una crisi che ne offusca la fama di Paese più progredito dell'Africa orientale, stabile e con un riuscito processo di sviluppo economico. Oggi l'economia, impostata sulle leggi del libero mercato, risente della recessione internazionale; la stabilità é stata gravemente turbata, giusto un anno fa, dal tentativo insurrezionale a a e , e dell'aviazione e degli studenti universitari, subito stroncato. Da ultimo si è avuto, 11 30 giugno, l'episodio delle dimissioni dal Parlamento di Charles Njonjo, dimissionato il giorno prima dalla carica di ministro degli Affari costituzionali. La caduta di Njonjo ha risolto il mistero delle accuse che da un paio di mesi erano rivolte contro un personaggio non designalo col nome, accusato di essere al soldo dì Paesi stranieri (Gran Bretagna e Stati Uniti), infine identificato in uno di quelli ..che portano il completo, con giacca, pantaloni e gileU: descrizione che si attagliava solo all'elegante, anglofilo Njonjo. Ora il presidente Arap Mol ha indetto le elezioni anticipate, che si svolgeranno a lista unica e quindi poco potranno chiarire sull'effettiva lotta politica nel Kenya. Una crisi politica struttura le, non una lotta di personalità, travaglia invece il Mozambico, causata da fattori Inter ni ed esterni: da una parte l'inesperienza degli uomini del Prellmo (il Pronte che aveva condotto la lotta di liberazione e nel 1075 si era insediato al potere), dall'altra parte la pesante Interferenza del Sud Africa, che offre le basi e ogni appoggio alla «Resistenza nazionale» contro il regime marxista. I successi ottenuti da questo movimento, esleso a gran parte del territorio, si spiegano appunto, oltre che con l'appoggio sudafricano, col malessere provocato nella popolazione dalle misure maldestre del governo, quali 11 processo di collettivizzazione nelle campagne o il razionamento con la tessera. Creare il socialismo sulle rovine lasciate In eredità dal regime coloniale si rivela un'impresa molto ardua, come ha dovuto constatare in aprile il IV Congresso del Frelimo. L'altro Paese arrivato all'indipendenza con la lotta armata (appena tre anni fa, il 18 aprile 1980), lo Zimbabwe, non si propone Invece di costruire il socialismo: il suo primo ministro, 11 «marxista» Robert Mugabe, alla prova del potè re, si è rivelato un politico moderato ed efficiente. Neppure 10 Zimbabwe, però, sfugge alla lacerazione del conflitti etnici, in particolare tra l'etnia Shona, maggioritaria, e quella Ndebele, minoritaria, ma fortemente insediata nel proprio territorio, il Matabeleland. Consumala, all'inizio di quest'anno, la rottura tra Mugabe e Nkomo, capo dei Ndebele, rifugiatosi in marzo a Londra, nel Malabclcland è scoppiala di nuovo la guerra: non più Ira bianchi e neri, ma ira neri e neri. La V Brigata, inviata da Mugabe a combattere 1 «dissidenti» formata da Shona e addestrata dal nordcoreani, si è fatta strada a prezzo di atrocità, seminando 11 terrore e lasciando un miglialo di vittime nelle campagne del Matabeleland. Mugabe sta ora cercando di riprendere in mano la situazione e di presentarsi come un capo nazionale, al di sopra del «tribalismo»; ma questo, la malattia che rode l'Africa nera, si dimostra tenace, resistente a ogni cura. Uno che si vanta, non del tutto a torto, di aver eliminalo il tribalismo è il dr. Hastings Kamuzu Banda, ca- po del Malawi dall'indipendenza (1964). dal 1971 presidente a vita. Il «piccolo dottore» è un dittatore del tutto diverso dai gigantesco Amin, ma non meno autocratico: «umanista» e moralista, fa insegnare latino e greco nella sua università, ma proibisce alle donne sia le minigonne sia 1 pantaloni, vieta agli uomini i capelli lunghi e fa censurare sulle riviste di moda la pubblicità della biancheria Intima. Ha reso 11 Malawi. disse una volta in privato un corrispondente della Tass. simile alla Russia di Stalin. E come Stalin ha eliminato tutti i concorrenti nel suo stesso partito, talvolta con «inciden¬ ti d'auto», tal altra facendoli «rapire» nel confinante Zambia e poi condannandoli a morte, come l'ex ministro di cui si diceva all'inizio. Cosi, giunto Banda ufficialmente a 77 anni, realmente forse a B5, si sta preparando la successione, «una versione africana del re Lear,., secondo Tlie Guardian: dramma di corte, se l'erede prescelto sarà il governatore della Banca centrale, non a questo titolo, ma perché zio della bellissima compagna da vent'anni di Banda, la quarantenne ex infermiera «Marna» Kadzlmira, «hostess ufficiale» del Malawi. Ferdinando Vegas duDgnNpdscrn 'Donne-soldato in Mozambico durante una parata: il Paese sta ut traversando una grave crisi, Ira difficolta economiche e ribellione armala: conseguenze d'una decolonizzazione ottenuta da poco, dopo lunga e dura lotta di liberazione (Publifoto)