Sul fronte

Sul fronte Sul fronte NOSTRO SERVIZIO HAJJ OMRAN — Le mitragliatrici pesanti dei carri armati infuriano verso il cielo, e fanno loro eco le raffiche ancora più forti dei cannoni antiaerei simrst sulle montagne. Per l'ennesima volta, le forse iraniane, saldamente attestate qui a Haji Omran, nel Kurdistan iracheno, nel Nord del Paese, rispondono ad un raid degli acrei di Baghdad contro le loro retrovie, ad Est. I fabbricati della guarnigione iraclwna caduta sabato scorso in seguito alla nuova offensiva di Teheran paiono un villaggio lungo il fianco della montagna, lungo la strada Pirunsliar (lran)-Rawandis (Iraq), a 6 chilometri dalla frontiera. La pista serpeggia sul fondo di una stretta, valle chiusa da vette di oltre 3 mila mètri. Óra nei-baraccamenti c'è anche una unità di bassfji, i volontari della fondazione iraniana del diseredati. Alcuni hanno appena 14 anni. Un ragazzo monta a pelo un mulo, tenta di lanciarsi al galoppo tra le risa dei compagni. Dai pennacchi di fumo nerastro si capisce che le bombe dei pochi arei iracheni non vengono sganciate a caso. Ma su queste montagne i bombardamenti ad alta quota sono inefficaci, e per quanto ho potuto vedere i danni si limitano a macchie d'erba bruciata. Sono stato nella sona di Hajj Omran per 5 ore, dalle 11 alle 1G, ma non ho visto l'ombra di quella «vittoriosa» controffensiva dell'esercito di Baghdad che secondo un comuni cato iracheno veniva lanciata proprio in quel momento. Le forse di Telieran hanno installato un posto d'osserva sione d'artiglieria. I militari hanno rossi antiaerei portatili Sam-7 di fabbricazione sovietica. «Quando abbiamo visto gli iraniani scendere lungo la montagna, e quando ci siamo resi conto che i rinforzi non sarebbero arrivati, ci siamo arresi» dice un prigioniero iracheno. E le baracche intatte della piccola guarnigione confermano questa versione. Ma l'interno è stato devastato dai combattenti dell'Islam. Medicine, cibi in scatola, giornali e libri, coperte sono sparsi sul pavimento delle camere. A quattro chilometri di distanza, aerei nemici attaccano una unità corazzata. «I Mirage, i'Miragel», grida unreligloso brandendo un fucile. E subito, a sentire il nome di questi aerei francesi, il grido «Abbasso la Francia» prende il posto dei più consueti «Abbasso l'America» e «Abbasso l'Urss». Nella sala operativa sotterranea della base militare di Plranshar, in Aserbaigian Occidentale, il comandante del pasdaran, Ali Said, spiega: «Dobbiamo impedire ai controrivoluzionari mercenari dell'Iraq e dell'imperialismo americano, l'accesso alla zona di frontiera». Secondo lui, ^Teheran avrebbe assunto il controllo di una striscia diconfine della superficie di mille chilometri quadrati. Domando se l'Iran tenterà di' spingersi ulteriormente all'interno dell'Iraq, minacciando i possi petroliferi di Kirkuk. Ali Said elude la domanda, e si limita a consigliare ai tecnici stranieri di lasciare questa sona del Paese «per la loro sicurezza». Pierre Taillefer Copyright «I* Monde» e per l'Unii» «I,a Stampa»

Persone citate: Ali Said, Haji Omran, Hajj, Said