Un bambino chiamato speranza

Un bambino chiamato speranza Al Sant'Anna un'equipe all'avanguardia nella lotta contro la sterilità Un bambino chiamato speranza Per molte coppie che non possono avere figli la fecondazione in vitro con trasferimento d'embrione rappresenta l'ultima occasione - Il centro torinese è l'unico (con quello di Palermo) a tentare questa terapia in una struttura pubblica In fondo al corridoio, nel laboratorio con finestre sigillate, dal clima volutamente tropicale, 1 rossi indicatori a cristalli liquidi dell'apparecchio lampeggiano, rassicuranti. Temperatura, ossigeno, anidride carbonica e azoto sono al livelli previsti per le funzioni dell'incubatore. All'interno, nel pozzetti con l'apposito liquido di coltura, cellule uovo appena depositate o già fecondate proseguono 11 loro difficile cammino verso la vita: da questa macchina, da queste cellule potrebbe cominciare in qualsiasi momento, con il reimpianto dell'embrione nel grembo materno, la prima gravidanza a lieto fine di un programma Fiv-Et gestito da un ospedale pubblico italiano. Dell'avvio al Sant'Anna di un'operazione Fiv-Et (fecondazione in vitro - embryo transfer) si era avuta notizia pochi mesi fa. Solo l'annuncio che anche Torino, Insieme con Palermo, tentava i primi passi su questa difficile strada della speranza contro la sterilità della coppia, più alcuni dati sulla composizione dell'equipe: dai coordinatori, prof. Campagnoli (clinica, endocrinologia) e dott. DI Gregorio (clinica, laparoscopia), agli embriologi Arisio, Fcssia e Marilena Bruno, agli specialisti in ecografia Katia Bilardo e Margherita Bruno; dal l'andrologo De Cori agli altri organici di clinica, laparoscopia e endocrinologia Piero Seinera, Isabelle Barras, Sic fano Maccario, Clementina Perls, Alberto Pescarmona, O. Franco Pavanello. Un'equipe numerosa, il cui difficile compito era inseguire le avanguardie inglesi e au- straliane, da mollo più tempo e con maggiori finanziamenti impegnate in questo settore. Ospedale e cllnica universitaria, con molta buona volontà e cooperazlone, hanno fornito le strutture necessarie per avviare il programma senza clamore, ma con la massima determinazione. E in pochi mesi, oltre 20 coppie, su più di cento passate al vaglio, sono già state inserite nel programma. Si tratta in genere di coppie che, per fatti patologici (spes so un danno irrimediabile alle tube nella donna), non possono avere figli a causa del mancato incontro tra uovo cellula e seme maschile. In questi casi, come in quelli an che molto frequenti di «steri lità inspiegate», la Flv-El può offrire l'unica soluzione possibile, sempre che non vi sia no malformazioni dell'utero oppure alterazioni seminali o deficit ovulatorl non compensabili con terapie. Per le coppie che accedono al programma la trafila è la stessa. Dopo gli esami preliminari si passa alla stimolazione dell'ovulazione nella donna, con ripetuta serie di ecografie per seguire la maturazione dei follicoli, e quindi al ricovero della paziente, due o ire giorni prima del prelievo delle cellule uovo. Questo av viene attraverso un piccolo intervento chirurgico in anestesia totale (laparoscopia) con cui si aspirano gli ovociti dai follicoli ormai maturi. Le cellule uovo, poste nel l'incubatore, vengono poi inseminate con il seme del co-' niuge per giungere alla fecon dazione. Dell'intera sequenza, che le pazienti vivono con trepidazione, ma in modo niente affatto traumatico, è questo il momento più dolce Facciamo il tifo luna per l'altra — confessano — ben sapendo che ogni passo avanti compiuto dall'equipe è una speranza in più per tutte noi e per tante altre coppie che desiderano un figlio senza poterlo avere. E intanto pensiamo quasi come in sogno a quel minuscolo embrione che è parte di noi, anche se si sta formando in vitro. L'annuncio di ogni reimpianto è una gioia comune, anche se questo introduce al momento più delicato». Appena l'embrione è formato, il minuscolo -progetto di uomo» segmentalo in due o quatlro cellule viene trasferito, con un'operazione indolore, nel grembo materno: dopo 24 ore di riposo assoluto, la paziente può essere dimessa. Sono i giorni della speranza, ma non dell'illusione: -Sappiamo bene—dicono le donne passate attraverso questa esperienza — che le probabilità di portare avanti la gravi danza sono una percentuale ancora molto piccola. Ma la sensazione di portare in grembo per la prima volta un figlio nostro, anche se soltanto in embrione, dà la forza di sfidare anche la delusione». Finora alcune l'hanno provate, decidendo però di ritentare già tra qualche mese; per altre coppie, invece, sono an cora giorni di speranza, che l'entusiasmo dell'equipe con tribuisce ad alimentare. I progressi tecnici consentono un moderato ottimismo: negli ultimi tre mesi la percentuale di reimpianto di embrioni per pazienti sottoposte a prelievo di cellule uovo è salita al 75 per cento, procurando all'equipe — considerata potenzialmente di livello internazionale — 1 complimenti degli specialisti stranieri. Pur confidando in una prossima gravidanza completa, 1 medici non cedono, comunque, a facili entusiasmi: -La strada è difficile — dicono Campagnoli e Di Gregorio — c si deve ancora migliorare. Ciò che va tassativamente evitato è, però, la confusione tra la Fiv-Et ed altre pratiche come la fecondazione con donatori di seme o le gravidanze "su commissione": una confusione die anche un recente servizio televisivo ha alimentato. La Fiv-Et e un atto terapeutico nell'ambito della coppia; le altre sono operazioni con grossi problemi di carattere morale, che a noi non in teressano». _ . , _ ■ Roberto Reale Ncl laboratorio del Sant'Anna i medici controllano la feconda/ione delle cellule uovo

Luoghi citati: Cori, Palermo, Torino