Roma, il restauro del S. Michele avvelenato dalle troppe critiche di Francesco Santini

Roma, il restauro del S. Michele avvelenato dalle troppe critiche Sull'ex ospizio apostolico il più grande intervento conservativo d'Europa Roma, il restauro del S. Michele avvelenato dalle troppe critiche DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Una polemica di mezza estate, improvvisa e violenta, sta arroventando, nel cuore di Trastevere in festa, 11 più grande restauro d'Europa. Tra il fiume e le luminarie rumorose del quartiere, è sotto tiro l'ex ospizio apostolico di San Michele, un edificio gigantesco e sconosciuto, un monumento della Roma del Papi, iniziato alla fine del Seicento e ampliato nei secoli, sino ai primi decenni dell'Ottocento, Il San Michele andava in rovina, cadeva. La facciata lunga 334 metri, crollava con i solai. Nel 340 mila metri cubi dell'edificio iniziato da Innocenzo XII per ospitare vecchie zitelle, giovani orfani e vagabondi, il degrado era totale. La costruzione di Carlo Fontana, di Ferdinando Fuga e di Luigi Poletti era in totale abbandono finché nel '69 lo Stato decise di intervenire per recuperare, con i 27.000 metri quadrati dell'Ospizio, spazi e uffici proprio per quei funzionari ai quali è demandata la tutela del nostro patrimonio artistico. Per rimettere in ordine il monumento sono stati spesi cinquanta miliardi. Il lavoro è avanti e gli impiegati del ministero dei Beni culturali hanno preso possesso di buona parte degli uffici ultimati. Per completare il restauro occorrono ancora cinquanta miliardi, ma la polemica di metà estate mette in pericolo il lavoro del Soprintendente ai Beni ambientali e architettonici di Roma, accusato, d'improvviso, di aver condotto un brutto lavoro. Dopo la battaglia, persa, dei Fori Imperlali, s'avvia quella del San Michele e il soprintendente Di Geso si domanda: «Non capisco il perette di questo fulmine a del sereno, anzi in pieno caldo, quando i lavori sono in fase di conclusione*. Il soprintendente di Roma, per la delicatezza delle sue funzioni, conta nella capitale molti nemici e teme che quest'ultimo attacco nasconda, nella realtà, una lotta senza quartiere che s'è scatenala nell'amministrazione dei Beni culturali da quando al ministero ha ripreso piede, con Vernola, il direttore generale Trlches. Messo in disparte dall'ex ministro Scotti che aveva ri dotto 11 potere dei direttori generali, Tricjics ha ottenuto, adesso, dal ministro Vernola l'intera ala Nord del San Mi chele destinata, in passato, anche all'istituto centrale del restauro. Contro Trlches si è scatenata la reazione di chi mal sopporta il ritorno di un alto burocrate inquisito dalla magistratura, al centro di polemiche feroci per restauri a Firenze e per rapporti ancora non chiariti con una banca fiorentina nel vortice di un'indagine giudiziaria. Dice un alto funzionario dei Beni culturali: «Scotti, con i suoi uomini, sottraeva a Trlches ogni decisione; Vernala ha riportato il direttore generale nelle sue funzioni-. Dice il Soprintendente Di Geso: «Io ho guidato un lavoro di restauro in modo scientifico. Non si può giudicare un lai'oro senza conoscerlo e, in più, scatenare una polemica per coprire altri intendimenti. Tutto è slato condotto, nei restauri, alla luce del sole*. Cinquanta miliardi già spesi ed altrettanti da impiegare suscitano tra i dipendenti del ministero dei Beni culturali, sempre a caccia di fondi, sospetto e malumore, ma il Soprintendente di Roma allarga le braccia: «Sono dieci anni — dice — die combatto con il San Michele: ogni polemica è giusta, se fondata su informazioni corrette, su dati di fatto certi: non ci possono imputare di aver raschiato gli stucchi del Cortile dei Vecchi. Saremmo stati dei folli. La verità die le decorazioni erano su tre lati e non sul quarto che abbiamo trovato e lasciato cosi com'era*. Di Geso non perde la pa zienza: «Siamo stati noi — dice — a ritrovare negli intonaci i colori azzurrini e i bianchi propri degli edifici del Seicento. Ma non potevamo riproporre questo colore in un edificio io cui costruzione è andata avanti sino ai primi dell'Ottocento. Abbiamo cosi scelto, per le facciate, un color cotto, non scuro, perché le colorature azzurrine e bianche non corrispondevano ad un restauro fedele. Il colore del San Michele è cambiato nel corso dei secoli, non potevamo seguire un criterio sballato di restauro, un falso*. Per completare il lavoro egli deve ottenere ancora cinquanta miliardi. E' una somma enorme che suscita l'insofferenza di chi, ai Beni culturali, non possiede il minimo per lavorare. «Si fa presto ad attaccare — dice il Soprintendente —. In questo paese, oggi, è importante riuscire a fare qualche cosa, mentre tutti cercano di bloccare il lavoro degli altri*. TI perché di una polemica tardiva ed ormai sterile nasconde lotte interne di potere, rivalità sconcertan ti, incompetenze diffuse e col pevoli. Dice Di Geso: «Vorrei che mi si contestasse, scientificamente, ogni errore e non ascoltare parole al vento. Il vero pericolo è che il cantiere debba chiudere*. Francesco Santini

Persone citate: Carlo Fontana, Innocenzo Xii, Luigi Poletti, Vernola

Luoghi citati: Europa, Firenze, Roma