La stretta brasiliana di Ferdinando Vegas

La stretta brasiliana OSSERVATORIO La stretta brasiliana Lo sciopero generale nazionale, indetto in Brasile per giovedì scorso, ha avuto un esito sostanzialmente deludente; è stato piuttosto una prova generale, come ha ammesso un dirigente socialista di San Paolo. E' certamente importante che sia stato tentato uno sciopero di tale dimensione, per la prima volta in vent'anni, cioè dai tempi precedenti la dittatura militare, imposta nel 1964. Ma proprio per questo, perché disabituati gli anziani ed inesperti i giovani, i lavoratori brasiliani non potevano riuscire al primo tentativo. Si può quindi essere d'accordo con Franco Montoro, governatore dello Stato di San Paolo, del partito d'opposizione Pmdb (Partito di mobilitazione democratica brasiliana), secondo il quale lo sciopero ha avuto un risultato parziale, ma va tuttavia inteso come il più grave avvertimento al governo per la sua politica economica. E' appunto questa politica che ha provocato una situazione esplosiva; ed è segno di maturità delle masse popolari non essere ricorse alla violenza, cosi come è segno di saggia prudenza del governo l'applicazione, contro gli ar restati di giovedì, anche dirigenti, della legge antisciopero e non della legge di sicurezza nazionale. Se il Brasile si trova oggi sull'orlo di una crisi politica e sociale è perché è ormai sprofondalo in una crisi economica di estrema gravità. 11 «miracolo economico», in pieno rigoglio ancora pochi anni fa ha lasciato il posto ad un vero e proprio disastro: come ri flesso della crisi mondiale, da ultimo la seconda crisi del pe- trolio (1979); ma anche, e soprattutto, per ragioni interne, cioè una politica di sviluppo febbrile, sproporzionata alle possibilità effettive del Paese. Cosi il Brasile è diventato il maggior debitore di tutto il mondo, avendo accumulato un debito verso l'estero di 90 miliardi di dollari, pari ad oltre il 26 per cento del prodotto nazionale lordo. Non essendo evidentemente in grado di rimborsare i creditori, il Paese sarebbe sull'orlo della bancarotta, se non lo salvasse la situazione di stretta interdipendenza che sussiste tra le banche straniere che hanno elargito i prestiti e il governo brasiliano che li ha ricevuti. 11 Brasile, infatti, dipende dalle banche e dal Fondo Monetario Internazionale tanto quanto le banche e il Fondo dipendono dal Brasile: se vogliono avere una qualche speranza di recuperare i propri crediti, banche e Fondo sono costretti a venire in soccorso del Brasile, concedendo nuovi prestiti. Si è dunque rivelala pagante la politica dell'effervescente ministro della Pianificazione, Delfim Neto, di saldare deliberatamente le banche straniere al futuro del Paese. Nella buona stagione le banche facevano a gara ad offrire prestiti, fino a cifre quasi pari al proprio stesso capitale, come la maggiore banca di New York; adesso, nella cattiva stagione, cercano una via d'uscita, aiutando, si, il Brasile, ma imponendo severe condizioni, secondo le direttive del Fondo Monetario Internazionale, al quale spetta istituzionalmente condurre queste operazioni di salvataggio. Il governo di Brasilia, per ottenere un prestito di 4,5 miliardi di dollari dal Fondo ha dovuto adottare misure di austerità, che si sono aggiunte a quelle già prese, incidendo duramente sulle già difficili condizioni di vita della popolazione. Per combattere un'inflazione dell'ordine del 127 per cento negli ultimi dodici mesi, il cruzeiro è stato svalutato per la ventottesima volta nel corso di quest'anno; dal primo agosto la scala mobile non scatterà automaticamente del 100 per cento ogni sci mesi, ma dell'80 per cento dell'indice dei prezzi al consumo e solo per coloro che non guadagnano più di sette volte il salario minimo. Un'ultima cifra basta ad illustrare le conseguenze sociali della stretta economica: in due anni e mezzo a San Paolo sono scomparsi 450 mila posti di lavoro, il quinto del totale. E San Paolo è ancora, relativamente, in una situazione privilegiata, rispetto a quella delle masse diseredate sparse nell'immenso Paese. Ci si comincia quindi a chiedere se la proverbiale riserva di pazienza dei brasiliani non stia per esaurirsi. E. d'altra parte, si pone la domanda non meno preoccupante: se riapertura», così bene avviata con le elezioni dello scorso novcm bre, non corra il rischio di ve ni re brutalmente troncata. Ferdinando Vegas Il presidente Figueiredo: l'«apertura» in pericolo?

Persone citate: Franco Montoro, Neto