Polonia: ma addio sogni di libertà di Frane Barbieri
Polonia: ma addio sogni di libertà Polonia: ma addio sogni di libertà (Segue dalla l'pagina) di di Danzica, riguardanti di' ritti civili e sociali, non vengo■ no tradotte in leggi; ma ora, con le nuove modifiche, viene abolita o limitata anche una serie di diritti già acquisiti precedentemente. In più, con le nuove disposizioni appena votate dal Sejm, alcuni elementi della legge marziale vengono tradotti in leggi normali, cosi che le prerogative autoritarie del Wron, il Consiglio militare, invece di essere tutte soppresse passano agli organi per cosi dire civili. Ne esce un regime cnormalizzato» con ingerenze oppressive e censorie decisa mente aumentate quando si tratta del controllo della stampa, delle associazioni profeS' sionali, dei sindacati e di tutte le attività riguardanti gli operai e la intellighentia. Per non parlare poi della severità delle nuove leggi nel reprimere l'èversione politica o presunta tale. Basta ricordare che anche dopo l'amnistia la direzione di Solidanwsc e del Kor (con l'eccezione di Walesa) rimane in prigione con l'accusa di aver attentato contro l'ordine costituzionale. Per molti aspetti quindi la Polonia non ritorna ad essere nemmeno il Paese come era prima della nascita di Solidarnosc. Con il sindacato indipendente stava per diventare il primo Stato socialista a sistema pluralistico. Prima di quel sogno d'estate del Baltico, la Polonia era comunque il più liberale dei Paesi socialisti. Ora esce dallo stato di guerra con i tratti liberali soppressi o fortemente ridimensionati, allineandosi al modello standard prevalente all'Est. Sarebbe tuttavia ingiusto asserire che il governo del generale, ridiventando civile, abbia rinunciato alle sue velleità riformistiche. Jaruzelski concilia il suo patriottismo e la sua fede comunista nel desiderio di diventare il Kadar polacco: offri¬ re alla nazione il massimo concesso nel quadro del mondo sovietico. Di conseguenza i disegni di riforme annullano tutti gli aspetti politici, riducendosi a quelli puramente economici. Non c'è speranza né prospettiva per le organizzazioni o i partiti a respiro nazionale che possano contestare non solo il dominio ma nemmeno le insulsaggini e le ottusità del partito comunista. Le frange non marxiste vengono più inventate che organizzate dallo stesso poup, per trovarsi incamerate nel Pron, una specie di fronte popolare rimaneggiato, anch'esso più inventato che organizzato con lo scopo di coprire ed esaltare allo stesso tempo il ruolo guida del partito comunista. Scongiurato il pluralismo io campo politico, la dialettica del sistema viene prospettata nel meccanismo economico. Le imprese si conquistano una certa autonomia nei riguardi del ministero. E il direttore, una specie di ermafrodito nominato dal governo e dal consiglio operaio, viene affiancato da organi sindacali e di autogestione liberamente eletti. Si riduce a tanto tutto quello che rimane di Solidarnosc: i candidati possono essere presentati anche da altri gruppi, non solo dal partito comunista. Ad una condizione: che non si chiamino Solidarnosc e che non siano legati ad altri raggruppamenti sindacali né su scala settoriale né su scala nazionale. Un pluralismo divenuto prl ma castrense e poi castrato. Il che per un altro paradosso polacco non significa affatto che la Polonia non rimanga un Paese pluralistico. Si ritorna infatti al pluralismo sommerso. Tutte le nuove leggi sono state concordate, e anzi in parte modificate in base alle consulta zioni fra il governo e l'episcopato. Jaruzelski non avrebbe potuto chissà per quanti anni ancora abolire il regime militare se non avesse avuto le ga¬ ranzie sulla pace civile e nazionale. Garanzie che solo la Chiesa e il Papa potevano offrire. Per far vivere una economia riformata è indispensabile anche che i polacchi ritornino a lavorare. La repressione militare non ci è riuscita: se oggi ritorneranno con un minimo di impegno non sarà per il fascino rude del generale patriota; sarà per il consiglio dei vescovi e dei parroci. Dal terremoto nazionale emerge in fondo un Jaruzelski più forte e una Chiesa per nulla più debole. O viceversa. Per salvare il compromesso storico fra i due si sacrifica il terzo: Lech Walesa. Il mondo, e in primo luogo l'Europa, hanno giudicato subito che in Polonia sia stato compiuto un decisivo passo in avanti. Lo sarebbe, infatti; a patto che il colpo militare e l'auto-occupazione fossero stati davvero necessari e inevitabili. Su questo punto però conserviamo tutti i nostri dubbi di 18 mesi fa. Frane Barbieri
Persone citate: Jaruzelski, Kadar, Lech Walesa, Pron, Walesa
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