Né fischi né applausi di A. Galante Garrone
Né fischi né applausi Né fischi né applausi Qualche debole fischio ha accolto la sentenza della Corte d'Assise di Bologna. Non conosciamo gli atti di causa, e non ci sentiremmo di associarci a fischi od applausi. Possiamo solo arguire che sia stata una sentenza sofferta, non foss'altro per i sette giorni trascorsi in camera di consiglio. Dobbiamo rispettarla. Come dobbiamo rispettare le conclusioni, forse ancora più sofferte, del pubblico ministero, che aveva onestamente confessato, al momento di chiedere l'assoluzione per insufficienza di prove: «Questo esito mi soddisfa non come cittadino, ma come magistrato». Se veramente gli indizi raccolti non bastavano a suffragare una condanna, la Corte ha fatto bene ad assolvere. Il raccapriccio e lo sdegno per delitti cosi infami, l'imperiosa necessità di scoprirne gli autori non possono mai sopprimere o attenuare la suprema esigenza di prove sicure. E' un'esigenza che vale anche nei confronti di un assassino feroce come Tuti. La sua già proclamata condanna morale per altri fatti orrendi, non può tramutarsi in condanna giuridica per questo caso specifico. Soltanto un appello dalla sentenza, e una diversa (e forse più approfondita ed esauriente) valutazione dei fatti potrebbe giungere a tanto. Dobbiamo anche riconoscere che i processi di strage, come quelli dell'ltalicus o di piazza della Loggia a Brescia o della stazione di Bologna, sono tra i più oscuri e difficili, in diretto rapporto con l'irrisoria facilità di lasciare una valigia contenente una bomba e un meccanismo ad orologeria, in un luogo pubblico e affollato. Nulla di più agevole e sicuro, e insieme di più abietto e vigliacco di queste stragi del terrorismo nero. E non parliamo a caso del colore di questi atti terroristici, perché qualche fortuito incidente ha già rilevato la loro chiara, inconfutabile matrice. Come cittadini, tuttavia, non possiamo non dirci turbati e insoddisfatti per queste stragi orrende finite nelle nebbie del nulla. Tanto più se pensiamo al comportamento di certi servizi segreti del passato, alle loro inerzie, o protezioni, o indebite coperture, a inquinamenti delle prove o incauti depistaggi, a qualche oscura collusione con maneggi della P2, a certi torbidi episodi non mai chiariti, fin dal processo di Catanzaro. Nel caso dell'ltalicus, ci dà anche da pensare la misteriosa scomparsa del testimone Aurelio Fianchini. 1 sospetti sono d'obbligo. E' l'aspetto più inquietante di questa come di troppe altre vicende rimaste oscure. Per questo non ci sentiamo ancora di dire che giustizia è stata fatta. Vorremmo che si facesse ogni sforzo, anche fuori dei nostri uffici giudiziari e delle Corti d'Assise, anche nei meandri meno accessibili della nostra vita politica e amministrativa, a tutti i livelli della burocrazia e del potere, perché si vada implacabilmente a fondo, e giustizia finalmente si faccia. Chi vuole, e deve intendere, intenda. A. Galante Garrone
Persone citate: Aurelio Fianchini, Tuti
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