Fitzgerald: stella nella notte di Roma
Fitzgerald: stella nella notte di Roma Fitzgerald: stella nella notte di Roma A 65 anni ha una voce meno potente d'un tempo ma miracolosamente fresca - Il grande repertorio da Porter a Fats Waller a Ellington DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Lo spettacolo, questa volta, è anche di folla, una folla che pareva Immensa per un concerto di jazz (quindicimila persone, forse più) proprio nei giorni che emettono segnali allarmanti per gli shows all'aperto, le kermesse (ora non più tali) del rock. Ha fallito un Rod Stewart, ma riesce una Fitzgerald, trionfatrice ieri sera all'immenso Circo Massimo, trofeo turistico, preda nel passato di una Cinecittà mitologica, ora splendida e capace struttura durante la lunga estate di svaghi romana. L'ingresso costa diecimila lire, il pubblico non si perde in polemiche ma si incolonna verso l'entrata in una lunga fila che scorre Incessante dalle sette di sera alle dieci, quando il concerto è già incominciato. C'è chi arriva dal centro (anche con moglie e figli), chi dalla periferia (con la ragazza che mastica il chewing gum), magari per cogliere una boccata d'aria sull'Aventino quando il sole è tramontato. La maggioranza è comunque costituita da appassionati (ci sono comitive scese direttamente da Perugia; tutti un po' delusi da «Umbria jazz») che vogliono rivedere Ella Fitzgerald, scoprire Ella Fitzge rald, applaudire questa Fitzgerald, first lady del jazz, sessantacinque anni, quarantotto dei quali trascorsi a fare musica. E' un mito vivente la poderosa signora che, con Count Basie e Benny Ooodman, è tra l'altro il simbolo di un'era storica, lontana ma indimenticabile: lo swing degli Anni Trenta e Quaranta. Il primo brano in repertorio è Night and day, capolavoro di Cole Porter, dove la cantabilita di Ella si apre all'ampia linea melodica. La voce non ha più la potenza di un tempo, ha perso lo smalto, la precisione, la fulminea elasticità che davano alla Fitzgerald la capacità di fare anche l'impossibile. Immutata Invece la qualità di un suono che — soprattutto nel toni medi — si è mantenuto miracolosamente fresco, con quel timbro caldo e pieno da violoncello. Un trio di distinti professori accompagna la diva: al pianoforte c'è Paul Smith, al basso Keter Betts, alla batterla Bobby Durham. La piccola orchestra è perfettamente al l'altezza della primadonna e l'asseconda con solidi ritmi, ariose armonie: un omaggio a George Gershwln (The man I< love), un altro a Fats Waller (Honeysucle Rose), un inchino a Coleman Hawklns (Body and Soul), non sono solamen te episodi con il sapore della nostalgia: la Fitzgerald canta la propria epoca ma la attualizza con la sensibilità dell'abile solista attenta al mutare del giorni e delle situazioni. Il suo stile suonerebbe antiquato se non intervenissero da anni certe chiare inflessioni boppistiche di derivazione gillesplana. Fin dal 1948, Ella modificò il proprio fraseggio e confessa: «£' stata per me una grande esperienza girare con la big band di Oillespie e imparare il bebop. Abbiamo fatto una tournée di sei o otto settimane nel Sud e in quel periodo si usava andare dappertutto e fare delle jam sesslons. Dopo i concerti io seguivo Dieey. Ed è cosi che abbiamo messo su Lady be good che poi è stata incisa dalla Decca. Per la gente è stata una novità assoluta. Io quel pernio lo chiamo la mia legione di bebop*. Anche a Roma, Ella si è ricordata di Gillesple: il suo Manteca ripercorreva la lezione di Dlzzy e mandava alle stelle il buon umore dei romani. Una sorpresa: il chitarrista Joe Pass. La Fitzgerald ha presentato alla fine del primo tempo questo celebre solista di origine Italiana (Passalacqua) che si è esibito tutto solo In alcuni brani di alto livello strumentale, un po' freddi emotivamente nell'esposizione del tema e nella conseguente fase Improvvisata. Applaudito dal pubblico, Joe Pass ha versato un po' d'acqua fredda sul climi torridi che Ella aveva stabilito con i suol Mr. Paganini, O noeo Amor, Garrota de Iphanema, alcuni brani di Ellington (In a mellow tane, Sophisticated lady). Nella seconda parte dello show, Ella e Joe hanno duettato a lungo su altri brani del Duke (Mood Indigo, Don't mean a thing) dividendosi equamente, proprio nel Circo Massimo, la parte del leone. Ancora qualche titolo, Georgia, Misty, per sottolineare quanto conti il repertorio per un'interprete come la Fitzgerald che ha sempre affidato il proprio estro ai grandi autori della canzone americana. Ancora un trionfo per la vecchia signora, un grosso successo strappato durante una séra di mezza estate a un pubblico che è tra i più disincantati d'Italia. Tre bis: How hight the moon, Ciribiribin e un blues. L'operazione è costata agli organizzatori — il Comune di Roma e altri — una grossa cifra (tuttavia subito rientrata con la vendita dei biglietti): la sola Ella Fitzgerald costa oggi circa 45 milioni per concerto. Franco Mondini ICIla Fit/.gerald: ha 65 anni, è da 48 nella musica. Ha strappato un grosso successo
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