Quel mistero Bebawi con marito, moglie e amante morto

Quel mistero Bebawi con marito, moglie e amante morto Stasera sulla rete due, prima parte del film documentario sulla famosa vicenda giudiziaria con Bucci magistrato Quel mistero Bebawi con marito, moglie e amante morto Regista è Michele Massa, un ex giudice, ora docente universitario, autore in tv del «Caso Graziosi» e del «Gioco della verità» con la Gravina Il triangolo marito-moglieamante funziona ancora in letteratura e nello spettacolo? Meno di una volta forse, ma funziona sempre, con molte varianti dal psicologico al sociale e al porno. E se il triangolo è collocato al centro di fatti clamorosi, o meglio di un truce e oscuro delitto, il suo potere dì interesse presso un certo pubblico aumenta. Non parliamo poi se, come nel caso Bebawi — rievocato in Bebawi, 11 delitto di via Lazio di Michele Massa in onda sulla rete 2 fra stasera e dopodomani venerdì — la cornice del triangolo è di lusso, con geni ricca, auto di grossa cilindrata, ricevimenti, grandi alberghi, ristoranti raffinati, eleganza, viaggi in aereo tra Parigi, il Sudan, la Grecia, la Svizzeiaecc.ecc. Il cujo Bebawi ebbe notevo| le risonanza nella prima metà Anni 60. C'erano allora in Italia cose molto più importanti di cui occuparsi e preoccuparsi, ma la faccenda sollecitò la morbosa curiosità dei lettori di rotocalchi un po' scandalistici specializzati in pettegolezzi e servizi dal buco della serratura. A Roma un facoltoso giovanotto egiziano, Farouk, era stato trovato morto nel suo studio: dopo avergli sparato lo avevano vetrioleggiato. Sospetti omicidi, la sua amante Claire Bebawi, pure lei egiziana, madre di tre figli, e il marito Yussef, finanziere e industriale. I due durante tutto il processo si accusarono accanitamente a vicenda. In prima istanza furono assolti per insufficienza dì prove, e in appello si presero 22 anni; ma intanto si erano dileguati e la verità non venne mai a galla. Michele Massa, già magi strato, attualmente docente di procedura penale, e autore nel '74 del film «Il gioco della verità- con Carla Gravina e nell'80 de «Il caso Graziosi- in tv, ha ricostruito il processo inframmezzandolo di flashback in cui ciascuno dei coniugi espone la propria versione: due racconti completamente diversi e contrastanti. Il programma ha l'aspetto di un film, ma non va visto e considerato come un film, bensì come una diligente, ordinata, meticolosa cronaca del caso, dentro e fuori l'aula del tribunale. In questa luce il lavoro di Massa è apprezzabile in quanto l'elemento romanzesco, passionale, drammatico è scrupolosamente subordinato all'esposizione di avvenimenti che la sceneggiatura ha ricavato, senza aggiunte, dagli atti del processo. Si potrebbe desiderare un taglio ben più secco, una sintesi maggiore di alcuni momenti, sequenze meno rigide, recitazione più sciolta: ma, ripeto, non è un film, è una specie di documento die si serve della struttura cinematografica e di attori. C'è da chiedersi se valeva la pena di rievocare lo squallido intrigo Bebawi. Per me no, ma questo è un altro discorso. Dei due protagonisti, parti volarmente a posto e credibile è apparso Alessandro Habner, attore potenzialmente comico ma che si disimpegna bene anche in un registro ambiguo tragico; corretta ma meno in ruolo Sara Tafuri che della l'era Bebawi non ha la pesan te e molle sensualità. Nella breve parte del pubblico mini stero si distingue, sia pure con poche battute, un grintoso e taglien te Flavio Bucci. Ugo Buzzolan Sara Tafuri (Claire Bebawi) e Alessandro Habner (Youssef)

Luoghi citati: Grecia, Italia, Parigi, Roma, Sudan