Un'onda-choc e il «calcolo» scompare
Un'onda-choc e il «calcolo» scompare La rivoluzionaria tecnica che può evitare operazioni ai reni Un'onda-choc e il «calcolo» scompare Presentato a Milano il sistema inventato da un urologo tedesco per sciogliere le «pietre» MILANO — Le scosse si susseguono alle scosse. Una montagna trema, sussulta, si spacca, si trantuma, crolla, si polverizza. Ma non è la sequenza di un terremoto. Quello che nella suggestiva ripresa realizzata con un macrobiettivo sembra una montagna è in realtà un piccolo, micidiale calcolo renale sottoposto a una raffica di «onde choc» nel laboratorio del prof. Egbert Schmiedt, direttore della clinica urologica della «Ludwig-Maximilllans Universltats» di Monaco di Baviera. Con questo filmato, presentato ieri davanti a una pubblico di specialisti italiani nel salone della «Fondazione Carlo Erba» di Milano, lo studioso tedesco ha dimostrato come queste onde particolari riescono a disintegrare i calcoli senza che essi vengano estratti dal reni del paziente. Si tratta di una metodica rivoluzionarla, di importanza eccezionale, con cui è «quasi sempre» possibile evitare, se condo l'urologo tedesco, l'intervento chirurgico. Le «onde choc» sono onde acustiche di frequenze particolari (•■nulla hanno che vedere — dice Schmiedt — con gli ultrasuoni») che vengono emesse da un apparecchio immerso in una vasca di acqua distillata Esse raggiungono la loro maggiore intensità in un punto soltanto, a una precisa distanza dall'apparecchio di emissione, in quel «punto» bisogna perciò collocare il calcolo. Le maggiori difficoltà consistono quindi nel localizzare «la pietra» e nel sistemare 11 paziente, Immobile, nella vasca d'acqua, In modo tale che 11 suo calcolo sia «sotto tiro». Il film mostra un complicato sistema di sollevamento idraulico che «imbraga» il paziente addormentato («se fosse sveglio — dice Schmiedt — al minimo movimento il calcolo potrebbe spostarsi») e lo Immerge nella vasca d'acqua, dove gli strumenti di omissio¬ ne sono già collocati. Nella vasca ci sono anche due emittenti di «raggi X», che permettono la visione, su appositi monitori, di immagini radiografiche del paziente, attraverso le quali è possibile localizzare il calcolo. Conoscendo il punto di maggior accumulo di energia, è ora facile spostare 11 paziente in modo che il calcolo si venga a trovare nel «mirino». Quindi cominciano le emissioni di «onde choc», che sul calcolo hanno l'effetto di invisibili, ma distruttivi colpi di martello, tanto che gli addetti al lavori le chiamano proprio «colpi». Si susseguono, uno dietro l'altro, 500, 1000, 1500 colpi, fin quando il calcolo non è distrutto, ridotto in particelle. Nelle immagini radiografiche si può notare che la zona del calcolo è ora ricoperta da una sorta di polvere, dovuta appunto alla frantumazione della pietra. «£' li caso di mettere in chiaro subito — dice il prof. Schmiedt — che questo metodo si usa per ora solo in quel 20% di casi in cui non è possibile eliminare i ca(eo/t con cure mediche e idrodietcticìie (risolutrici oggi dcll'80% delle calcolosi renali) e dove l'unico sbocco era finora la via chi rurgica». «Normalmente — aggiunge l'urologo — a 12 giorni dal trattamento la maggior parte dei pazienti presenta la liberazione completa dai calcoli. Dal febbraio 1980, quando abbiamo iniziato le sperimentazioni, ad oggi abbiamo fatto 693 applicazioni a 614 pazienti, il 36% dei quali aveva già subito un intervento chirurgico. In 535 pazienti siamo arrivati a vedere i primi risultati dopo appena 120 "colpi" e la frantumazione del calcolo verso i mille. Tre mesi dopo le applicazioni il 90% dei pazienti non ha più residui, il 9,3% ne ha ancora ma riesce ad eliminarli con cure idrodìetetiche; solo lo 0,7% è costretto a ricorrere alla via chirurgica».
Persone citate: Immobile
Luoghi citati: Milano, Monaco Di Baviera
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