Amnesty International: troppo lunga la carcerazione preventiva in Italia
Amnesty International: troppo lunga la carcerazione preventiva in Italia Preoccupazione per il caso «7 aprile» e per le ((torture» ai detenuti politici Amnesty International: troppo lunga la carcerazione preventiva in Italia ROMA — In un documento diffuso ieri a Roma, la segreteria internazionale di j4mnesty International ha fatto il punto su tutte le proprie «preoccupazioni» e i propri interventi per quanto riguarda la tutela dei diritti civili in Italia: le critiche dell'organizzazione si incentrano sulla durata eccessiva della carcerazione preventiva, in particolare per il caso del processo «7 aprile», sui maltrattamenti e le torture denunciate da diversi detenuti politici, e sulla regolamentazione del servizio civile, giudicata ancora «insufficiente». Amnesty in generale contesta il periodo di carcerazione preventiva previsto in Italia per i reati di terrorismo, in base alla legge del febbraio 1980. Per alcuni delitti, come insurrezione armata contro lo Stato, la carcerazione preventiva può essere di oltre dieci anni, un «periodo troppo lungo», secondo Amnesty, e che contrasta con la «Conven¬ zione europea dei diritti dell'uomo», secondo la quale «Ogni persona ha diritto a un'equa e pubblica udienza entro un termine ragionevole». In particolare per il caso «sette aprile», l'inchiesta sull'Autonomia operaia, Amnesty contesta sia l'eccessiva durala della carcerazione preventiva (dai 38 ai 46 mesi, prima dell'inizio del processo), sia le continue modifiche ai capi di imputazione, che hanno reso difficile la difesa. Inoltre secondo l'organizzazione di Londra, «non è corretto ritenere che Autonomia operaia e Potere operaio nel loro complesso fossero bande armate, mentre questa tesi è stata sostenuta dalle indagini giudi ziarìe di Padova». Le indagini di Amnesty non hanno riscontrato «una pratica amministrativa della tortura in Italia». Tuttavia l'organizzazione è «preoccupata» per l'aumento e la portata dei maltrattamenti e delle sevizie denunciati, in questi ultimi tre anni, da diversi detenuti. Amnesty ricorda di aver scritto, senza ricevere nessuna risposta, una lettera al ministro dell'Interno, Rognoni, nel 1982, per chiedere ulteriori indagini su alcuni episodi di violenze a detenuti o imputati e sul comportamento della polizia. In particolare l'organizzazione si è interessata ai casi di maltrattamenti denunciati da una trentina di presunti terroristi, per lo più arrestati per il sequestro del generale della Nato, James Lee Dozier. L'organizzazione umanitaria si è inoltre occupata, in passato, di alcuni detenuti molto malati in carcere, tra cui Oreste Scalzone. Per quanto riguarda, infine, il servizio civile, Amnesty contesta l'eccessiva lunghezza, 20 mesi contro i 12 del servizio militare, e chiede che tra i motivi di rifiuto della leva vengano inclusi anche quelli politici.
Persone citate: James Lee Dozier, Oreste Scalzone, Rognoni
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