Seveso, disastro prevedibile? Al processo parlano i periti

Seveso, disastro prevedibile? Al processo parlano i periti Pareri contrastanti sui pericoli della diossina Seveso, disastro prevedibile? Al processo parlano i periti MILANO — Conclusa la sfilata dei testimoni, al processo per il disastro della diossina, è cominciata ieri la battaglia dei periti: undici tra i maggiori esperti italiani del settore sono venuti ad esporre i risultati delle ricerche compiute in istruttoria. Il collegio dei periti d'ufficio è rappresentato in aula dal prof. Giuseppe Bianchetti, docente di chimica organica all'università di Milano, dall'ine. Franco Mozzana, pure di Milano, dai dottori Guglielmo Rossi e Sergio Facchetti, ricercatori del centro di Ispra, e dalla dott. Maria Montagna, tcssicologa all'università di Pavia. Assente per ragioni di salute il prof. Guglielmo Greco, che aveva contribuito alla stesura del documento. Quattro 1 consulenti tecnici per la difesa: 11 prof. Piero Pino, docente al politecnico di Zurigo, l'ing. Giovanni Aresi, ex direttore del servizio ingegneria della Montedlson, 11 prof. Italo Pasquon, ordinarlo di chimica industriale al politecnico di Milano e l'ing. Piero Cucchetti presidente dell'associazione nazionale ingegneri chimici. Per la parte civile sono presenti l'ing. Paolo Centola. docente al politecnico di Milano, e il prof. Danilo Catelani docente di chimica all'università statale di Milano. Attraverso gli esperti il tribunale cerca di stabilire se l'incidente avvenuto all'Icme-1 sa la mattina del 10 luglio di sette anni fa fosse o meno prevedibile. In caso affermativo scatterebbero le responsabilità per coloro che dovevano garantire la sicurezza del lavoro e non hanno adottato tutte le misure per impedire il sinistro. Al quesito i periti hanno risposto in modo diverso. Per quelli d'ufficio l'incidente, di cui peraltro non risulta chiara la dinamica, poteva essere previsto in linea teorica. Per la controparte, legata alla difesa, le conclusioni sono opposte. Nell'lllustrare la perizia, il prof. Bianchetti ha riferito una circostanza nuova, o quantomeno mal emersa nel corso del dibattimento: già a 153 gradi di calore la lavorazione del triclorofenolo potrebbe dare luogo al sottoprodotto non voluto della diossina. Finora il limite di sicurez¬ zonbD—nuvucGtpdtcs za era considerato a 175 gradi. La schermaglia tecnica ha ospitato sul finire della mattinata anche uno scambio verbale tra il presidente Cesare DI Nunzio, e alcuni difensori che avevano reagito al divieto imposto ad un perito di suggerire un quesito tecnico al legali della difesa. Su domanda del pubblico ministero, il prof. Bianchetti ha detto poi che in occasione dell'incidente di sette anni fa «si ebbero notevoli anomalie di lavorazione. La più rilevante è ravvisabile nel fatto che la distillazione del solvente venne interrotta per un periodo che, se l'incidente non si fosse verificato, sarebbe stato di una quarantina di ore. Nulla di simile fu fatto in precedenti lavorazioni alll'Icmesa-, Il perito d'ufficio ha ricordato poi che In quella circostanza non si fece uso del sistema di abbattimento della temperatura rappresentato dai tremila litri d'acqua che, liberati dalla vasca di contenimento e rovesciati sul reattore, avrebbero abbassato la temperatura a cinquanta sessanta gradi, mentre invece l'ultima registrazione indicava 158.

Luoghi citati: Ispra, Milano, Pavia, Seveso, Zurigo