In mostra Depero e i suoi robot teatrali che conquistarono Diaghilev e Stravinski

In mostra Depero e i suoi robot teatrali che conquistarono Diaghilev e Stravinski In mostra Depero e i suoi robot teatrali che conquistarono Diaghilev e Stravinski SPOLETO — 11 Festival, che quest'anno propone ai suoi ospiti ben sci mostre d'arte, ha celebrato il più «teatrale» dei pittori futuristi, Fortunato Depero, con una grande mostra a Palazzo Racani-Arroni. L'esposizione, mirabilmente ordinata da Enrico Moiola in collaborazione col Comune di Rovereto, s'articola sui tre piani dell'antico palazzo che s'affaccia sulla piazza del Duomo e comprende centosessanta oliere (olii, acquerelli, chine, tempere, carboncini, manifesti, arazzi, ceramiche, a testimonianza dell'eccezionale versatilità dell'artista) c una sessantina di documenti (manoscritti, fotografie, stampe*. Dicevamo dei rapporti di Depero col teatro: e i due episodi cruciali della appassionata esistenza dell'artista trentino (era nato a Rovereto nel 1892 e qui mori nel 1960) escono dalla mostra spolelina ancora una volta lumeggiati. 11 primo è il discusso incontro tra Depero e Diaghilev-Stravlnsklj. 11 grande coreografo Diaghilev lavora con il ballerino Leonide Massino al teatro Costanzi di Roma dal 1914: ma è nell'autunno del '16 che un giornalista russo, tale Semenov. mette in contatto lui e Stravinskij con il ventiquattrenne pittore, che vive in dignitosa povertà in uno studio di viale Giulio Cesare. Il coreografo e il musicista rimangono stupefatti nell'imbattersi, in quello studio, in certi scatoloni animati di carta, cartone, stoffa, pezzi di legno, lustrini, battezzati dal loro inventore ..paesaggi plastici" o «complessi motorumoristlcl... Quei bizzarri robot risultavano assai affini, stilìsticamente, a certa idea della danza e della musica del duo di artisti russi: donde l'idea di commissionare a Depero scene e costumi per Le rossignol di Stravinskij. dal musicista stesso ridotto a balletto sotto il titolo Lechantdu rossignol. Ma la celebre fiaba musicale dell'imperatore cinese innamorato pazzo dell'usignolo e poi di un uccello meccanico suo rivale non andò mai in scena. Sulle cause della rottura tra Diaghilev e Depero gli studiosi indagano ancora (stando alla testimonianza, a catalogo, di Carlo Belli, pare ci avesse messo lo zampino quella malalingua di Pablo Picasso, invidioso del roverctano): ma la mostra di Spoleto, attraverso i bozzetti rielaborati da Enzo Cogno per la Fenice di Venezia, ci lascia intendere quale straordinario fascino avrebbe avuto l'alle- stlmento, con quei trentadue costumi-scatoloni dalle braccia a mo' di sporgenza e dalle dita a ventaglio: e con quel complesso plastico-floreale (il parco dell'imperatore) d'una settantina di metri quadri. Il secondo episodio, assai meno misterioso, è quello della messinscena al teatro Odescalchi di Roma, nel 1918, dei famosi Balli Plastici, che Depero aveva idealo in collaborazione con lo scrittore svizzero Bernard Clavel. Si trattò di uno spettacolo di minuscole marionette-robot, dai comgegni molto raffinati, che si muovevano sul sottofondo delle musiche di Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, dell'inglese Gerald Tyrwhitt, di un (allora) non . meglio identificato Chemenov, il quale altri non era che Béla Bartòk, sotto pseudonimo, come suddito austroungarico durante la Grande Guerra. Anche dei Balli Plastici a Spoleto c'è ricca documentazione, a partire dal cartellone, che è un vero e proprio olio su tela, di singolare fascino. K.d.b.

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