Viscardi, il freddo killer di «PI» racconta l'assassinio di Civitate

Viscardi, il freddo killer di «PI» racconta l'assassinio di Civitate Nel bunker delle Vallette un altro pentito parla degli anni di sangue Viscardi, il freddo killer di «PI» racconta l'assassinio di Civitate Il barista fu ucciso nel luglio '79 in via Veronese - «Nel locale entrarono Bignami e Donat-Cattin» - Il delitto Alessandrini a Milano; l'imputato nega l'esistenza di una «talpa» Michele Viscardi, grande pentito di Prima Linea, si slede nell'emiciclo davanti al presidente della Corte, Bonu, e comincia a raccontare: •/ miei primi contatti con l'organizzazione risalgono all'inizio del 78. Mi incontravo spesso cori Sergio Segio e Umberto Mazzola. Alla fine dello stesso anno entrai nel "gruppo' di fuoco" milanese, composto da Segio, Donat-Cattin, Mazzola e in seguito Russo Palombi. La mia azione nella nuova struttura fu l'omicidio del giudice Emilio Alessandrini*. Viso affilato, magrolino, l'ex terrorista ostenta una grande sicurezza. Jeans, camiciola chiara, un maglioncino buttato negligentemente sulle spalle, gambe accavallate, perfettamente a suo agio. Michele Viscardi, 28 anni, bergamasco, racconta le sue «imprese» ai giudici nel bunker delle Vallette. Una sorta di terrore, un gelido rosario di morti elencato con tranquilla sicurezza, senza un briciolo d'emozione. Lo chiamavano 11 'killer dagli occhi di ghiaccio», sempre efficiente, deciso, uno che si muoveva solo per «cose importanti*. E di .cose importanti* ne ha fatte il pentito in due anni di carriera: omicidi del giudici Galli e Alessandrini, del barista Carmine Civitate (18 luglio '79), del dirigente dell'Icmesa, ing. Paoletti, di due carabinieri a Viterbo (agosto '80). Viscardi non si poneva mol ti problemi quando doveva fa re «un'azione». Per lui Emilio Alessandrini era solo un magistrato, condannato a morte dal Comando nazionale di Prima linea. -Io entrai in azione quando si era già scelto l'obiettivo*, ha spiegato ieri. Poi ha raccontato nel minimi particolari l'agguato teso (con Segio, DonatCattin, Mazzola e Russo Palombi) al magistrato, «un abitudinario, che accompagnava tutte le mattine il figlio a scuola*. L'avv. Tarsltano, patrono di parte civile (con 1 colleghl Lozzi e Grosso) per la famiglia Alessandrini ha cercato di scavare, di saperne di più soprattutto sulla presunta «talpa» a cui accenna Viscardi nel verbali. Ieri il pentito ha precisato che era solo una supposizione. Omicidio Civitate. Secondo Prima linea il barista aveva chiamato la polizia provocando cosi la morte di Barbara Azzaronl e Matteo Caggegi che si trovavano nel suo locale in via Paolo Veronese. Non era vero, ma l'organizzazione aveva deciso la rappresaglia. E cosi era arrivato l'agguato di via Milito contro una pattuglia di ps. e la condanna a morte per Civitate. Sono arrivato tre giorni prima dell' "azione" da Milano, ho preso visione del luogo dov'era il bar* ha detto Viscardi che ha spiegato con la solita meticolosità l'esecuzione di Civitate. 'Nel bar sono entrati Maurice Bignami e Donat-Cattin, io e Giai siamo rimasti fuori di copertura mentre Sandalo ci aspettava su un'auto. Sentii due colpi di pistola poi Bignami e DonatCattin uscirono di corsa. Il "defilamento" (la fuga n.d.rj avvenne come previsto*. Viscardi elenca tutto: l'auto usata, le armi, il percorso seguita Sembra di seguire sullo schermo un film del terrore, in aula il silenzio è pesante, persino in gabbia 1 detenuti restano un attimo muti. Di Civitate aveva parlato prima di Viscardi, un altro pentito, Sergio Zedda giunto a sorpresa ieri mattina in aula. « Un errore enorme* aveva detto. Alla fine l'avv. Perla, legale di Maria Teresa Conti, ancora in carcere a Roma, ha chiesto che alla sua assistita sia consentito, al piti presto, di presenziare al dibattimento delle Vallette (pare ci siano difficolta nella traduzione dell'imputata), Il processo continua oggi, alla sbarra sempre Viscardi; si parlerà ancora di omicidio. Nino Pietropinto

Luoghi citati: Milano, Roma, Viterbo