Nei guai il capo di gabinetto di Reagan L'Fbi insegue le tre «talpe» carteriane di Ennio Caretto
Nei guai il capo di gabinetto di Reagan L'Fbi insegue le tre «talpe» carteriane Svolta nel «debategate», vuota il sacco ex collaboratore del presidente Nei guai il capo di gabinetto di Reagan L'Fbi insegue le tre «talpe» carteriane Richard Alien confessa di aver ricevuto tre anni fa «materiale scritto» dal Consiglio di sicurezza e di aver consigliato ai «reganauti dell'ultima ora» (James Baker) di restituirlo -1 «non ricordo» del capo della Cia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Nuovo colpo di scena nel debategate, lo scandalo del documenti di Carter finiti nelle mani dei reganauti nell'80. Richard Alien, allora uno dei più stretti collaboratori di Reagan, ha ammesso In un'Intervista alla tv di aver ricevuto tre anni fa •materiale scritto* dal Consiglio di sicurezza* nazionale della Casa Bianca. Un Informatore di cui non ha voluto fare il nome gli stilò un memorandum (o consegnò un dossier) In almeno tre circostanze diverse nel corso della campagna elettorale. Alien, che dopo la vittoria alle elezioni assunse la guida proprio del Consiglio di sicurezza, ha tuttavia sostenuto che «il materiale scritto* era di scarsissima importanza: «Non Piotava il segreto di Stato e non serviva al confronto con Carter — ha detto —, descriveva più che altro l'atmosfera inquieta della Casa Bianca-. L'ex collaboratore di Reagan ha anche sferrato un brutto colpo al capo di gabinetto del presidente. James Baker, pur senza nominarlo. Ha dapprima spiegato che 1 rapporti a lui giunti non avevano nulla a che vedere col famoso libro di Carter per il dibattito televisivo dell'ottobre dell'80. Ha aggiunto che i reganauti, appena venuti in possesso del libro, avrebbero dovuto restituirlo «perché non era di alcuna utilità a Reagan, e creava invece problemi legali e morali. I collaboratori meno esperti del presidente, quelli aggregatisi a noi all'ultima ora — ha concluso — commisero un grave errore: Chiunque si interessi di politica negli Stati Uniti sa che il reganauta dell'ultima ora è Baker, il quale proviene dall'entourage del vicepresidente Bush e nell'ottobre dell'80 sovrintese alla preparazione del dibattito televisivo. Lo stesso direttore della Cia William Casey, l'altro «grande» sotto accusa, ha alimentato lo scandalo. Quando 11 debategate è scoppiato, una settimana fa, Casey era in Centro America, per consultazioni sulle guerre civili salvadoregna e nicaraguense. In sua assenza, James Baker ha dichiarato pubblicamente di aver ricevuto da lui nell'80 il libro di Carter. Casey lo ha fatto smentire dal portavoce. Ma nel frattempo è stato scoperto che durante la campagna elettorale di tre anni fa egli aveva creato un servizio di spionaggio contro 11 campo carterlano. Rientrato a Washington lo scorso weekend, Casey si è trincerato dietro un poco plausibile «non ricordo*. Si è però messo a fare telefonate ai suol «contatti» democratici dell'80, tra cui un ex kennediano, Paul Corbin. Il presidente, che ha fatto ritorno alla Casa Bianca dalla sua breve vacanza californiana ieri sera a ora molto tarda, si è rifiutato di parlare del debategate. Ma se le indiscrezioni dei mass media sono fondate, egli è furioso con Baker per tre motivi: 1) perché ha messo di mezzo Casey, che diresse la sua campagna elettorale nell'80 e in quanto responsabile della Cia è il più prezioso dei suoi collaboratori; 2) perché fu Baker a consigliargli, due settimane fa, di liquidare lo scandalo con una battuta che da allora ha rimpianto tutti i giorni, « tanto rumore per nulla», tratta da Shakespeare; 3) perché Baker non è riuscito a fare tacere uomini come Alien, ansiosi di prendersi la rivincita sui funzionari che 11 hanno allontanati dalla Casa Bianca dopo qualche mese. Casey e Baker costituiscono «i pesci piii grossi», per usare l'espressione dei mass media, nella rete dello scandalo, quelli che l'Fbi e la sottocommissione delle risorse umane della Camera vorrebbero interrogare per primi. Ma altri due altissimi funzionari della Casa Bianca sono implicati nella vicenda: il ministro del Bilancio, Stockman, che nelle prove del dibattito televisivo impersonò Carter contro Reagan, e 11 direttore per le telecomunicazioni Oergen. Stockman nell'80 si vantò di aver «rubacchiato» qua e la dai documenti carterianl. Due settimane fa, Oergen mandò una lettera alla sottocommissione della Camera per dire di non avere nulla in proprio possesso, per scovare poi, nel vecchi archivi, centinaia di fogli appartenenti ai democratici. il lungo «ponte» del 4 luglio, festa dell'indipendenza, ha tenuto chiuso il Congresso anche ieri, e le indagini ciell'Fbi sono protette dal massimo riserbo. Ma gli ex collaboratori di Carter, Patrick Caddell, che diresse la sua campagna elettorale, e Jody Powell, che fu il suo portavoce, hanno fornito alle autorità inquirenti importanti informazioni. La principale è che il materia¬ le trafugato dalla Casa Bianca proveniva da tre diversi dipartimenti: 11 Consiglio di sicurezza nazionale di Brzezlnskl, l'ufficio del consigliere di politica interna Eisendat e l'ufficio del vicepresidente Mondale. Le «talpe» repubblicane in campo democratico sarebbero quindi state non una, come si era sospettato Inizialmente, ma tre. E' a queste talpe o «moles» in inglese — 11 termine viene usato dal servizi di spionaggio e controspionaggio — che si sta dando Il silenzio di Reagan è un segno che il presidente spera ancora che il debategate risulti di dimensioni minime rispetto al Watergate. Ennio Caretto
Luoghi citati: Centro America, New York, Stati Uniti, Washington
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