Un capitello galeotto e altre storie di Clemente Granata

Un capitello galeotto e altre storie Milano, viaggio nei drammi grandi e piccoli dell'amministrazione della giustizia civile Un capitello galeotto e altre storie Dodici anni per decidere se la decorazione di una colonna violasse per due centimetri i diritti di confine Più di 22 mila cause pendenti in Pretura - L'iter processuale dura in media oltre 5 anni - Per alcuni magistrati è l'eccessiva litigiosità dei cittadini a causare gli ingorghi e le lentezze dell'attività giudiziaria DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Cinquanta e più persone lo attorniano a guisa di postulanti. L'uomo in divisa nera risponde con sicurezza e completa le informazioni con gesti perentori. «Il giudice B? Secondo salone a sinistra, terzo piano, scala Q starna numero 18. Il giudice F? Sempre dritto, poi a destra, scala V, starna numero Nel ridondante, elefantiaco palazzo di giustizia, autentico labirinto, citta nella citta, la recente comparsa di questo infaticabile informatore, rapido e preciso come un computer, costituisce una delle innovazioni più gradite al cittadino. Saliamo anche noi e bussiamo alla porta di alcuni magistrati della Pretura e del Tribunale per cercare risposta a qualche domanda sulla giustizia civile, panorama di solito poco appariscente, quasi discreto (a meno che non si discuta di procedure fallimentari riguardanti note società) e quindi fatalmente Inesplorato. Eppure settore importantissimo, perché è proprio per questioni attinenti alla sfera dei rapporti privati che la maggioranza del cittadini può venire a contatto con l'apparato dell'amministrazione della giustizia, misurarne l'efficienza, la tempestività d'intervento. Ahinoi! Alcuni casi che ci vengono subito illustrati non appaiono proprio confortanti. Tizio, per esempio, ha ricevuto da Caio una fornitura di moquette per arredare 11 proprio appartamento. Ma la merce, pagata 300 mila lire, a suo avviso era di qualità me' no pregevole di quella pattuì ta. Cosi Tizio ha esperito l'apposita azione per farsi restituire una parte della somma. L'altro giorno in pretura è stato nominato un perito per accertare l'eventuale esistenza del vizio. Procedura correttissima, tutto rispondente ai canoni di una valida giustizia. C'è soltanto un particolare: la consegna della moquette av< venne nel 1974. La decisione finale, quale che sia, risulterà sfasata in modo abnorme. In pretura ci assicurano che il caso della moquette è eccezionale. E non c'è alcun motivo per dubitare che sia proprio cosi. Ma i tempi medi della durata di una vicenda processuale, fornitici dal vice' pretore Natale Radoia (cinque anni dall'inizio della causa alla pronuncia definitiva della Cassazione) non appaiono davvero esaltanti. Dal canto suo il presidente della XI sezione del Tribunale, dott. Francesco Bucolo, accenna a dati ancor più deprimenti. •Per la conclusione di un processo in primo grado—dice — sono necessari 3 o 4 anni, in secondo grado due, altri due in Cassazione: risultato 7-8 anni d'attesa per sapere se la doglianza del cittadino era fondata o fasulla». I pretori Gaetano Santa' maria e Raffaele Martorelli affermano che i ritardi «storici» sono imputabili alle parti, le quali spesso trascurano la causa. Sostengono inoltre che attualmente l'iter processuale è contenuto in tempi ragionevoli. E, in effetti, pare che si stia registrando un certo dinamismo nell'attività giuri sanzionate, dovuto soprattutto alla maggior snellezza, duttilità, praticità di certe procedure, tipo equo canone e cause del lavoro. Ma per i processi cosiddetti ordinari, 11 passo è paragonabile se non proprio a quello della tartaruga a quello della cis6 carrozzella. Prova ne sia che in Pretura, nel secondo semestre dell'82,si sono definiti 6500 processi, mentre se ne sono iniziati 8 mila. E' una differenza che rende più pesante il carico delle pendenze (22 mila cause alla fine dell'82) e che non sembra destinata a scomparire in futuro. E dire che la Pretura, sotto certi profili, può dirsi favorita: la sua competenza per valore è appena di 750 mila lire, cifra ben modesta in tempi d'inflazione galoppante, sicché per forza di cose la Pretura è meno esposta del Tribunale agli assalti dei privati. «D'accordo — dice 11 presidente Bucolo — la giustizia è ingarbugliata, lenta e farraginosa, ma dobbiamo chiamare in causa soprattutto la litigiosità .dei cittadini, una litigiosità a volte "temeraria", basta un piccolo pretesto e si bussa alla porta del giudice: non è un abuso? Si critica spesso l'eccessivo formalismo della nostra procedura, ma a torto. Il grande Chiovenda, l'ispira¬ tore del codice del 1942, aveva in mente, com'era logico, uno svolgimento fisiologico dell'attività giurisdizionale, un cittadino che si rivolgesse sempre al magistrato per seri, fondati motivi. Invece Invece, ricorda Bucolo, capitano debitori che riconoscono il debito, ma ne chiedono l'annullamento adducendo il fatto che erano distratti quando sottoscrissero l'impegno; capitano privati disposti a litigare senza fine per il pagamento di 4-5 mila lire di spese condominiali, capitano proprietari di un fondo che iniziano un processo per un nonnulla. Come quel tal cittadino che trascinò in giudizio il vicino per il capitello della colonna di una cancellata, che a suo avviso, sporgeva di due centimetri sul proprio fondo. Autentico capitello «galeotto» posto che la causa si trascinò per ben dodici anni (e poi fu la parte attrice a soccombere). In Pretura i giudici Martorelli e Santamaria preferisco¬ no lasciar stare 11 cittadino litigioso e adducono altre ragioni della disfunzione della giustizia. Ragioni soprattutto strutturali: uffici Inadeguati, organico insufficiente, assenza di personale tecnico, man-' cata meccanizzazione dei servizi e soprattutto difettoso raccordo tra le competenze del giudice conciliatore, del pretore e del Tribunale. Dice Martorelli: «Il problema del carichi va visto in relazione alla funzionalità di quei tre giudici. Per quanto riguarda la competenza per valore noi abbiamo assistito al depauperamento dell'ufficio del conciliatore che si occupa di cause sino a 50 mila lire (all'inizio del secolo trattava il 78 per cento delle questioni, ora soltanto il 7 per cento) e ades so assistiamo al depauperamento dell'ufficio del pretore con conseguente sovraccarico del lavoro dei tribunali. Una via d'uscita? Riequilibrare il sistema con la creazione e la valorizzazione del giudice di pace». Se ci fosse il giudice di pace — sostiene Santamaria — il giudice civile togato potrebbe affrontare con maggior puntualità e sollecitudine le questioni sempre piU delicate che gli sono sottoposte. Un esempio? L'introduzione di sanzioni amministrative al posto di quelle penali ha sollevato da parecchie incombenze il pretore penale. Ma ora II lavoro torna sul tavolo del pretore civile, al quale il cittadino presenta l'opposizione contro quelle sanzioni. Ed egli deve surrogare la volontà della pubblica amministrazione, incarico che non aveva mai avuto. E poi c'è il problema delle leggi fatte male, tecnicamente censurabili, leggi che lasciano uno spazio incredibile alla discrezionalità del magistrato. Ci si lamenta della "supplenza" dei giudici. Ma si può dire che a volte la supplenza sia implicitamente, paradossalmente prevista dalle stesse norme emanate dal Parlamento...». Clemente Granata

Persone citate: Bucolo, Chiovenda, Francesco Bucolo, Martorelli, Raffaele Martorelli, Santamaria

Luoghi citati: Milano