Fattore iperbole

Fattore iperbole Fattore iperbole VITTORIO ZUCCONI Agghiacciante clamoroso inferno, orribile scontro si spacca, ingovernabile intollerabile esplode, stretta nel mirino — boom — crolla. Vi pare rroppo? Eppure questo brutto collage di parole, che sembra una cattiva imitazione marinettiana, è fatto semplicemente, concentrando parole lette nei titoli di prima pagina di un quotidiano italiano. Un giorno in cui non era successo niente di importante, né in Italia né all'estero, e che la droga delle parole ha trasformato in.un «paradiso delle notizie artificiali». In Giappone, che è il Paese al mondo nel quale si producono e si comprano più copie di giornali non di regime o di partito, un gruppo di ricercatori universitari ha condotto, per conto di un'agenzia di pubblicità, una ricerca sull'evoluzione del linguaggio stampato, arrivando a conclusioni che non sono sicuramente solo giapponesi. L'80 per cento dei neologismi, o delle parole di moda, entrate nell'uso del quotidiano nell'ultimo decennio, hanno connotazioni drammatizzanti, e puntano apertamente all'iperbole. L'uso dell'aggettivazione, dice la ricerca, è raddoppiato, i superlativi sono triplicati. «Bello e brutto» tramontano, mentre trionfano «orrendo e splendido». «Piccolo e grande» vengono spodestati da «enorme c minuscolo», mentre le dichiarazioni politiche più banali rappresentano ormai inevitabilmente «una svolta», e le: aisi, dovunque accadano, portano sempre in sé «la possibilità di una guerra», così come ogni denuncia della magistratura fa «scoppiare uno scandalo». Né il «fattore iperbole» risparmia alcun settore, dallo sport alla finanza, dalla politica estera all'industria. Ma il punto essenziale della ricerca giapponese non è in questa evidente rilevazione di escalation linguistica. 11 nodo, dicono gli autori, è nel fatto che la credibilità delle parole usate diminuisce con l'aumentare dell'enfasi. Dieci anni fa, il 38 per cento dei lettori aedevano incondizionatamente alle informazioni e alle valutazioni del proprio giornale. Oggi, pur continuando ad acquistarlo, solo il 22 per cento ha fiducia nell'onestà intellettuale dei giornalisti, nella loro oggettività per lo stabilire che cosa è importante e che cosa non lo è. Che cosa è davvero «uno scandalo» e che cosa è solo una tempesta nel bicchier d'acqua della prima pagina. Siamo dunque di fronte al caso farmacologico classico dell'eccitante o anestetico che deve essere somministrato in dosi sempre maggiori per ottenere effetti uguali o inferiori, all'antibiotico che preso in misura eccessiva sviluppa finalmente batteri resistenti e deve essere sostituito da un preparato più forte, dicono gli studiosi giapponesi. Il linguaggio dei giornali, l'abuso dell'iperbole ha raggiunto quel che gli economisti chiamano il punto di diminishing return, dove la curva del profitto cala nonostante gli investimenti siano uguali o maggiori. Il problema concreto è sapere se la fi' siologia della libertà di stampa non sia minacciata solo dai . numerosi nemici esterni, ma possa incrinarsi anche dall'interno, cadere sotto una «dittatura dell'iperbole» che nasconde, dietro l'esagerazione verbale, il segno di un'«intolleranza culturale» pericolosa, perché sempre più accettata. 2 Si

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