Voto senza mito

Voto senza mito Voto senza mito Le ultime elezioni possono essere giudicate in vario modo, ma vi è un dato fhe pare incontestabile. •Questo dato è la fine vera e rpropria di una stagione politica; che aveva avuto il -suo apice nelle elezioni del 1948, era rimasta una costante per rutto un periodo, aveva preso a mutare 'Ktìla'seconda metà' degli 'Anni 70,.si è chiusa il 26 c jP giugno. Si tratta del consenso politico dato, in :larga misura per emotività ■c per scelte ideologiche ge-' nerali. L'era del voto «prò ■Roma o Mosca», tanto per intenderci, è finalmente cosa del passato. ; La secolarizzazione, la laicizzazione della politica ha ormai investito sia la de che il pei. Le alternative di civiltà, le contrapposizioni violente dei valori sono alle nostre spalle. Oggi i due grandi partiti raccolgono i ."loro consensi prò o contro il «rigore» o per questo o 'iruél modo di intenderlo, per l'una o l'altra maniera di concepire la funzione .dello Stato nella aisi economica e le ricette volte ad affrontare i problemi dell'occupazione e della riconversione industriale, per M. L. SALVADORI una difesa, insomma, di interessi quanto mai concreti e terreni. Ma questo non è il solo dato. Ve ne è un altro, che tocca la de e ne spiega la sconfitta. Noi ci troviamo dinanzi non soltanto alla perdita di incidenza delle vecchie ideologie, ma. anche alla aisi della de partito «mamma», che tende la mano in tutte le direzioni, a tutti cerca di dare conforto, e mira a farsi clienti a destra e a manca. I difficili problemi economici hanno agito come un bisturi sul corpo democristiano magmatico e flaccido. De Mita aveva ben previsto che ormai il «vecchio» era in dissoluzione e che occorreva cercare il «nuovo». Ma egli si era illuso che il rinnovamento messo in cantiere potesse dare subito alla de un nuovo paradiso senza prima farle fare un giro se non proprio all'inferno almeno in purgatorio per emendarsi dei molti peccati. In ciò è stato poco cattolico. Nel momento in cui ha scelto la linea del «rigore» economico e del rinnovamento anche nei confronti del suo più tradizionale clientelismo di vario tipo, la de si è trovata abbandonata da chi ha temuto il rigore anche come sola parola e da chi, volendo rigore e rinnovamento, si è fidato maggiormente dei repubblicani e dei liberali. Ecco dunque che il voto di pochi giorni fa ha segnato non solo la fine del voto vctero-ideologico, ma anche ha fornito la dimostrazione che la de non può continuare a muoversi in direzioni troppo contraddittorie. Ed è probabile che' debba prepararsi ad un oggettivo ridimensionamento di carattere permanente. Le elezioni non hanno certo contribuito a rendere più facile la governabilità; ma hanno segnato una modificazione profonda della mentalità politica degli italiani. Speriamo però che la crisi del «macroideologismo» di un tempo non sposti troppo il baricentro a favore del «microcorporativismo» dei partiti del melone, del cocomero, della pensione (ciò detto, con tutto il rispetto per la sacrosanta pensione).

Persone citate: De Mita

Luoghi citati: Mosca, Roma