Il beato Walesa

Il beato Walesa Il beato Walesa dre Stanislaw Malkowski. Una buona parte dei presenti, annota il aonista interno, contestava la linea perseguita da Glemp. Padre Kalisiak sublimava tutte le inquietudini domandando o accusando: «La Chiesa deve proprio accettare la liquidazione di Solidarnosc come prezzo da pagare per la visita del Papa?». Le risposte di Glemp ciano più da condottiero che da pastore: «Siamo di fronte al bià forte, occorre piegarsi perché la vittoria è l'unico criterio per dare un senso alla resistenza e al sacrificio». Ricordava che tutte le rivolte dei polacchi negli ultimi due secoli si erano risolte in altrettante sconfitte. La Chiesa non le aveva mai suggerite, erano frutto di «manipolazioni esteme» le quali puntavano «a spingere i polacchi nel conflitto senza prospettive contro la Russia». Oggi si tratta di salvare «la sostanza del popolo» e perciò prendere atto che «Solidarnosc è sconfitta, le sue potenzialità permangono nello spirito nazionale, mentre i sollevamenti precedenti sono finiti nella disfatta totale». 11 saaifìcio di Walesa diventa cosi necessario per evitare l'estrema sconfitta. G si è chiesto per tanto tempo chi avesse creato Lech Walesa. Finalmente appare chiaro: poteva crearlo chi oggi può imporgli il saaifìcio. Non il massimo sacrificio, in quanto, secondo il progetto dei nuovi sindacati, strettamente aziendali, Walesa può diventare anche presidente del reparto saldature dei cantieri Lenin. Sempre che il suo consigliere spirituale, padre Jankowski, glielo permetta. Se succedesse, dati i precedenti, non si può giurare che sarà all'altezza della nuova carica. FRANE BARBIERI A guardate la faccia del primate Glcmp, soprattutto confrontandola con quella del generale Jaruzelski, si direbbe che non è la Chiesa cattolica ma il governo comunista a soffrire in Polonia. L'abbiamo visto l'altro giorno in televisione: appena arrivato a Fiumicino, si è messo a parlare della nuova banca agricola, da creare con i fondi procurati dal Vaticano, dei nuovi sindacati congiunti, di cattolici e comunisti. L'unico frangente in cui il volto si è rabbuiato è stato quando gli hanno chiesto di dire qualcosa sulla sorte •di Walesa. Non poteva rispondere nulla in quanto «la situazione è tuttora in movimento». A questo punto sembra doveroso prendere le parti di mons. Virgilio Levi. Quando sa\\% Osservatore Romano rendeva l'onore delle armi a Lech Walesa, sacrificatosi «perché un bene migliore ne possa nascere», si comportava da buon ai stiano, per il quale la verità va sempre detta e difesa. Malgrado le sue esperienze curiali, si è sbagliato, come capitò anche a Gramrsci con il partito comunista: la verità non è 'sempre rivoluzionaria o cristiana. Eppure quella verità che portò alla esautorazione civile e alla beatificazione spirituale di Walesa fu Glemp a stabilirla per primo. L'errore di .monsignor Levi consiste nell'averla considerata pubblicabile. Durante l'ultima permanenza a Varsavia, ho avuto la ventura di prendere visione di un curioso resoconro ecclesiastico. Si riferiva ad un incontro riservato tra Glemp e trecento preti della capitale. Le note sono state raccolte in privato da pa¬

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