La sentenza Cee per la siderurgia «100 mila posti in meno in Europa» di Renato Proni

La sentenza Cee per la siderurgia «100 mila posti in meno in Europa» Comunicati a Bruxelles i tagli («definitivi») alla produzione La sentenza Cee per la siderurgia «100 mila posti in meno in Europa» La cifra indicata da Davignon - L'Italia dovrebbe abolirne 20 mila (qualcuno parla di 30) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — La decisione della Commissione europea di costringere la siderurgia italiana a tagliare la sua capacità produttiva di 5,8 milioni di tonnellate l'anno, ha dichiarato ieri il commissario per la concorrenza della Cee, Franz Andriessen, «è definitiva». Andriessen, nel corso di un'affollata conferenza stampa, ha aggiunto: «Questa decisione non sarà più rimessa in discussione dal Consiglio dei ministri, il 25 luglio; questo potrà decidere soltanto sulle quote, sui prezzi e sulla proroga dello stato di crisi dell'industria. La Commissione ha preso questa decisione in base al codice degli aiuti alla siderurgia già approvato dal Consiglio. Ci assumiamo quindi le nostre responsabilità ma lo abbiamo fatto per necessità e non per piacere». I tagli complessivi per la siderurgia europea, annunciati ufficialmente ieri, ammontano a 26,7 milioni di tonnellate l'anno. Andriessen ha però detto: «Non si può escludere che l'importo delle riduzioni aumenti; certamente esso non scenderà. Non sappiamo come e dove verranno effettuati 1 tagli ma il nostro obiettivo è di arrivare a una riduzione totale della capacità di 30 milioni di tonnellate mediante l'eliminazione effettiva delle capacità di produzione. Questi tagli dovranno essere rispettati, altrimenti la Cee non sbloccherà l'erogazione degli aiuti nazionali alla siderurgia». L'Italia, che si propone di concedere finanziamenti alla Finsider, in aiuti e ricapitalizzazione, per circa 8 mila miliardi di lire, è stata dunque avvertita, visto che Roma ritiene eccessivo il taglio nella produzione della Finsider di i£ milioni di tonnellate contro i 2,4 milioni accettabili e senza contare il milione di capacità dell'industria privata che va pure eliminato. II commissario Etienne Davignon ha dichiarato che i tagli decisi comporteranno tra il 1982 e il 1985 la perdita nella Cee di «oltre 100 mila posti di lavoro». Si può quindi dedurre che i posti che andranno persi in Italia non saranno 5 mila ma almeno 20 mila (un funzionario della Commissione ha parlato di 30 mila). E' una prospettiva amara da affrontare per il nuovo governo italiano. L'Italia può porre il veto alla decisione della Commissione europea? In teoria non può. Tuttavia, il 25 luglio i ministri De Michelis e Fandolfi, o i loro successori, potranno porre il veto alla proroga dello stato di crisi sino alla fine del 1985, in base all'articolo 58 del trattato Ceca, le cui disposizioni sono collegate alle riduzioni delle capacità produttive. In questo modo si arriverebbe a uno scontro aperto tra l'Italia e la Cee ma il governo di Roma non sarebbe solo. Anche gli altri Paesi sono contrari alle drastiche riduzioni volute da Bruxelles. Davignon ha commentato: «Se non si rinnova l'articolo 58 fino alla fine dell'85 ci troveremo di fronte ad una situazione di estrema gravità». E' certo, comunque, che la Commissione della Cee negherebbe allo Stato italiano la facoltà di mettere a disposizione della Finsider il capitale e gli aiuti di cui essa ha bisogno per operare e per ristrutturarsi. Se Roma sfidasse Bruxelles anche su questo, saremmo fuori legge dal punto di vista comunitario. Il fine del programma varato dalla Commissione europea è quello di restituire redditività alle imprese siderurgiche a partire dall'inizio dèi 1986, quando si dovranno cessare gli aiuti, mediante la riduzione delle capacità produttive. L'Italia, che è importatrice netta di acciaio, si trova ad essere penalizzata In modo particolarmente grave; tuttavia sinora nel nostro Paese questo problema non era stato affrontato anche perché cresce la domanda interna di acciaio e la nostra industria è modernissima. Renato Proni

Persone citate: Andriessen, Davignon, De Michelis, Etienne Davignon, Franz Andriessen