Kohl mette i missili in valigia di Mario Ciriello

Kohl mette i missili in valigia Il Cancelliere tedesco alla vigilia del viaggio a Mosca: propositi e speranze di svolta nei rapporti Est-Ovest Kohl mette i missili in valigia Da lunedì a venerdì prossimi si incontrerà tre volte con Andropov: le «armi di teatro» in Europa domineranno i colloqui che si prevedono difficilissimi e forse decisivi - II capo del Cremlino cercherà di convincere Bonn a rifiutare i Pershing, il suo ospite chiederà un compromesso (a Ginevra) sia pure parziale, impossibile senza una maggiore flessibilità russa - Le relazioni Bonn-Berlino Est: dagli armadi della storia rispunta la mummia della riunificazione delle due Germanie DAL NOSTRO CORRISPONDENTE . BONN — «Missione impossibile», «Viaggio verso l'ignoto: Sono titoli di^film: ma sono pure i nomi con cui la stampa tedesca comincia a 'descrivere l'ormai prossimo viaggio a Mosca del cancelliere Kohl. Sarà un appuntamento eccezionale; coronerà mesi di consultazioni, di di-, verbi, di speranze; diverrà Inevitabilmente un vertice Est-Ovest, e proprio nel momento in cui le relazioni fra i due schieramenti subiscono tensioni e pressioni che potrebbero raggelarle o intiepidirle. Anche la diplomazia offre i brividi dei thrillers: e questo ne è uno. Tre volte in quattro giorni, tra lunedi e venerdì della settimana prossima, Kohl e Andropov decolleranno dalle questioni tedesco-sovietiche per esplorare quasi tutta la sfera delle relazioni internazionali. In teoria, un silenzio inviolabile dovrebbe avvolgere il convegno; il governo di Bonn ha già annunciato che nessun comunicato sarà emesso alla fine dei colloqui; ma. prima o poi, il sipario si incrinerà. Troppo è in gioco, troppa è l'attesa. E, comunque, le parole saranno inutili, perché il linguaggio più chiaro, più rivelatore, sarà quello dei fatti. Come un albero maestoso, questo vertice moscovita ha un unico tronco, quello dei missili. Se il tronco si spezzerà, tutto vacillerà o piomberà al suolo: rami, ramoscelli, foglie e frutti. A differenza di altri dialoghi, dove accordi e disaccordi possono coesistere senza cancellarsi a vicenda, il successo o l'insuccesso dell'incontro Kohl-Andropov, quali che siano i temi sull'agenda, sarà determinato dagli equilibri strategici europei. Non è dunque con ottimismo che il Cancelliere si appresta a fare le valigie. Sa che cosa lo aspetta. Sa che Mosca spera tuttora di infrangere la sua risolutezza, di indebolire il suo atlantismo. Più un argomento è complesso, più esige limpidezza. Semplificate, snellite, limate, queste sono le posizioni. Andropov vuole dissuadere Kohl dall'accogliere sul suo territorio quegli euromissili la cui avanguardia è attesa per la fine dell'anno. Kohl vuole convincere Andropov che l'unico modo per arrestare i missili è un compromesso, sia pure parziale e preliminare, nei negoziati sovietico-americani a Ginevra. Compromesso impossibile senza una maggiore flessibilità russa. Oggi come oggi, un fiume vorticoso, insuperabile, divide i due statisti e non si vede neppure quale ponte potrebbe essere lanciato tra le due sponde. A Bonn, ci si prepara al peggio. I funzionari della Cancelleria ripetono: «Saranno colloqui difficili, molto difficili: forse tempestosi*. Il ministro per l'Economia Lambsdorf f, rientrato ieri da Mosca dopo tre giorni di consultazioni preparatorie, ha dichiarato: «E' una fase delicata. Su unpunto,però, non vi possono essere dubbi. Se i missili saranno installati, i rapporti Bonn-Mosca ne risentiranno gli effetti negativi per parecchi mesi*. A cosa si aggrappano allora le pocfle speranze? Non certo alla possibilità che Kohl vacilli: bensì all'ipotesi che Andropov voglia rattoppare i suoi laceri rapporti con l'Occidente. Visto da Mosca, il panorama euro-americano è deprimente. In Inghilterra e in Germania, 11 potere è nelle mani di governi conservatori forti e dinamici; l'alleanza occidentale resiste validamente a tutti i dissensi; le economie stanno emergendo dalla lunga crisi, alcune, come l'americana, già avanzano più robuste di prima; gli Stati Uniti stanno recuperando il terreno perduto negli equilibri strategici mondiali. Tutto questo mentre l'economia sovietica langue più che mai, mentre ogni investimento militare riduce le risorse disponibili, mentre la Polonia resta un'incognita, mentre l'Afghanistan ribolle e la salute di Andropov peggiora. In teoria, vi sono tutte le premesse per un gesto conciliante: come tutte le potenze, anche l'Unione Sovietica ruggisce dinanzi alla debolezza, tende la mano dinanzi alla gagliardia. Ma forse Andropov si Illude ancora di poter fare breccia nel castello occidentale, di sfruttare la brama tedesca di pace, la diffusa e pugnace ostilità contro la presenza di nuove armi nucleari. Tenterà, dunque: valendosi di due armi, sarà allo stesso tempo Polifemo e Cir> ce. Minaccerà di accrescere gli armamenti nell'Europa orientale, di ammantare di ghiaccio i rapporti con Bonn; ma estrarrà dall'armadio della storia la comoda mummia della riunificazione tedesca. E' una mummia, in quanto i tedeschi da soli non possono riunificarsi (sempre ammesso che vogliano farlo) e né Mosca né Washington vogliono una Germania grande e potente, nel cuore dell'Europa. Como¬ da, in quanto offre facile cibo all'inevitabile demagogia di quasi ogni governo tedesco. Si gioca con le parole: e si dà troppo spesso l'impressione che, di passo in passo, attraverso rapporti sempre più stretti fra le due Germanie, si possa giungere alla sognata riunificazione. Ma c'è un. abisso tra una coesistenza feconda, armoniosa e una fusione che, per prima cosa, ridurrebbe 1 poteri proprio di coloro che dovrebbero attuarla, 1 politici, i burocrati e 1 militari delle due «sorelle». Anche Andropov sembra pronto a sventolare tale vessillo, come.fece Stalin, quando cercò di impedire l'Ingresso della Germania Ovest nella Nato. Non tanto nella speranza di convincere Kohl quanto per nutrire il neonazlonalismo di vasti gruppi pacifisti e radicali. Ma cosa può promettere di pratico, di tangibile? Di spingere Honecker, 11 leader di Berlino Est, verso più estesi accordi con la Repubblica Federale, di indurlo a visitare Bonn? E' tutto molto bello: ma tra una sovralimentazione della Westpplitik della Germania orientale e una riunificazione vi sono distanze galattiche, e Kohl lo sa. Ciò che Andropov può fare, e probabilmente farà, è additare le «alternative»: ulteriori, ambiziosi progressi nei rapporti iritertedeschi o un «muro» totale, politico ed economico. Anche questa tattica sembra però destinata a cozzare contro ostacoli imponenti. Sono i legami con Bonn che permettono a Berlino Est di tenere la propria economia ad un livello ragionevole, di non pesare troppo su Mosca. Legami che, tra l'altro, inseriscono indirettamente la Germania Orientale nella Comunità Economica Europea. Un documento allegato al Trattato di Roma fa della Germania Est un mercato «interno» della Germania Ovest, e viceversa. In parole povere, ciò significa che la «sorella» comunista, pur non vercando un pfennig alla Cee, pur Ignorando resistenza di tale associazione, ha libero accesso al più ricco mercato del mondo. Niente dazi, tariffe o altri inceppi. Vendite e acquisti scorrono con una scioltezza maggiore di quella tra 1 Paesi della Comunità. Non basta. Con un'iniziativa di eccezionale scaltrezza, Bonn ha azzoppato le previste intimidazioni sovietiche, il governo della Repubblica Federale ha garantito ieri un prestito bancario di 394 milioni di dollari alla Germania Est. La somma sarà raccolta da un consorzio di banche tedesche, capeggiate dalla Bayerische Landesbank. Honecker è giubilante; sembra perfino disposto a accogliere, in luglio, 11 fiero Franz Joseph Strauss; si riparla di una sua visita a Bonn, forse l'anno prossimo. Una cifra dice tutto. La Germania Ovest assorbe 11 60% delle esportazioni tedesco-orientali all'Occidente industriale. E allora? Che cosa può nascere da un slmile connubio diplomatico? Le prospettive sono oscure: ma qualche spiraglio c'è. Forse Kohl mostrerà a Andropov che la strada a un vertice con Reagan è aperta e promettente: forse lo convincerà che gli euromissili non mirano ad ingigantire gli arsenali nucleari, bensì a sfoltirli. Come ha scritto Andrej Sacharov nella sua «lettera aperta» al fisico americano Sidney Drell: .Affinché il ne goziato sulle armi possa avere successo l'Occidente deve avere qualcosa cui poter rinunciare... Una corsa agli armamenti è tragica, ma è meglio che scivolare in una guerra atomica». Come concludere? In questa nervosa vigilia, si può dire soltanto che. se il vertice andrà male, tutto resterà come prima. Se andrà bene, smuoverà non Bonn ma Mosca. La reazione non sarà immediata; l'installazione di alcuni Pershing 2 sembra ormai inevitabile; sarà un inverno denso di minacce e di tensioni. Ma, forse, Andropov comincerà ora a comprendere che i governi Nato non cedono, che il tempo non gioca a suo favore, che la via più saggia è quella che passa per Gi- nevra Mario Ciriello