Fuori dal branco di Luciano Gallino

Fuori dal branco OLSON: L'INDIVIDUO E IL GRUPPO Fuori dal branco Perché fermare l'inflazione è cosi difficile? Scontati i molti fattori contingenti che possono accelerarla o rallentarla, si sa da tempo che la causa principale di essa è una collettività che spende, nell'insieme, un po' più di quel che produce. Esiste tjuindi, per combattere l'inflazione, una ricetta semplice e sicura: basterebbe che ciascuno di noi, individualmente, spendesse un po' meno. Nella stessa chiave ci si può chiedere perché la gente partecipi cosi scarsamente ad attività di cui è ovvia l'importanza per promuovere gli interessi di tutta una collettività. Quartieri con centomila abitanti vedono abitualmente poche decine di persone alle riunioni del consiglio locale; e perfino nelle sezioni sindacali, tolti certi periodi caldi, l'assenteismo è più la regola che l'eccezione. Fenomeni di questo tipo vengono solitamente spiegati con la mancanza d'una cultura politica o economica; oppure con la sfiducia ch'è in molti di poter efficacemente interveni re nelle decisioni prese dal gruppo; o, ancora, con la presenza di macchinazioni dirette a impedire che la gente agisca come vorrebbe per tutelare propri interessi. Si presuppone, in altre parole, che l'indivi duo ignori quali sono i suoi veri interessi, oppure che sia ostacolato nel perseguirli, perché se cosi non fosse egli parteciperebbe con slancio ad un'azione collettiva rivolta al bene di tutti. . Un filone significativo delle scienze sociali ha sviluppato da tempo un'interpretazione assai differente. Nella sua Logica dell'azione collettiva, un piccolo classico di tale filone di cui è apparsa da poco la versione italiana (ed. Feltrine! li), Mancur Olson dimostra che in genere l'individuo conosce assai bene sia i propri interessi sia i vantaggi dell'azione collettiva intesa a difenderli, e in tale quadro agisce con un elevato grado di razionalità. Ma è proprio la sua razionalità che lo porta, in detcrminati casi, a non partecipare ad azioni collettive dirette a promuovere o difendere 3uegli stessi interessi ch'egl ivide con altri individui. Seguiamo, con Olson, il ragionamento del singolo. Egli sa che se si unisce con altri per compiere un'azione organizzata può ottenere un certo beneficio: ad esempio,, una ri duzione delle imposte locali La riduzione ottenibile sarà proporzionale al grado di partecipazione dei singoli. D'altra parte la partecipazione com porta dei costi per l'individuo, sotto forma di tempo per riunioni, cortei e delegazioni, di: contributi in denaro per lespese organizzative, di lavoro o famiglia trascurati. Questi costi meritano di venire sopportati perché la riduzione d'imposta che l'indi-viduo si attende è comunque maggiore della loro somma. Però, se si potessero evitare, anche a prezzo d'una riduzione d'imposta un pochino inferiore, il vantaggio sarebbe ancora maggiore. Se partecipo — ragiona- l'individuo — ho dei costi sicuri e un certo beneficio; se invece non partecipo, risparmio per intero i costi, ma ottengo ugualmente quasi tutto il beneficio, anche se l'efficacia dell'azione degli altri sarà leggermente diminuita dalla mia assenza. Ma poiché tutti ragionano allo stesso modo, nessuno partecipa, e tutti perdono il benefìcio cui erano interessati. Da questa linea di analisi, qui forzatamente semplificata, Olson trae varie conclusioni contrarie al senso comune politico e sociologico. Di per sé la presenza di interessi collettivi, anche perfettamente presenti alla coscienza dei singoli, non motiva all'azione. Vi sono quindi rilevanti interessi collcttivi che non vengono promossi o tutelati da nessun gruppo, perché ciascun potenziale membro del gruppo si attende che qualcun altro se ne occupi, e trova un preciso vantaggio nel farlo. ' D'altro lato i gruppi, comunque formatisi, che si vogliono dare un'organizzazione per affermare degli interessi collettivi devono offrire ai loro membri dei benefìci addizionali di tipo individuale, oltre a quelli collettivi che perseguono. Prestigio, possibilità di carriera, vantaggi economici: sono questi alcuni degli «iegdinchtemsemcococaustzcpvcfrd «incentivi selettivi; per usare espressione di Olson, che un gruppo deve offrire individualmente ai suoi membri per indurli a partecipare ad azioni che pure perseguono i loro interessi collettivi. Un complemento ovvio degli incentivi selettivi sono le sanzioni cui molti gruppi ricorrono per colpire i membri assenteisti, come le multe che certi sindacati nord-americani ' affibbiano ai loro membri se mancano ad un'assemblea. Oltre a quelle che l'autore stesso ne trae, la reinterpretazione della logica dell'azione collettiva operata da Olson presenta implicazioni che invitano l'immaginazione politica a ragionare con maggiore freddezza di quanto non faccia di solito nel nostro Paese. Se è proprio la razionalità dell'individuo a impedire che egli si muova da solo per affermare un qualche tipo di razionalità collettiva, ne segue che l'uso di una certa dose di coercizione diventa inevitabile per costituire molti tipi di organizzazione, o per fermare l'inflazione (uno dei casi citati da Olson). I messaggi che la classe politica destina alla maggioranza restano in tal modo implicitamente distorti, perché fanno appello alla razionalità indivi duale per realizzare una razionalità sociale che con crucila risulta, nel calcolo individuale, affatto incompatibile. Salvo appunto l'uso di forme di coercizione che si presentano come destinate ai potenziali deviami, ma in realtà sono dirette a tutti. E l'asimmetria tra piccoli gruppi organizzati e maggioranze disorganizzate, su cui attirò l'attenzione della scienza politica un secolo fa Gaetano Mosca, risulta inesorabilmente consolidata: da un lato perché solo essi possono promuovere il perseguimento di interessi collcttivi, dall'altro perché la maggioranza finisce cosi per delegare ad essi anche la scelta di quali siano i suoi interessi. Fin dal suo primo apparire, quasi vent'anni fa, la Logica di Olson fu criticata da vari punti di vista. In Italia, specialmente, si è insistito sulla^ funzione educativa che il partito o il sindacato sono atti a svol gere per convincere gli individui dell'importanza di organizzarsi per agire collettivamente a difesa dei propri interessi storici. Di certo la Logica non è una chiave per aprire tutte le porte. Vi sono molti tipi di gruppo latente — né Olson lo ignorava — che si costituiscono sulla base di interessi comuni dei membri, senza che alla quasi totalità di essi siano offerti incentivi selettivi. E' il caso dei gruppi religiosi, un po' in tutte le epoche, e, ai giorni nostri, dei gruppi per la difesa della nata ra. Ma l'opera di Olson rima ne una dimostrazione csem piare della potenza di pochi principi semplici per spiegare fenomeni sociali complessi, al dì là degli schemi dell'ideologia e del senso-comune. Luciano Gallino

Persone citate: Gaetano Mosca, Olson

Luoghi citati: Italia