Macciocchi comunista pentita si confessa e si vendica

Fa discutere «Duemila anni di felicità» Fa discutere «Duemila anni di felicità» Macciocchi, comunista pentita si confessa e si vendica Una vignetta di Forattinl apparsa su «La Stampa» Arte FELICE CABORATI PRIMA DI TORINO ■ cura di F. Riccio. Tallo di A. Dragona. Formalo 21x30, pp. 80, 24Tavole ■ calori, 16 In b.n. più 8 noi testo, L. 20.000, Edizioni Le Immagini - Torino via della Rocca 3, tel. 011 836.765 I BEI DI TORINO (Bo.well, Cheaaa, Galante, Levi, Menilo, Paulucci) a cura di R. Baraggloll e F. Riodo. Teatl di Amen, Pauluccl, Levi. Panico, Lionello, Venturi. Formato 25«34, pp. 192,66 (avole a colori più varie Illustrazioni nel taeto, L. 38,000. Edizioni Le Immagini • Torino via delle Rocca 3. tel. 011 636.765 CURIOSO metodo (o anti-metodo) di scrivere un libro quello di Maria Antonietta Macciocchi: raccontare il «pubblico» (la storia recente del pei) attraverso il «privato», attraverso l'autobiografìa più intima, impietosa con gli altri ma anche distruttiva con se stessa, lasciando 'l'Io emergere sema pudore, senza discrezione, perché la verità, man mano riconquiatata faceva apparire un Io coperto di lividi, pietosamente truccato, zittito, mistificato». E su tutto, ricorrente, un interrogativo a due teste: una donna ha il diritto di volere ciò che vuole un uomo? E a volere ciò che vuole in quanto donna? Risultato, una 'Superba opera barocca: come l'ha definita Le Monde (in Francia, si sa, «Mam» è molto amata, rispettata, «la prendono sul serio», come lei stessa riconosce). Molte pagine bellissime, proprio perché il romanzo politico, filtrando il «pubblico» attraverso il «privato», consente un'analisi dei comportamenti ignota al saggio politico. Un esemplo per tutti. Breznev, ai funerali di Togliatti, con uno schiocco delle dita — tac, tac, tac — ordina che gli porgano gli occhiali, il fazzoletto, l'impermeabile leggero appena la temperatura rinfresca; eppoi. con gli stessi «tac» avrà ordinato l'intervento in Cecoslovacchia, l'invasione dell'Afghanistan. Si può meglio descrivere il Potere Quasi Assoluto? Ma quando il «privato» non serve a filtrare il «pubblico», bensì è «privato» e basta, anzi rancore privato, anche parecchie pagine irritanti, inutili per chi non cerchi il pettegolezzo comprensibile agli «addetti ai lavori». Difatti il libro ha già suscitato risentimenti e amarezze. Ma ogni grande pentimento porta con sé un'inevitabile scia di tradimenti, o presunti tali. Perché, comunque lo si giri, Duemila anni di felicità è soprattutto la confessione di una «comunista pentita», che consuma la sua vendetta verso il partito colpendo gli uomini che per lei lo hanno rappresentato sia nei rapporti politici e di lavoro sia in quelli familiari e affettivi (un tutt'uno inscindibile per chi faceva un certo tipo di militanza: «il comunismo era una faccenda di coppie», ammetteMacciocchi). Pentita per sgarbo ricevuto (la mancata ripresentazione nelle liste nel 1972 e, poi, l'esclusione dal partito nel '77) o per maturazione politico-ideologica, poco importa. Il risultato obiettivo è che il ritratto del pei, nelle oltre seicento pagine del libro, è un ritratto monco. Il versante «eurocomunista» è appena accennato, spesso in termini ironici (Berlinguer che, al Parlamento europeo, piace tanto ai deputati nordici, ai conservatori inglesi), mentre il versante stalinista ha una luce piena, abbagliante. Che il partito comunista sia stato profondamente, acriticamente stalinista non ce lo fp certo scoprire Maria Anto¬ nietta Macciocchi, Semmai, il suo racconto dal di dentro (direttrice di Noi Donne, di Vie Nuove, corrispondente dell' Unità) ci aiuta a capire come lo stalinismo permeasse anche 1 comportamenti privati degli iscritti; e ci aiuta a mettere ancora più a fuoco, con definizioni e descrizioni di grande finezza psicologica e letteraria, aspetti Inediti e grotteschi dello stalinismo. Ma è strano che Macciocchi. che cosi bene conosce la Francia, non colga — o non voglia cogliere — le profonde differenze che vi sono tra il partito francese e quello italiano. Eppure, una delle pagine più drammatiche del libro è quella dedicata alla «follia» di Waldeck Rochet, il segretario del pc francese, isolato e poi ricoverato in una clinica per malattie mentali perché dissentiva dall'intervento in Cecoslovacchia. E' ancora più strano che accetti quasi compiaciuta l'ironia dell'inviato di Mosca (è Zagladln?), 11 quale spudoratamente cita il film ungherese Angy Vera nel suo riferimento al passato stalinismo del pei. ACCADE a volte, o spesso, che i libri dei giornalisti siano raccolte di articoli, presentate, come novità editoriali: articoli magari rielaborati o, integrati, ma pur sempre nati al servizio dell'attualità quotidiana. Accade meno di frequente che un li-, oro ai un giornalista sia dichiaratamente una raccolta di articoli, elencati sen-, z'altró crterio che non sia\ quello cronologico della loro pubblicazione; e che l'autore, invece di «aggiornarli», li presenti volutamente com'erano, stimolando i lettori a una verifica «a posteriori» della loro attendibilità. Ancor meno frequente è che quest'insieme di articoli, esposti «nudi» a un giudizio più duraturo e dunque piti rischioso, riveli la corposità e l'omogeneità di un libro autonomo, dì un saggio unico e originale. Questo perché il giornalista è Alberto Ronchey, e i suoi articoli, i suoi commenti politici ed economici, sono sempre nati come nucleo o abbozzo di un sag-: gio, comunque col proposito o con l'ambizione di racchiudere tutti i dati essenziali di una questione. Da oltre un quarto di secolo si può essere d'accordo o in disaccordo con i punti di vista di Ronchey; ma rima-, ne fuori discussione là bontà del suo metodo, che. Moravia definì anni fa da «entomologo», tanto ilo scrupolo dell'informazione e tanta è la cura, e la pazienza, dell'analisi. Ci si potrebbe persino chiedere se esista un punto di vista di Ronchey, di fronte al disegno del saggista di mettere insieme organicamente dei fatti. Forse lui amerebbe una tale domanda, visto che, nella

Luoghi citati: Afghanistan, Cecoslovacchia, Francia, Mosca, Torino