Recita a soggetto per Romolo Valli

Recita a soggetto per Romolo Valli Recita a soggetto per Romolo Valli Romolo Valli inte SE Romolo Valli ci avesse lasciato un'autobiografia, sarebbe stata bellissima. Valli possedeva molti talenti. In gioventù aveva amato scrivere, ma il giorno dopo la laurea in legge, aveva preferito imbarcarsi sul Carrozzone di Fantasio Piccoli e recitare. Valli amava il proprio lavoro e amava le proprie memorie. Si definiva «amico di Proust» e aveva imparato a coltivare i profumi del tempo e dei luoghi. L'autobiografia mal scritta sarebbe stata perciò il racconto di una persona generosa e dubbiosa che, attraverso il teatro ha conosciuto se stessa e gli uomini, che nel teatro ha distillato i succhi della propria razionalità. Valli non era un inventore, lo diceva lui stesso; rpreta 1\- F.nrico IV» era un interprete, un cauteloso Imitatore. Interpretando a Spoleto il Malato immaginarlo si ricordò di Luchino Visconti immobilizzato sulla sedia a rotelle; nell'Enrico /V, quando il suo personaggio passa dalla follia alla lucidità e tuttavia preferisce continuare a farsi credere matto perché la vita, nel frattempo, era troppo cambiata, aveva pensato agli amici che non c'erano più, a Rina Morelli, a Nora Ricci, ancora a Visconti; «La battuta non è più di Pirandello, è una cosa mia», confesserà poi in un'intervista. In mancanza di un'autobiografia, gustiamoci allora fino in fondo il Ritratto d'attore curato da Guido Da vico Bonino. Non è il surrogato di ciò che non abbiamo. E' un

Luoghi citati: Spoleto