Un giallo «senza colpevoli»
Un giallo «senza colpevoli» Un giallo «senza colpevoli» Nella patria di Sherloc La seconda inchiesta svi giallo Calvi è ormai alla fine. Eppure anche dopo il verdetto dei nove giurati atteso per oggi, molte domande non troveranno risposta, e il ruolo svolto nella vicenda da alcuni personaggi (Carboni) non sarà probabilmente chiarito fino in fondo. Due tesi, in particolare, continueranno a fronteggiarsi. Quella di chi, famiglia e amici, conosceva Calvi e rifiuta l'ipotesi del suicidio: «Non l'avrebbe mai fatto: non era 11 tipo. Lo hanno assassinato». E' la tesi dei due ispettori di polizia, White e Tarbun, che hanno condotto l'inchiesta: «Non esiste nessuna prova, nessuna, per dimostrare che Calvi sia stato assassinato». LIpotesi intuitiva della famiglia contro le -prove* della polizia. Una percezione istintiva che chiama in causa il carattere e la complessità psicologica della vittima contro la ferrea deduzione logica degli investigatori che si attengono ai fatti e solo a quelli. Nell'Inghilterra che ha dato i natali al romanzo poliziesco classico, tutto ragionamento e deduzione, /«La scienza dell'analisi parte dai fatti» dice Sheflock Holmes) questa contrapposizione è emblematica. Oli investigatori hanno indagato come Sherlok Holmes: «L'autopsia dice che non c'era alcun segno di violenza sul corpo di Calvi, nessuna traccia di.Iniezione o di residuo tossico: 11 banchiere si è impiccato». / familiari, al contrario, ritengono che al di là della concatenazione logica delle prove fin qui accumulate si nasconda una verità più profonda, di cui riescono a percepire solo intuitivamente i contorni. Chi la scoprirà? Il professor Cedrik Keit Simpson, esperto di fama mondiale in medicina legale, fu k Holmes la ragione investiga chiamato nel luglio scorso a decidere sull'ipotesi delitto-suicidio di Calvi. Era un'autorità indiscussa nel suo campo. Riesaminò i risultati dell'autopsia, valutò ogni possibilità. Qualcuno lo paragonò al dottor Thorndyke, il più grande investigatore medico legale della storia del giallo inventato dallo scrittore inglese Richard Austin Freeman: «Solo la rigorosità delle dimostrazioni assicura il successo dell'inchiesta». Davanti ai giurati Simpson sfoderò la sua logica implacabile: «Ho studiato il caso a fondo, esaminato tutte le ipotesi: strangolamento, veleno, droga annegamento. Non he scoperto nulla. Tutte le analisi, sangue, orina, organi, sono negative. Calvi non può essere stato assassinato». Il ragionamento era perfetto, asettico come un'analisi di laboratorio. E il verdetto dei giurati lo confermò: suicidio. Ma non fu un buon verdetto. I familiari di Calvi continuarono le indagini: nove mesi dopo, il 29 marzo 1983 l'Alta Corte inglese accettò il loro ricorso e riaprì l'inchiesta. Quel verdetto e quelle prove, pur cosi logiche nella loro geometrica evidenza, erano una lente troppo stretta per far luce fino in fondo sulla. morte del banchiere. Calvi è stato ucciso? E. in questo caso, chi è l'assassino? Fino a oggi la ragione investigativa non ha risolto l'enigma. Anzi, la riapertura dell'inchiesta ha dimostrato il suo scacco. Nella patria di Sherlock Holmes il metodo logico-deduttivo ha fatto cilecca. La -vecchia» ragione cura le sue ferite. Nell'epocain cui Nietzsche ha dimostrato il crollo di ogni certezza, c'è chi cerca ancora la verità sotto quel ponte sul Tamigi, dove un anno fa fu trovato penzolante il cadavere del povero banchiere. gativa svela i suoi limiti Mauro Anselmo
Persone citate: Carboni, Keit, Mauro Anselmo, Nietzsche, Richard Austin Freeman, Sheflock Holmes, Sherlock Holmes, Simpson
Luoghi citati: Inghilterra
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