Sernas: vivere felici e nascosti

Sernas: vivere felici e nascosti Sernas: vivere felici e nascosti A 57 anni conserva 11 fisico incredibilmente atletico, i capelli volonterosamente biondi e quegli occhi a fessura color ghiaccio che, quando venne In Italia da Parigi negli Anni Quaranta, lo fecero diventare subito popolare e amatissimo tra il gentil sesso. Eppure 11 seducente, aitante, charmeur Jacques Sernas, è sempre stato uno che ha fatto parlare assai poco di sé. Capitato nel cinema per caso, dopo mestieri diversi e avventurosi (maestro di sci a Chamonix, poi inviato speciale di Combat al processo di Norimberga), capitò per caso nel nostro Paese, scritturato da Oerml (che lo aveva visto solo in fotografia) per «Gioventù perduta»: fu la rivelazione dell'anno, era il '47, e vinse addirittura il Nastro d'argento. Ma la rivelazione si fermò 11. Nel senso che Jacques Sernas ha continuato diligentemente la carriera iniziata, senza più ripetere l'exploit Iniziale: ad alcuni film di pregio ha alternato molti film di basso livello, adagiandosi in una serie di prestazioni molto grigie e anodine. Anche la sua vita sentimentale che i cronisti dei rotocalchi prevedevano tempestosa, si è incanalata su binari molto rispettabili e borghesi: sposatosi nel '55 con Maria Stella Signorini, giornalista che era andata a intervistarlo, vive tutt'ora con lei, da cui ha avuto una figlia che ha oggi 26 anni. E il loro ménage non ha mai offerto spunti a scandali o pettegolezzi: una vera frana, per le cronache mondane. Ma basta incontrarlo, per capire come tutto ciò sia voluto e difeso con cura: Sernas è uno che parla poco e si chiude come un'ostrica al minimo accenno alla sua vita privata. A fargli una domanda personale, diventa evasivo, vago, distratto. Mantenendosi però sempre gentilissimo, corretto, charmeur: 11 che fa parte del personaggio, va sans dire. E' tanto tempo che non si parla di lei, perché? «Forse perché c'è stato un periodo nel quale mi sono tenuto in disparte: c'era la crisi, ero molto stanco e mi offrivano soggetti che non valeva la pena di accettare. Cosi mi sono preso una lunga vacanza e ne ho approfittato per viaggiare attravero il mondo, mio svago preferito-. Lei è cosi ricco da potersi permettere di non lavorare per lunghi periodi? «No, purtroppo non lo sono: e qualche casetta, per tirare avanti, ho dovuto pur farla. Comunque da un anno, cioè da quando ho ripreso a lavorare, non mi sono fermato mai: ho fatto teatro, Il tartufo con la Pitagora, ora sto facendo Caporetto per la tv, poi inieierò una serie dì 13 telefilm diretti da ■Pasquale Squitierì e intitola tal gladiatori, poi...». Un tempo lei non era precisamente uno stakanovista del mestiere. Perché lavora tanto? Non per stordirsi, certo: lei è felicemente sposato... «SI e festeggeremo tra breve il nostro ventottesimo anniversario di matrimonio-. Un vero record, per l'ambiente cinematografico: qual è il segreto della vostra durevole felicità coniugale? «Pour vlvre hereux, vivre cachés dice un proverbio francese, che forse in Italia non esiste, ma che ho sempre cercato di applicare. Per difendere la propria privacy, bisogna far parlare pochissimo élse-. Ma lei è un tipo di marito all'italiana o alla francese? «Che significa?Sono un marito. Fedele, ma non troppo-. Voglio dire, nel suo Ìntimo è rimasto francese o ha preso le caratteristiche italiane? Ha conservato l'aria di sufficienza dei suoi connazionali ammalati di grandeur o è diventato un macaroni? «Io non ho mai avuto complessi di grandeur. E mi considero, da sempre, un cittadino del mondo: non ho mai fatto distinzioni di razza o colore. Ormai la mia città è Roma, la mia lingua {Italiano e la mia famiglia è Italiana. Di francese, come vede, mi è rimasto ben poco: saranno almeno due anni che non vado a Parigi.. Donata GJaner, Alle sette di sera, malgrado l'afa della città — il Piccolo Teatro è in pieno centro — sono già tutti in camerino, pronti a truccarsi e a Indossare 1 pesanti costumi di «Minna von Barnhelm», un testo settecentesco di Lesslng per la prima volta In scena in Italia per opera di Strehler. Alle 20 Incomincia lo spettacolo che dura più di tre ore. Una faticaccia e una gran sudata, perché il Piccolo è sempre affollatissimo e l'aria condizionata è davvero «condizionata». 8erglo Fantoni, che ha dato ?a sua voce a Ben Klngsley In Gandhi, è tutto indolenzito per un tremendo colpo d'aria dovuto a uno spiffero in teatro. «E c'è chi trova divertente e leggero il nostro mestiere! Comunque, dovunque, sempre, è faticoso e più si va avanti peggio diventa-. Ma non riesce a nascondere la soddisfazione di essere tornato al Piccolo dove arrivò negli Anni 50. studente di architettura, per la Tritooia della villeggiatura e / Giacobini. Sembra quasi che un destino lo voglia legato a personaggi in costume. «Anche se amo Ptnter e mi piacciono i testi che abbiano la forza di provocare e coinvolgere il pubblico, appena mi chiamò Strehler, in autunno, accettai subito per il piacere di tornare dal mio maestro. E il piacere fu raddoppiato quando lo trovai cosi immutato fisicamente e nel modo di guidare gli attori. Sempre entusiasta, sempre provvisto di quel dono della musicalità delle parole del teatro che lo rende unico-. Sergio Fantoni è il maggiore prussiano von Teklhein, 11 nobile che respinge l'amore di Minna per un malrlposto senso dell'onore. Un personaggio ostico, antipatico. •Dipende. Un personaggio molto umano. E' l'umanità che è ostica, complessata-. Comunque un personaggio di 220 anni fa; che appartiene a un'altra epoca. •Neppure questo è vero. Togli la parola "onore" e mettici ideologia, coscienza, responsabilità, subito diventa attuale. Son le fantasie di Mr. Fantasy

Luoghi citati: Italia, Norimberga, Parigi, Roma