Candidati della Rai e servizio pubblico di Jader Jacobelli

Candidati della Rai e servizio pubblico Un intervento di Jader Jacobelli • Candidati della Rai e servizio pubblico Jader Jacobelli, direttore delle tribune politiche Hai, ci invia questo intervento che volentieri pubblichiamo. Ho atteso che le elezioni passassero per rendere pubblico un rilievo che non mi sembra di poco conto al fine dell'immagine che della Rai come servizio pubblico si fa la gente. Alle elezioni hanno concorso fra gli altri nelle varie Uste 26 dipendenti Rai fra cui numerosi giornalisti, senza contare coloro — una decina — che si sono ricandidati perché già eletti nella precedente legislatura. Candidarsi è diritto di ogni cittadino, ma poiché non è un dovere è frutto di una scelta, che ognuno può fare o non fare. Che tanti operatori di un servizio pubblico come la Rai, che deve garantire a tutti imparzialità e completezza di i n formazione, abbiano preferì to scendere dalla tribuna in pista per gareggiare può destare una certa impressione e far pensare che quando stari no in tribuna sognino la pista, cioè si sentano come leoni in gabbia e, com'è fatale, tentino qualche volta di forzare le in ferriate. E' vero che a volte — facendo le debite proporzioni — 11 traguardo della santità può trovarsi al fondo di un viale lastricato di tentazioni, ma meglio non porsi in condizione di essere tentati. E' più probabile, infatti, che sappia informare con maggiore imparzialità e completezza chi non si riconosce appassionatamente in una parte, chi non si sente in qualche modo protagonista, di chi invece non sa comprimere la sua passione diparte. Lo slogan che la Rai non deve essere «asettica» ha fatto ormai il suo tempo, almeno su) plano teorico, e questo tempo ha coinciso — lo riconoscono ormai tutti — con l'assurda e antiprofessionale lottizzazione dal basso tramite le cosiddette «opzioni» del giornalisti che, scegliendo il Tg 1 o 11 Tg 2 o il Or 1 o il Or 2 il Or 3 facevano praticamente professione di fede e ' chi non «optava» era «asettico». La preoccupazione non deve essere più quella che la Rai sia «asettica» — nessuno riesce ad esserlo totalmente anche proponendoselo — ma deve essere quella di non farla divenire «settica», come da troppe parti ci viene rimpro-. verato, comprese le parti titolari di qualche lotto. Ecco perché vedere nelle liste elettorali tanti nomi di operatori della Rai può accrescere il sospetto che la loro, vera vocazione non sia quella di garanti del gioco, gioco che ormai ha negli strumenti di comunicazione di massa 1 suoi attrezzi quasi decisivi, ma di giocatori in potenza, quando non si tratti di giocatori mancati. Si impone perciò una cultura del servizio pubblico da cui far discendere una coscienza professionale corrispondente. Soltanto ad essa può essere ancorata la professionalità del servizio pubblico e soltanto nel suo quadro può essere' ripensato quel concetto di «autonomia» che nella cultura Individualistica e privatistica tradizionale contraddice totalmente con la logica del servizio pubblico alimentando in questi anni tanti contrasti, tanti equivoci e tante incomprensioni. Tutti, in conclusione, possiamo essere candidati di questo o di quel partito, ma è preferibile che gli operatori televisivi e radiofonici del servizio pubblico siano candidati a quella credibilità senza di cui lo spartiacque fra il pubblico e il privato sarà segnato sulla sabbia e tutto sarà privatizzato. Conclusione che non vale soltanto per noi della Rai, ma per tutti coloro che operano in delicati settori arbitrali della vita del Paese, come la magistratura 1 cui candidati sono stati 18. Per fortuna sempre meno del nostri. Jader Jacobelli

Persone citate: Jader Jacobelli