I nuovi onorevoli scrittori di Lietta Tornabuoni

I nuovi onorevoli scrittori Persone I nuovi onorevoli scrittori di Lietta Tornabuoni «Sono contenta e spaventata, piena di interrogativi», dice Natalia Ginzburg, appena divenuta deputata. Eletta alla Camera a Torino con 31.677 voti di preferenza nelle liste del partito comunista, è in testa al nuovo gruppo di intellettuali che entra al Parlamento: con interessi, intenzioni, propositi perfettamente diversi da certe irrilevanze, limitate vanità o presenze formali di artisti e studiosi promossi onorevoli nel passato. Era un atteggiamento già chiaro in diversi intellettualideputati della scorsa legislatura, per esempio Alberto Asor Rosa, Massimo Cacciari, Edoardo Sanguineti. Per alcuni dei nuovi, un esempio resta Leonardo Sciascia: lo scrittore era profondamente interessato, quasi ossessionato dalla personalità c dalla tragedia di Moro; a quel tema e per quello scopo preciso ha lavorato alla Camera, anche come componenteprotagonista della commissione parlamentare che indagava sull'uccisione del presidente democristiano; poi, svolto con alta serietà e amara delusione quel compito, se n'è andato. L'idea dei nuovi onorevoli scrittori sarebbe dunque quella di rendersi davvero utili. «L'elezione non la considero affatto formale», dice Natalia Ginzburg. «Più che fare vita parlamentare, vorrei lavorare in una commissione e fare qualcosa». Là novità la sconcerta anche un poco: «E' un lavoro che non conosco, non ho mai fatto niente di simile, non so come si fa, non so neppure se sarò adatta o capace». Ma starà come sempre «dalla parte delle vittime», e sa già di cosa inten- di occuparsi: «Vorrei lavora-,re per i vecchi, per gli handi-^cappati, per tutte le persone socialmente più fragili e più indifese». E' di buon animo: «La de è ruzzolata giù, il risultalo elettorale mi sembra bellissimo». Galasso «Di politica attiva ho già molta esperienza», dice lo storico professor Giuseppe Galasso, eletto a Napoli con 17.000 voti di preferenza nelle liste del partito repubblicano. Mentre altri sono «esterni», soltanto genericamente consonanti e non di rado critici, più ospiti che militanti dei partiti che li hanno eletti, lui è un intellettuale organico: al pri è iscritto dal 1945, dai 1968 fa parte della direzione nazionale, è stato segretario provinciale e regionale; in più, l'aver avuto la carica di presidente della Biennale di Venezia l'ha abituato a ogni diplomazia e capacità di trattativa, alla vi- ni pendolare tra due città, Sul futuro governativo dà dunque un giudizio da poli- tico professionale: «Dalla fine della seconda guerra mon diale, è la situazione più diffi die mal uscita da una consti! fazione elettorale: provo grande preoccupazione, grande senso di responsabilità». Alla Camera vuole proseguire «un'azioneper Napoli e per il Mezzogiorno più necessaria che mai». Ricorda il capitolo di un suo libro recente, che ha intitolato // saio dell'umiltà per significare che il Sud deve dimettere l'orgoglio magari in negativo di pensarsi come un tcrrito-i rio speciale: «Trentacinque anni di studi storici e sociali meridionalisti m'hanno convinto che il mcrionalismo non esiste, che non esiste un problema meridionale astratto, isolato, diverso dai problemi del resto del Paese». Volponi Primo eletto fra tutti i senatori delle Marche con il 46,30 per cento dei voti, presentato nelle liste comuniste, Paolo Volponi come si sente? «Anche scrivere è un modo di far politica: eppure sento che in qualche modo per me questo è un passaggio di vita, un cambiamento grande., In maniera formale non ho mai fatto niente: sono un po', preoccupato dei nuovi doveri. Gli impegni, i viaggi, le sedute, il tempo che passa...». In Parlamento, cosa vuol fare? «Il primo problema quello della pace e della guerra: dal dibattito sui missili a Comiso non intendo restare assente». Oltre che alla sopravvivenza della macchina mondiale, più specialmente vuole utilizzare la propria esperienza anche manageriale nel lavorare per un'Italia delle province: «Per le città addormentate. Storiche, belle e fuori dal centri di produzio ne come è la mia, Urbino. meravigliosa, cantata da Dante, ma senza destinazione economica, senza lavoro, totalmente terziarizzata, senza un'idea d'iniziativa culturale o d'impresa e ripresa produttiva..», i

Persone citate: Alberto Asor Rosa, Edoardo Sanguineti, Galasso, Giuseppe Galasso, Leonardo Sciascia, Massimo Cacciari, Moro, Natalia Ginzburg, Paolo Volponi

Luoghi citati: Comiso, Italia, Marche, Napoli, Torino, Venezia