«Lo Stato spende più in interessi che per pagare i suoi dipendenti» di Stefano Lepri

«Lo Stato spende più in interessi che per pagare i suoi dipendenti» L'analisi della Corte dei Conti che ha approvato il rendiconto generale 1982 «Lo Stato spende più in interessi che per pagare i suoi dipendenti» ROMA — Lo Stato spende di più per pagare gli interessi sul suoi debiti che per mantenere 1 propri dipendenti. Lo ha rilevato Ieri la Cortp dei Conti, approvando I* rendiconto generale dello btato per li 1982 che passa oggi al Consiglio del ministri, con alcune riserve e con parecchi ammonimenti. -Al problema di risanare la finanza pubblica si legano le sorti della società civile e della democrazia» sintetizza il procuratore generale della Corte, Antonio Esposito. Nel 1982, questo il giudizio, lo Stato ha tenuto la propria contabilità con passabile correttezza, a parte alcuni capitoletti oscuri non troppo importanti. Ma la correttezza formale non impedisce che, nella sostanza, la situazione si faccia via via più pericolosa. Nessun governo, finora, è riuscito, al di là delle promesse, a mettere la spesa pubblica sotto controllo: «/ rimedi e le azioni di contenimento, posti in essere dal governo e dal Parlamento—ha detto il consigliere della Corte dei Conti Vittorio Gucclone — si rivelano in larga misura incapaci di incidere sul periodico riemergere degli squilibri di fondo, sospingendo verso il continuo riproporsi di situazioni di emergenza da fronteggiare con rimedi straordinari». Qualche raro segno positivo c'è. Nel 1982, per la prima volta, l'incremento delle spese finali dello Stato è rimasto al di sotto dell'aumento del reddito nazionale, anche se di molto poco. Però la ragione sta nelle consuete inefficienze e ritardi, oltreché nella mano vra..del Tesoro per frepare le erogazioni, perché le sómme teoricamente disponibili da spendere. In base alle leggi votate dal Parlamento, e ai residui degli anni precedenti, erano cresciute molto di più (26%). Dopo due anni, l'80 e l'81, in cui la spesa per investimenti dello Stato era diminuita, nel 1982 essa è finalmente aumentata. Non c'è da meravigliarsi che le cose vadano in questo modo se ìa pubblica ammtni strazione non viene rinnovata e. come ha detto ieri il procuratore generale Esposito, opera piii in una logica di auto-conservazione che di servizio alla collettività». La colpa non è solo dei ministeri ma anche degli enti locali e periferici: qui la Corte dei Conti critica il principio di concedere ogni anno a Comuni, Province e Regioni un tanto percentuale in più da spendere, e per tutti, senza distinzione tra parsimoniosi e dilapidatori. Questo non è e quo. si afferma, è non consente di mettere la finanza locale sotto controllo;'anzi, .proprio gli enti locali che. in passa to' hanno ricevuto mutui di maggior importo sono quelli che hanno poi aumentato la spesa al di sopra della media nazionale». La crisi dell'industria di Stato ha un riscontro impressionante in un dato che compare nella requisitoria del procuratore generale: all'inizio del 1982, le erogazioni di nuovo capitale per gli enti delle Partecipazioni statali erano previste, per tutto Pan no, In 224 miliardi. A fine anno, ne erano slati distribuiti 4688. Rimettere In equilibrio la finanza pubblica attraverso nuove tasse sembra difficile perché 11 prelievo è ormai molto elevato e per le .stridenti sperequazioni connesse all'evasione fiscale». I dati dell'82 hanno confermato In fatti un crescente divario tra imposizione diretta e imposizione indiretta: basta ricordare che il gettito Irpef derivante dalle ritenute sul lavoro dipendente, -è .salito .dal 68.8 ci11o smdaagscmdatorabadecailpe,^cento.al 71.2^ oentp del le entrate tributàrie mentre , - assai modesto (solo il 4.7 per | fcento) è stato il gettito derivante da ritenute sui redditi di lavoro autonomo. Eppure già adesso tutto 11 gettito che 11 fisco ricava dal prelievo diretto sul redditi del Paese — trattenute in bustapaga, autotassazlone, imposta alle società — copre con btvnostClansoltanto un leggero avanzo la I ÌZ.™„„ .„.„,„ .Ti —»„ ^espesa totale di rimborso dei debiti, fra capitale e interessi. Stefano Lepri bcoco

Persone citate: Antonio Esposito, Conti Vittorio Gucclone, Esposito

Luoghi citati: Roma