Nono: «La politica in Italia soffoca la cultura per fare nuova musica devo lavorare all'estero»

Nono: «La politica in Italia soffoca la cultura per fare nuova musica devo lavorare all'estero» Incontro a Londra con il compositore che ha lasciato Venezia per il centro di ricerca di Friburgo Nono: «La politica in Italia soffoca la cultura per fare nuova musica devo lavorare all'estero» LONDRA — Stanare Luigi Nono da Friburgo dove ormai lavora quasi a tempo pieno (avendo cioè lasciato Venezia), non è facile dato che quei laboratori gli offrono la possibilità «di studiare, di elaborare, in tutta tranquillità e senza frenesia». Nono ora è arrivato a Londra dove il suo Con Luigi Dallapiccola è stato dato due volte al Riverside Theatre dal gruppo Music Projects diretto da Richard Bernas In prima esecuzione per l'Inghilterra. Come gli è sembrata l'accoglienza che ha avuto? «Bisogna dire per prima cosa che l'ambiente, l'istituzione del Riverside è splendido; è un posto molto vivo e particolare, gestito da gente con potere organizzativo e intellettuale raro. Ed è pieno di giovani i quali sentono che al Riverside c'è qualche cosa di organizzato in modo diverso». Luigi Nono ha deciso di venire qui più spesso, trasferendo un suo gruppetto In questa sede, per lavorare e far musica. Che altre esperienze ha avuto il musicista a Londra? «Dal punto di vista musicale sono venuto negli ultimi anni solo perché Claudio Abbado ha fatto con la London Svmphony Orchestra Como las Olas e un'altra volta Maurizio Pollini Le sofferte onde serene. So che ogni tanto si dà musica mia; ma non molta; nel VI, '62 e '63, per tre anni, sono stato ad insegnare a Dar- tington, ma questa era terra di conquista di altri musicisti». Come e chi? «Boulez, Stockhausen, Ligeti. C'è stato un momento nel quale ero tagliato fuori dagli ambienti musicali inglesi, quindi sono venuto poco». Lavora molto di più adesso che non, diciamo, due o tre anni fa? «Di certo. A Friburgo c'è questo studio di elettronica che mi ha aperto una nuova strada. Dopo il Gran sole ho cominciato di nuovo, solo con il pianoforte praticamente, per Maurizio Pollini. Poi il suo quartetto, infine ho scoperto questo studio e sto sperimentando e studiando, cosa che è fondamentale per chiunque. Il tempo di ricercare, di avere idee, e fare che le idee vengano fuori al momento della sperimentazione, è fondamentale». In Italia non c'è uno studio del genere? «No, aneri in Italia stan chiudendo quei pochi che esistevano nei vàri- Conservatori per iniziativa di alcuni giovani». Perché di giovani? •Perché la cultura ufficiale italiana è arretrata. Per esempio quello di Milano fondato da Berto e da Moderna, tra i più importanti, sia per quello che è stato composto li sia per le posizioni die ha preso, lo hanno chiuso. Si sono avanza¬ te proposte ai vari direttori della Rai di fare corsi, seminari; credo che la cultura, se c'è, sia una cultura invecchiata». Cultura lottizzata, o non è questione di questo? «In parte si perché la lottizzazione è uno delle piaghe della vita sociale italiana. Direi che i governi che si sono succeduti della lottizzazione culturale hanno fatto una regola». 81 intravede un orizzonte migliore? «Io cerco di contemplare vari orizzonti. Ma cambiamenti non ne vedo. Mi sembra che ci sia sempre più una corsa a occupare il potere da parte di chi ha il governo in mano. E forse qui anche la si- nistru è in qualche difficoltà». La cultura una volta era di sinistra, naturalmente gratis. Adesso gli altri la comprano ma 1 comunisti si sono fatti scappare la cultura? «Si. Questo è un discorso serio. Anche fra i comunisti c'é una parte culturalmente arretrata parliamo di cultura saggisti ca, conoscitiva, anche di quella creativa. Eppure sono tantissimi i giovani intellettuali che continuano a sostenere una discussione in tutta Italia che tocca temi fondamentali, non astratti: il problema della cultura di oggi, della conoscenza di oggi, della conflittualità di oggi». Discussioni distaccate dai partiti? «Temo che ci sia una società civile che ha subito una trasformazione della terza rivoluzione industriale e partiti stentano a capire». Tutto l'incredibile sviluppo dell'elettronica è molto Importante per te? «Fondamentale. Sia nella famiglia, nella casa, nella banca, nella cultura questo sviluppo ha rivoluzionato il modo di pensare. Non è che uno applica la tecnica digitale come fosse una macchinetta, deve studiare». Quindi ha Influito molto? «Ma certo. A Friburgo c'è la possibilità di sperimentare senza le finalità della banale produzione industriale. Lo studio acustico, fisico, di mezzi elettronici nuovi ha come sola finalità lo studio stesso-. Gaia Servatilo