Coltellacci e il musical italiano

Coltellacci e il musical italiano E' MORTO IL FAMOSO SCENOGRAFO, COLLABORATORE DI G. & G. Coltellacci e il musical italiano ROMA — E' morto domenica mattina, dopo una lunga degenza in clinica, lo scenografo Giulio Coltellacci, specialmente noto per la sua attività nel settore della musica leggera. Aveva 67 anni, essendo nato a Roma nel 1916.1 funerali sono fissati per stamane alle 9 in piazza del Popolo. A pochi istanti dalla notizia della sua scomparsa, viene istintivo accoppiare il nome di Giulio Coltellacci a quello di Pietro Garinei e, nel dolente ricordo, di Sandro Giovannino e fissare 1 tre nomi In una stagione teatrale di trenfannl fa, quel 1952 che segnò, senza dubbio, una svolta per lo spettacolo Italiano del dopoguerra: la nascita della «nostra» commedia musicale sulla scia del musical americano. La premiata ditta G. & G. sfornò, in quella stagione, due allestimenti-chiave: Oran Baraonda, con Wanda Osiris e Alberto Sordi, modellato sul musical Carousel, e Atanasio cavallo vanesio, con Renato Rascel, in cui 1 due autori, fatto rapidamente loro il modello d'oltreoceano, già Io adattavano alle corde della loro più schietta Ispirazione, quello della fiaba Intinta In un tenero surrealismo. Trentaseienne (era nato a Roma nell'aprile 1916), Giulio Coltellacci era, in quella stagione «storica», a fianco di Garinei e Giovannlni, costumista e scenografo già pienamente maturo, all'insegna di una sicura eleganza, nemico d'ogni pacchianeria sfarzosa, incline, all'opposto, a mantenersi nei binari di una sorridente signorilità. I tratti di questo suo Inconfondibile stile, che era dato riconoscere ad ogni levar di sipario, contribuirono in maniera determinante al successo dei «capolavori» della ditta, che — con l'eccezione di Rugantino — si addensano tutti In quel primo, straordinario decennio. Cera, in ciascuno d'essi, una scena almeno siglata Coltellacci che non potevi più dimenticare: la palestra olimpica o 11 ballo a Montmartre di Giove in doppiopetto con Carlo Dapporto; 11 gran spaccato della sala da gioco ne La granduchessa e i camerieri con la Wandissima; l'astratta Brooklyn de La padrona di Raggio di luna con la Pagnanl. E quando non erano le sue Invenzioni d'atmosfera ad affascinare, erano 1 macchinismi scenotecnici a lasciar ammirati, come quel «doppio girevole» di Buonanotte Bettina con Chiari e la Scala (Teatro Alfieri, prima nazionale, 14 novembre 1956, 4 milioni e duecentomila lire — d'allora — di Incasso), da cui sarebbe poi disceso il girevole a tutto tondo, la Roma a sezione di cerchio, deliziosamente buri-; no., di Rugantino. Ma sarebbe un errore e un'ingiustizia confinare la personalità e l'opera di Coltellacci al pur magnifico sodali¬ zio trentennale con G. & G. Pochi lo sanno, fuori dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, ma questo artista si è distinto per un eclettismo ben più largo e generoso. Fu, per cominciare, un elegante illustratore, messo precocemente sotto contratto d'esclusiva da «Vogue» a Parigi, tra il '46 e il '50; fu, sin dalla giovinezza, un pittore dall'ispirazione segreta e gelosa (il pittore della bambole, inquiete bambine con occhi di pupazzo fissi nel vuoto); un arredatore di gusto squisito, che amava sperimentare di continuo materiali nuovi, dalla lac- ca all'acciaio; un architetto teatrale di solida esperienza, chiamato ancora di recente da Mitterrand, insieme ad altri specialisti, a progettare una nuova Opera per Parigi. Per tornare a scenografia e costumistlea, che erano certo le sue passioni più profonde, occorre almeno ricordare, accanto al suo lavoro per 11 teatro di rivista, quello per 11 teatro di danza e prosa. Scenografo prediletto di Roland Petit, che lo chiamava di continuo, da quando, nel '72, aveva assunto la direzione del ballo dell'Opera di Marsiglia, a collaborare alle sue coreografie. Coltellacci vantava un eccezionale curriculum anche sul versante del teatro drammatico. Era stato lo scenografo del quasi esordiente Squarzlna (Detective Story, 1951), di uno scatenato Gassman (Kean, 1954), del giovane Strehler, al Piccolo di via Rovello, tra il '48 e il '52: e, risalendo a ritroso nella sua carriera era stato, soprattutto, il collaboratore fedele del primo regista «moderno» italiano, quel Guido Sai vini (scomparso nel 1964, a settantun anni) di cui, un giorno o l'altro, bisognerà scrivere la storia. DI questo illustre passato Coltellacci parlava con molta misura: non soltanto per discrezione, ma per una sua attitudine a vivere, Infaticabile, nel presente, ad esaurire, una dopo l'altra, le più disparate esperienze. Il destino crudele non ha neppure voluto che fosse la fatica a stroncarlo: lo ha fatto ghermire da quel male oscuro, contro cui, purtroppo, slamo tutti, allo stesso modo, Indifesi. Guido Davico Bonino

Luoghi citati: Marsiglia, Parigi, Roma