Acqua Marcia resta all'Eni

Acqua Marcia resta all'Eni Lo ha deciso la Giunta, oggi l'assemblea degli azionisti Acqua Marcia resta all'Eni E' probabile che il presidente della finanziaria, Leonardo Di Donna, lasci l'incarico ROMA — L'Eni non vende più la finanziaria «Acqua Marcia». E' questa la scelta a sorpresa che ha compiuto, ieri sera, la giunta dell'ente petrolifero di Stato, appena in tempo per l'assemblea degli azionisti «Acqua Marcia», convocata per oggi. Nulla trapela a proposito dell'attuale presidente, Leonardo Di Donna, ma è probabile che il suo rapporto con l'Eni venga risolto e che il vertice dell'«Acqua Marcia» sia rinnovato. L'Eni possiede il 20% della finanziaria romana, ma trattava con i possibili acquirenti anche per conto della Montedlson, che controlla un altro 20%. L'approvazione del bilancio 1982, in programma per oggi, comporta anche alcuni grattacapi: 1 sindaci revisori dei conti non hanno avallato l'operazione di acquisto dell'immobile dove aveva sede il quotidiano fallito II Globo, notoriamente vicino a Di Donna; operazione, oltretutto, per la quale è possibile la revocatoria. L'«Acqua Marcia», quotata In Borsa, è in possesso di una liquidità notevole; in altre parole, ha un sacco di soldi in cassa, principalmente impiegati in Bot. In precedenza, l'Eni aveva fatto sapere che voleva cederla perché estranea ai propri scopi e alle pro> prie attività. Le trattative per la vendita, interrotte per il cambio della guardia al veni ce Eni, si erano complicate negli ultimi giorni. Alla f inan zlarla Tosco-Ligure-Lombarda, come possibile acquirente, si era aggiunto in una corsa al rialzo il pressoché sconosciuto costruttore o immobiliari¬ sta romano Longarlni, Il prezzo di cessione degli 8 milioni di azioni controllati da Eni e Montedison si sarebbe aggirato sui 28 miliardi di lire. o a Non era affatto in gara per l'acquisto, invece, il grosso finanziere milanese di origine svizzera Jody Vender, che aveva solo espresso all'Eni un generico interessamento tempo fa, senza poi alcun seguito. Le voci su Vender erano state fatte circolare nei giorni scorsi, poco dopo quelle sulla lettera di Di Donna al presidente dell'Eni, Franco Revlglio, per vedersi riconosciuti diritti come ex dirigente dell'ente. In tutti e due i casi, si trattava probabilmente di indiscrezioni volte a influenzare la trattativa. L'Eni è uscita dall'imbarazzo scegliendo di non vendere; questo ha richiesto, verosimilmente, che si risolvesse il contenzioso con Di Donna. All'ordine del giorno dell'assemblea di oggi in seconda convocazione perché la prima andò deserta, c'è l'aumento del capitale sociale da 10 a 15 miliardi, a titolo gratuito. 11 dividendo previsto per l'esercizio 1982 è di 100 lire per azione, consentito da un utile di 5 miliardi. La principale uscita del 1982 è stata l'acquisto della società proprietaria dell'immobile del Globo; le entrate, la vendita (anche questa assai discussa) delle Terme di Fiuggi all'editore romano Clarraplco e il cospicuo indennizzo versato dallo Stato per una «querelle» giudiziaria vecchia di decenni, quella relativa all'esproprio dell'acquedotto che da nome alla società. s.l

Persone citate: Di Donna, Franco Revlglio, Jody Vender, Leonardo Di Donna, Tosco

Luoghi citati: Fiuggi, Roma