Quest'anno maledetto della fame di Tito Sansa

Quest'anno maledetto della fame Un rapporto sull'alimentazione mondiale pubblicato dalla Fao per la sessione del Consiglio in corso a Roma Quest'anno maledetto della fame I buoni raccolti del 1982 hanno riempito i granai e allontanato lo spettro della denutrizione - Ma il crollo dei prezzi prima e le avverse condizioni climatiche poi hanno riproposto 0 problema in termini drammatici soprattutto nel Terzo Mondo - «Catastrofico» bilancio nel settore dell'allevamento di bestiame - Gli investimenti dell'Organizzazione mondiale «sono una goccia d'acqua su una pietra rovente» ROMA — Come stiamo con la fame nel mondo? E' la domanda ricorrente da mólti anni nell'emisfero settentrionale. Male, malissimo, sempre peggio, è la risposta che ci da la Fao (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) che ha finalmente pubblicato un .«Rapporto sull'alimentazione mondiale^ sotto la pressione delle critiche della stampa internazionale e della diffidenza dell'opinione pubblica nei Paesi sviluppati (che le rimprovera sprechi e cattiva amministrazione). Il rapporto è il primo documento del genere, a quasi 38 anni dalla fondazione della colossale organizzazione che raccoglie 152 Paesi. L'occasione è stata offerta dalla 83' sessione del Consiglio della Fao, apertasi lunedi 13 giugno e in programma fino a venerdì 24 nel palazzo alle Terme di Caracalla, a Roma. Scopo della pubblicazione è — secondo 11 direttore generale della Fao, il libanese Edouard Saouma — quello di «diffondere più ampiamente i progressi registrati nel settore dello sviluppo agricolo». Un certo ottimismo — rivela il Rapporto — si era diffuso nel mondo l'anno scorso. Nel 1982 i raccolti erano stati «In generale buoni», la minaccia di una penuria alimentare mondiale sembrava scartata. Gli «stocks» di cereali erano abbondanti e andavano aumentando, i prezzi (tenendo conto dell'inflazione) erano al più basso livello da diversi anni, il problema alimentare «non teneva più. un posto importante nelle agende degli 'uomini politici». Sembrava insomma che, aumentata la produzione (di un quinto superiore ai consumi), cresciute le riserve e diminuiti i prezzi gli affamati, i denutriti e 1 malnutriti del mondo potessero finalmente saziarsi. «Ma — ammonisce Saouma — gli "stocks" di eccedenza degli esportatori non riempiono gli stomaci dei sottoalimentati». Poi — nel Rapporto — arriva la prima doccia fredda. Quest'anno, a causa della riduzione delle superficl destinate alla cultura dei cereali (conseguenza del crollo dei prezzi, che penalizza 1 contadini), a causa del maltempo che ha infierito sull'Europa, su diversi grandi Paesi produttori dell'Asia, dell'Oceania e dell'Africa, vi sarà una «diminuzione notevole» della produzione. Altre coltivazioni importanti, in primo luogo quella del legumi, saranno danneggiate, mentre la peste bovina decima 11 bestiame in Africa e minaccia gli approvvigionamenti (già scarsissimi) di carne, e quella suina depaupera le magre ricchezze degli allevatori nell'America CentroMeridionale. (Va detto per inciso che proprio la scorsa settimana l'Italia ha destinato 4 milioni 300 mila dollari — 6 miliardi e mezzo di lire — per finanziare tramite la Feo un programma per la prevenzione della peste suina nei cinque Paesi del «Patto Andino», Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela). I problemi che si pongono alla Fao sono enormi, benché in alcuni Paesi dell'Asia (Cina In testa) siano stati fatti progressi e benché sul piano mondiale la produzione di viveri sia aumentata in misura maggiore che la popolazione (rispettivamente del 2,2 e dell'1,8 per cento). Globalmente tutto va per il meglio, sul piano'locale invece la situazione diventa sempre più allarmante. Un esempio: in 33 del 69 Paesi con deficit alimentare e a basso reddito, la produzione di cereali «prò capite» è diminuita fortemente, fino al 20 per cento rispetto all'anno precedente, in 19 di questi Paesi la produzione è calata perfino «in cifre assolute», accompagnata dall'altra parte da un'esplosione demografica. Terribile è la situazione In Africa dove — come ammette apertamente, per la prima volta, il rapporto della Fao dal 1969 a oggi sono stati registrati «più insuccessi che successi nella produzione delle culture alimentari di base». Alla contrazione della produzione di viveri vanno aggiunte quella del bestiame, la riduzione delle importazioni di concimi e di prodotti alimentari per far fronte alle prime necessità. Le riduzioni sono dovute al crollo del prezzi, che Saouma ha definito «catastrofico» perché molti Paesi esportatori del Terzo Mondo non riescono più a raccogliere con la vendita del loro prodot¬ ti la valuta necessaria per comperare all'estero il minimo indispensabile per sopravvivere. «Paradossalmente — si legge nel Rapporto — le difficoltà sono derivate dalla sovrabbondanza piuttosto che dalla penuria di cereali». Per non parlare della scarsità di carne, di concimi e soprattutto di legname. La «triste realtà» è che l'umanità del secolo ventesimo «non ha ancora messo a punto un meccanismo soddisfacente che permetta di accantonare le eccedenze di vi¬ veri quando i raccolti sono abbondanti», i n problema del problemi rimane sempre (dopo decenni di bellissimi progetti e di programmi) quello della distribuzione del beni a,disposizione. Non mediante aiuti e beneficenza, ma mediante l'.aceessibilità» al prodotti, sia producendoli in loco sia attraverso il Ubero commercio. Ma per commerciare occorre non soltanto abbattere le barriere protezionistiche, ovviamente sono anche necessari 1 capitali. Per cui la Fao suggerisce come rimedio l'aumento del redditi nel Paesi più poveri cioè: investimenti, valorizzazione delle terre e delle acque, rimboschimento, lotta alle' malattie, freno all'inurbamento, istruzione e propaganda, controllo demografico. Se si avvereranno le previsioni della Fao, secondo cui nell'anno 2000 la popolazione del Paesi in via di sviluppo raddopplerà rispetto a quella del 1980, e quattro quinti della popolazione mondiale vivrà in Paesi depressi (con mostruosi conglomerati urbani di 30 mi- Uoni di persone a Città del Messico, 26 milioni a San Paolo del Brasile e 25 milioni a Shangal), «il numero degli affamati e del denutriti sarà destinato a aumentare». In questo quadro apocalittico che risulta dal «Rapporto sull'alimentazione mondiale», contrappuntato peraltro da annotazioni di fiducia (nella «duttilità e competenza dei contadini africani», per esemplo) e da relazioni su realizzazioni di successo in diversi Paesi, mancano tuttavia le cifre dettagliate delle spese e del risultati finora raggiunti. Fa eccezione la cifra globale «dei capitali stranieri e nazionali a favore di Paesi sottosviluppati che il centro di investimenti della Fao è riuscito a mobilitare» dal 1964 al 1982. E' una somma enorme, 22 miliardi di dollari (oltre 33 mila miliardi di lire), che rimane tuttavia una Inezia In confronto alle necessità del Terzo Mondo, messe In evidenza — con un certo pessimismo — anche durante la Conferenza delle Nazioni Unite per 11 commercio e lo sviluppo (Unctad) in corso a Belgrado. Se si paragonano le cifre dei bisogni di Investimento e degli investimenti stessi per l'agricoltura necessari ogni anno nel mondo Intero, risulta che la somma stanziata annualmente dalla Fao nel suo bilancio ordinario, 180 milioni di dollari (quello straordinario è quasi 11 doppio), corrisponde appena allo 0,3 per cento — il 3 per mille — alle spese reali nei Terzo Mondo. •E' come una goccia su una pietra rovente», dice un funzionarlo della Fao, commentando 11 rapporto sul «prò gressi», dal quale l'opinione pubblica (non soltanto quella del Paesi donatori di fondi) si attendeva cifre e dati concreti. Ora ce l'abbiamo questo primo attesissimo «Rapporto sull'alimentazione mondiale», nero su bianco. Delle rivelazioni sull'attività della Fao (in particolare sulla Inefficienza del controlli del programmi «sul terreno»; 11 Rapporto non fa alcun cenno ne dà ad esse alcuna risposta. I delegati dei 49 Paesi membri del Consiglio della Fao, convenuti a Roma, discuteranno questo rapporto fino a venerdì dibatteranno tra gli altri 1 problemi costituzionali e giuridici della Fao, che Interessano noi Italiani In quanto padroni di casa, voteranno dellbere e lanceranno appelli critici al mondo che spende cifre astronomiche per gli armamenti Ma la fame — se ne può essere certi — non diminuirà e 11 problema resterà. Per l'Anno 2000 — dicono alla Fao — «certamente» non sarà stato risolto, se l'umanità «non cambierà modo di pensare^. Tito Sansa