OSSERVATORIO di Ferdinando Vegas
Il Grande Satana confina con l'Iran OSSERVATORIO Il Grande Satana confina con l'Iran La notizia dell'esecuzione di Nureddin Kianuri giunge improvvisa, ma non inattesa. Sin dal 30 aprile Kianuri stesso non solo aveva confessato i suoi crìmini, ma aveva anche riconosciuto alla Repubblica Islamica il diritto di applicargli «le punizioni più dure». La sua sorte era dunque segnata, questione solo di tempo. Quali erano, dunque, i crìmini del segretario generale del Tudeh, il partito comunista iraniano? Davanti alle telecamere, Kianuri, smagrito, lo sguardo perduto, si era dichiarato colpevole di spionaggio e di tradimento, aveva ammesso di essere stato in contatto con agenti sovietici sin dal 1945, di avere regolarmente passato loro informazioni militari e di avere avuto l'intenzione di recarsi nell'Unione Sovietica per consultazioni. Era una scena allucinante, degna proprio di quelle famose «confessioni» che — ironia della storia — Stalin aveva fatto recitare alle sue vittime ai tempi delle «grandi purghe». Kianuri, arrestato il 6 febbraio, tenuto in cella d'isolamento, era stato evidentemente «preparato» alla confessione con quei mezzi — l'impressione fisica e morale, torture insomma — che gli uomini di Khomeini hanno ereditato dalla famigerata Savak dello Scià. Per Yayatoìlah Khomeini, comunque, l'arresto di Kianuri e di una trentina di dirìgenti del Tudeh era un miracolo di Allah, che egli pertanto ringraziò per avere concesso lo smascheramento «delle atti- vita ipocrite intese a rovesciare /'Islam». Khomeini girava cosi sul piano religioso una questione che era, invece, essenzialmente d'ordine politico. Lo smantellamento del Tudeh trova infatti spiegazione nell'orientamento politico che ormai prevale a Teheran, tanto sul piano interno quanto sul piano internazionale. Sotto questo secondo aspetto, le «confessioni» di Kianuri e di altri dirigenti del Tudeh non lasciano dubbio sull'ispirazione antisovietica dell'operazione; subito dopo, del resto, 18 diplomatici sovietici, quasi la metà degli effettivi dell'ambasciata, sono stati espulsi E' probabile che la aeci- sione di Mosca di riprendere la fornitura d'armi all'Iraq, in guerra con l'Iran, abbia dato la spinta ultima al peggioramento dei rapporti con l'Unione Sovietica. Questa, d'altro canto, aveva già prima raffreddato le relazioni con Teheran in conseguenza del sostegno dai mullah iraniani ai confratelli musulmani dell'Afghanistan. L'avvicinamento del regime clericale dell'Iran a quello ateo di Mosca, d'altronde, era una pura necessità contingente per controbilanciare la rottura con Washington. Adesso il «grande Satana» d'Oltreoceano appare meno pericoloso ed emerge invece un altro «grande Satana», quello confinante. Lo spostamento deriva, oltreché da ragioni d'ordine internazionale, anche, in buona misura, da motivi d'ordine interno; dal predo-' minio, cioè, saldamente acquistato dagli elementi conservatori e addirittura reazionari. Si tocca qui il tragico errore del Tudeh, e in particolare di Kianuri, che lo guidava dal settembre 1978: l'avere puntato su una cosiddetta «linea dell'/mom», che avrebbe condotto ad una «seconda rivoluzione», sul piano sociale. Questa linea, in realtà, era inesistente; era la copertura escogitata da Kianuri, forse in buona fede, per giustificare l'appoggio del Tudeh alla «rivoluzione» khomeinista. Per il partito comunista, bandito dallo Scià nel 1949, era certo di capitale importanza il poter riemergere alla luce, ma si dovette accontentare di una legalità fragile ed illusoria, elargitagli implicitamente da Khomeini finché gli risultava conveniente. Nonostante s'intitolasse alle «masse», il Tudeh contava poche migliaia di membri, nulla in confronto alle vere masse che l'avevano seguito nei prirhi anni dopo la fondazione (1941); adesso invece le masse, fanatizzate, stavano con gli ayatollah. E gli ayatollah, forti di questo appoggio, hanno potuto eliminare uno dopo l'altro gli avversari, procedendo' da destra a sinistra, finché è venuta la volta dei comunisti del Tudeh. La via è ora aperta' ai disegni di Allah ed ai traffici con l'Occidente. Ferdinando Vegas Per i mullah via riaperta ai traffici con l'Ovest
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