L'uomo e il catasto dell'universo di Angelo Dragone

L'uomo e il catasto dell'universo L'uomo e il catasto dell'universo A Torino, una mostra riassume le tappe dell'arte e delle tecniche cartografiche attraverso i secoli TORINO — Nella mostra Arte e Scienza per il disegno del mondo, ideata da Giulio Macchi e ordinata per l'assessorato comunale alla Cultura alla Mole Antonelliana (dove rimarrà aperta sino a tutto ottobre), qualcuno potrebbe vedere non più che una spettacolare rassegna documentarla della figurazione cartografica dell'Universo. Certo lo è, ma va subito detto come sia molto di più. I circa mille «pezzi» che l'ideatore, con la collaborazione di Marina Paglieri e Maria Vitale, ha riunito in due anni di ricerche, rinnovando radicalmente l'edizione presentata nel 1980 al Beaubourg parigino, offrono infatti soprattutto una suggestiva chiave di lettura di un processo nel quale arte e scienza devono avere effettivamente contribuito a ridellneare il disegno del mondo, misurandosi insieme con l'intera storia dell'umanità. Tra originali, riproduzioni fotografiche, strumenti e apparecchiature scientifiche, l'esposizione spazia infatti dalle impronte fossili d'un uomo primitivo al modello delVHipparcos, il satellite progettato dall' Aeritalia di Torino e destinato a essere pósto in orbita nel 1986 per acquisire, in almeno due anni di lavoro, 1 dati per la formazione d'un vero e proprio catasto delle stelle. Ancor più rilevante appare però il fatto che ogni oggetto presentato, al di la delle curiosità che può suscitare come prezioso cimelio storico ed è una storia cui uomini di ogni nazione hanno dato nel tempo apporti a volte insostituibili —, sembra avere il potere di coinvolgere 11 visitatore stimolandone conoscenze e fantasia, sino a dargli la percezione più precisa del suo essere nella storia: .un punto quasi impercettibile nella vastità dell'universo, ma vivo,1 protagonista. Non è quindi un caso se a introdurre 11 visitatore nel contesto espositivo è un labirinto vegetale, su progetto di Michelangelo Pistoletto, nel sottostante piccolo giardino della Mole. Nulla più del labirinto, figurazione concreta ed emblematica insieme, sarebbe stato in grado di illustrare come a un percorso reale possa corrispondere un itinerario mentale: quello, appunto, attraverso 11 quale, fin dai tempi più remoti, l'uomo ha sentito l'esigenza di immaginare e di rappresentare se stesso e il mondo che lo circondava. Nonostante un approccio cosi particolare, quanto è stato raccolto ed esposto con l'appoggio di un centinaio di istituti di ogni parte del mondo — dalle biblioteche e dai musei italiani e stranieri alla Nasa, dall'Istituto geografico nazionale di Parigi all'Archivio di Stato di Torino (che, insieme alla Biblioteca Reale, si è rivelato insospettabilmente ricco di antiche carte nautiche, 1 preziosi «portolani»)—è più che sufficiente a documentare, la complessità del pensiero dal quale, in epoche diverse, hanno preso avvio teorie e concezioni visive mentre di pari passo s'andavano sviluppando nuove metodologie di ricerca, derivandone nuovi strumenti e inèdite tecnologie. Agli inizi sono le impronta del piede umano a offrire la testimonianza dell'istintivo bisogno di muoversi da un punto all'altro, di viaggiare, Nascono quindi le strade, e con le strade le prime carte-itinerarie: dal papiro delle miniere del 1100 a.C, conservato nel Museo Egizio di Torino, alla straordinaria Tabula PeuUngeriana della biblioteca nazionale di Vienna, copia medioevale di una carta romana che costituisce la più completa testimonianza del sistema stradale nell'età imperlale, vero e proprio «itlne- rarlo dipinto» consultabile nel sei metri di lunghezza della striscia, larga non più di 34 centimetri. Nelle sequenze modulari in cui si sviluppano i diciotto temi espositlvi sino alla conclusiva «cartografia dell'Immaginario» è interessante notare come, al di fuori di ogni impe¬ gno strettamente cronologico, la mostra si svolga attraverso continui, sottili richiami, a volte con precisi rimandi, dovuti ora al progresso delle scienze ora all'intuizione degli artisti che alimentano lo straordinario viaggio nel tempo e nello spazio offerto al visitatore tappa dopo tappa. Si muove a esempio dalla citta, quasi emblematicamente raffigurata nelle tavolette sumere In terracotta, per giungere alla Forma Urbis vasta pianta marmorea di Roma imperiale; e cosi dal «Rotolo del morti» del 1130, con la descrizione dell'itinerario iberico da S. oiusto a Santiago di Composte 11 a, si arriva al testi rinascimentali di Piero della Francesca e di Francesco di Giorgio Martini, in un intreccio di immagini storico-artistiche e di figurazioni scientifiche, di strumenti di epoche diverse per approdare, aldilà della spettacolare riproduzione tridimensionale del sistema solare, sospesa all'interno della Mole, a un recente laboratorio per il trattaménto automatizzato della cartografia e ai più diffusi rilevamenti mediante satelliti. Ad ogni passo un problema: il plano apparente e la sfericità della Terra da raffigurarvi, l'itinerario come racconto che potè ispirare la suite giapponese delle 53 stazioni del Tokaldo, ma che in qualche modo ritorna nella spoglia essenzialità nel dipinto di Gastone Novelli Allunerà il passo amico mio. Nel reale come nel simbolo si cerca poi il centro abitato, sede d'un potere politico-militare o spirituale, come Gerusalemme, la Mecca, o un'alta montagna mentre, a una ordinata visione centripeta del mondo si ri¬ conducono anche le rappresentazioni zodiacali con la figura umana inscritta nel cerchio o nel quadrato. Intesa come modulo o misura di tutte le cose. Altri momenti di ricerca sono costituiti dalla «centuriazlone romana» (nel Veneto) e dalle prime triangolazioni che trovano applicazione nella «Carta geometrica della Francia» realizzata ad opera del Cassini, tra il 1788 e il 1812, quasi aggiornando via via la visione di Tolomeo, di Mercatore, e del MUnster, quando da tempo 'Fra Mauro aveva già tentato, nel suo mappamondo, di sintetizzare tutte le informazioni della sua epoca comprese, quelle recate dal viaggi di Marco Polo, veneziano come lo fu anche il Coronella autore d'un globo terrestre (1888) e di uno celeste (1693) presenti in mostra come dei due giganteschi globi detti di Marly riscoperti dal Macchi a Versailles ed esposti nell'80 a Parigi Terre rimaste a lungo incognite, come li continente australe, sono oggi oggetto di rilevamenti da satelliti mediante microonde che ne stanno chiarendo ogni aspetto servendosi di carte basate sulle temperature di brillanza. Lo stesso fondo del mare, come 11 cielo, e l'Interno della Terra sono stati cosi ridisegnati, mentre l'astronomia trovava appoggio nella più moderna astrofisica, dopo che al cannocchiale s'erano affiancati i segnali propri delle onde: raccolti e interpretati, questi, nel loro messaggi più diversi, sul controllo delle risorse terre-; stri come sull'osservazione strategica dai potenziali impieghi militari. Angelo Dragone Gerordo Mercatore

Persone citate: Gastone Novelli, Giorgio Martini, Giulio Macchi, Maria Vitale, Marina Paglieri, Michelangelo Pistoletto, Piero Della Francesca