Depone la vedova del banchiere Calvi Troppi silenzi degli amici di Carboni di Emanuele Novazio

Depone la vedova del banchiere Calvi Troppi silenzi degli amici di Carboni L'inchiesta a Londra sulla morte del presidente del Banco Ambrosiano Depone la vedova del banchiere Calvi Troppi silenzi degli amici di Carboni DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — Una giornata drammatica, densa di personaggi, contraddizioni, colpi di scena. La sesta udienza dell'inchiesta Calvi, davanti al coroner di Londra, doveva essere una seduta di riepilogo, prima dell'arrivo del «superteste» Vittor (verrà solo domani). E' stata, invece, «il giorno più lungo, della Milton Court. Con la prima, tesa dichiarazione della signora Calvi, a metà pomeriggio, e le deposizioni sconcertanti con le loro lacune, dei due Morris, William e Odette, padre e figlia, r«allbi» londinese di Flavio Carboni. E l'inatteso ingresso, ormai a fine udienza, di Laura Concas, l'amica romana del faccendiere («ma amante da tredici anni e mesto*, ha messo agli atti l'avvocato dei Calvi, Carmen). I punti oscuri, i misteri, restano molti, nella fine di Calvi. Ma una cosa è certa. Chi, in quei giorni del giugno 1982, fu vicino a Carboni, o gli parlò, e gli è amico, ha troppi silenzi. Dimentica troppe cose. ■Le ultime parole di mio marito». Clara Calvi'sale sul banco del testimoni poco prima delle 16. E' nervosa, ma si controlla bene. Parla in inglese, svelta: 11 coroner deve invitarla a ripetere. «Affo marito si sentiva in pericolo, in Italia. Era preoccupato per tutti noi, e mi convinse a lasciare il Paese. Aveva molte guardie del corpo. A Roma, a Milano, non si sentiva sicuro. Prima che io me ne andassi, mi ripeteva: "Se mi uccideranno, se non ti rivedrò...". Poi, il 16 giugno, 24 ore prima che morisse, mi telefonò, non sapevo da dove. Disse: "Sta per scoppiare una cosa pazzesca, meravigliosa, che cambìerà la nostra vita. L'affare va avanti, è difficile ma va avanti". Era molto felice. Mi disse: "Sii paziente, ancora un po'. Resta a Washington, dove sei ben protetta". Se tentò mai di uccidersi .n carcere, nel 1981? Fu un falso suicidio, voleva uscire di là: i magistrati gli avevano chiesto informazioni sui socialisti e il Vaticano;, ed era stato tn (ormato che qualcuno voleva smembrare il Banco Ambro¬ ssr siano. Così, era preoccupato. Voleva uscire. Non pensò mai al suicidio. Se fosse vivo, oggi sarebbe il più grande banchiere italiano». I biglietti sotto la porta, I! giorno dopo la morte di Calvi, Odette Morris accompagnò Carboni per Londra. Fissò per lui una camera all'hotel Chelsea, vicino al residence di Calvi e Vittor. Rimase con Carboni (che quasi non conosceva) alcune ore, chiusa nella stessa stanza. Il faccendiere sardo fece una telefonata dopo l'altra, in italiane, lingua che lei capisce bene. Ma non ricorda quel poco che senti. Anzi: «Non sentii quasi nulla», dice. Più tardi. Carboni le dettò due biglietti per Vittor. E lei li infilò sotto la porta della stanza 881, al residence Cloisters. Dicevano: "Caro Silvano Vittor, ho telefonato tante volte, ma non ti ho visto. Dimmi come fare a trovarti. Telefona a Elda a Vito. Odino ». Chi è Elda? (la madre delle sorelle Klelnszig si chiama Elda). Chi, o che cosa è Vito? (la signora Klelnszig ha una casa a San Vito, al confine italo-austriaco). E perché Od Ina? Odette Morris: 'Non lo so, fu Carboni a dettare, io scrissi quel chi voleva». Avv. Carman: «Ma non sembrò un pomeriggio un po' strano?». 'No, lui era un uomo d'affari». Coroner: «Guardò dal buco della serratura, alla porta di Vittor?». «Si». Coroner: «Un po' strano, per una ragazza che non ascolta telefonate». Quel viaggio a (Edimburgo, n giorno dopo, Odette e Carboni vanno a Edimburgo. Perché? «Credevo di andare in Italia» dice la Morris. Coroner: «Ma lei sa che i voli per Roma partono dall'aeroporto di Heathrow. Perché andaste a Oatwlck?». «Cosi scelse Carboni». Carman: «Carboni è ricco, abituato agli alberghi di lusso. Perché prima di partire per la Scozia passò la notte da voi. In una casa modesta?». «Lo invitammo noi». Forse perché non voleva farsi trovare in un albergo, dopo la mor¬ te di Calvi? Nessuna risposta. E a Edimburgo, perché lo fece passare per suo marito?». • Era più semplice». La telefonata di Carboni. Dalle registrazioni dell'Hllton, dove Carboni alloggiò mercoledì 16 giugno, risulta che l'uomo d'affari sardo chiamò i Morris alle 19,58, quasi due ore prima d'aver avuto 11 loro numero da Laura Concas. Com'è possibile? L'arrivo della ragazza romana doveva servire, nelle intenzioni del legali di Carboni, a spiegarlo. Laura Concas: « Carboni mi chiamò alle 19,40, non a casa, ma in una clinica romana, dov'ero a trovare un'amica». Carman: «Ma alla polizia lei ha dichiarato di aver saputo che Carboni era a Londra solo quando le telefonò sua zia Morris. Lui le disse che cercava un appartamento proprio a Londra e che aveva bisogno dell'aiuto del suol parenti inglesi. Non pensò che si trovasse a Londra, già allora?». «No... «E lui non le disse di più?.. .No». «Ma si fida di lei?», «Si». «Quella sera lui le telefonò quattro volte. Che cosa le disse?». «Sono personali cos'e pandolo risenti dopo la morte di Calvi, di che cosa parlaste?». «Lo informai che avevano trovato il cadavere». «E lui?». ^Rimase stupito». «Ma lei collegò la sua presenza a Londra con la morte di Calvi?». .No». «Però sapeva che era a Londra per aiutate Calvi». «L'avevo intuito». «E non gli chiese mai nulla?». Mai». Centomila dollari in Svizzera. Carman: «Quanti soldi le ha dato, Carboni, dopo la morte di Calvi?». Laura Concas: .Non voglio rispondere», .liei ha avuto un versamento di 100 mila dollari su una banca svizzera?».. .Non voglio rispondere». .Guardi 11 documento: Carboni rinuncia in suo favore a un conto con 100 mila dollari. E' la firma di Carboni?». .Credo di si». «E' su un conto intestato a lei, a Lugano?». .Non so». Emanuele Novazio