«Solo da morto lascerò la camorra» giurava l'adepto nelle mani del capo

«Solo da morto lascerò la camorra» giurava l'adepto nelle mani del capo Per la banda di Cutolo antiche regole ed una moderna organizzazione «Solo da morto lascerò la camorra» giurava l'adepto nelle mani del capo DAL NOSTRO INVIATO NAPOLI — «'O Principe», «'O Sommo*, «'O Vangelo... o, più confidenzialmente «'O Zio*. E' sempre lui, Raffaele Cutolo, nel linguaggio degli affiliati della sua tentacolare organizzazione. Pasquale Barra ha parlato per mesi e nella sua lunghissima confessione non poteva rimanere estraneo quel sorprendente capitolo che tratta di codici e rituali di un gruppo proteso verso, tutti i traffici consentiti dalla società moderna, ma nello stesso tempo saldamente ancorato alle più antiche tradizioni della camorra spagnola. Anzitutto, qualche cenno sull'organizzazione e la gerarchia. Subito al di sotto di Raffaele Cutolo (detto anche, semplicemente, «il Verbo») ci sono, o c'erano prima che attentati e arresti li mettessero fuori gioco, tre «sanasti*. Fino al momento in cui Barra viveva nell'organizzazione, questi erano Vincenzo Camillo, poi saltato in aria a Roma, Raffaele Catapano, oggi in carcere per omicidio, e, naturalmente «l'animale* cioè lo stesso Barra. Uno dei tre (o, nel casi più significativi, tutti e tre assieme) doveva partecipare ad ogni «iniziazione», che avveniva come nel rituale più antico con una serie di domande a cui l'aspirante rispondeva con formule fisse, e col famoso «giuramento di sangue». •La camorra è una setta*, ha chiarito Barra, aggiungendo che tutte le persone di cui ha fatto il nome erano state «iniziate» (dunque, a rigore, anche la suora arrestata ad Ercolano ed 11 sacerdote preso ad Ascoli). Per i più meritevoli, dopo l'iniziazione c'era 1'«accoppiata», la cerimonia con la quale i più intraprendenti o i più sanguinari ricevevano una promozione in cambio della loro efficienza II conferimento di nuovi incarichi (• 'o regalo*) avveniva solo alla presenza di un «contabile», nella persona cioè deputata all'erogazione del fondi nell'area in cui la cerimonia si svolgeva, e di un «compare di sangue». Il tutto, però, non prima che Cutolo, o chi per lui, avesse concluso «'a tirata*, cioè 11 discorso con cui al camorrista si riconoscevano meriti particolari. Esistevano, aggiunge Barra, anche forme di iniziazione più snelle, inventate dal «Sommo» per tutti quei casi in cui la cerimonia tradizionale sarebbe stata difficilmente praticabile, e applicate dunque solo a «cumparielli» di tipo un po' particolare. Tutti comunque, una volta entrati nell'organizzazione, si impegnavano ad uscirne solo da morti. In cambio della dedizione assoluta, Cutolo e i suol assicuravano aiuto e protezione in qualunque frangente. In caso di- bisogno, un assegno di almeno 800 mila lire al mese. Stesso trattamento per le famiglie dei camorristi finiti in galera. A Bua volta, ogni seguace di don Raffaele riceveva, oltre le sbarre, un assegno di almeno 400 mila lire mensili. g. z.

Luoghi citati: Ascoli, Ercolano, Napoli, Roma