Cutolo scrisse nel carcere di Ascoli i due falsi pubblicati dall'«Unità»

Cutolo scrisse nel carcere di Ascoli i due falsi pubblicati dall «Unità» Le rivelazioni di un pentito sui casi Rotondi-Maresca e Semerari Cutolo scrisse nel carcere di Ascoli i due falsi pubblicati dall «Unità» ROMA — «Ad una società che non ebbe prima la giustizia di capirlo e dopo quella di redimerlo, che ha fatto in fretta quando lo ha dovuto condannare e che non ha avuto cura di conoscerlo, egli risponde con la poesia*, il «poeta maledetto» che l'avvocato Bruno Splezia, da venerdì in cella, intendeva presentare con questa prosa pomposa e incerta, è Raffaele Cutolo, autore di un libricino—.«Poesie e pensiero» — scritto nel carcere di Ascoli, per anni il suo regno, per rappresentare in versi lo spirito camorrista. Un altro esegeta ora detenuto, l'avvocato Oangemi, dedicò quei versi a «chi avesse, al di là di certe bardature istituzionali, disponibilità all'ascolto*. E ad Ascoli, di gente disposta ad ascoltare quel messaggio «al di là di certe bardature istituzionali*, Cutolo ne trovò diversi. Accusati di appartenere alla sua banda, sono finiti due giorni fa in cella il comandante delle guardie carcerarie, maresciallo Franco Ouarracino, e il cappellano del penitenziario, padre Saverlo, al secolo Mariano Santini. Oltre a una suora che a quunto pare face' va da portaordini. E non è detto che la lista si chiuda qui, Cosi adesso si ha conferma che ad Ascoli Cutolo non scriveva solo versi, ma soprattutto trame contorte e bizantine per nuovi omicidi; e all'occorrenza, qualche falso, per corroborare la complessità del «giallo» che lui elaborava a tavolino e i suoi mettevano in scena. Avrebbe scritto nella sua cella sia il testo del falso documento che, apparso'sul VUnità, fece esplodere il cosiddetto «caso Rotondi-Maresca», sia la lettera giunta sempre all' Uni tà subito dopo la scomparsa dello psichiatra Aldo Semerari, trovato decapitato davanti alla villa di Cutolo. Una storia perversa raccontata mesi fa ai carabinieri dal pentito Pandico. Siamo nel giorni caldi delle polemiche per le «rivelazioni» dell' Unità sul sequestro dell'assessore de Ciro Cirillo. Una figura ambigua, l'informatore della polizia Luigi Rotondi, ha propinato a Marina Maresca, giornalista dell'or gano comunista, un docu mento su carta intestata di un ufficio giudiziario: vi si af ■ ferma che due uomini di governo, l'onorevole Scotti e il senatore Patriarca, hanno trattato in prima persona con Cutolo perché facesse da intermediario con le Brigate rosse ed ottenesse il rilascio dell'assessore democristiano Ciro Cirillo. Quel falso, racconta adesso Pandico (uno dc del due pentiti), fu studiato in cella da Cutolo e da un suo legale, l'avvocato Madonna (ma poi Rotondi lo elaborò materialmente). Conteneva uno spunto vero (l'offerta di intermediazione nel sequestro Cirillo fatta a Cutolo da uomini dei servizi segreti) e molte circostanze inventate: soprattutto quelle che riguardavano i parlamentari della de campana Scotti e Patriarca. Ma che interesse poteva avere Cutolo a coinvolgerli? Ecco una domanda ancora senza risposta. Il falso sul quale l'Unità costruisce in buona fede alcuni servizi viene comunque smascherato. Ecco allora sparire Semerari. Aldo Semerari, psichiatra, coinvolto in un primo tempo nell'inchiesta sulla strage di Bologna, perito di parte per Cutolo, per altri camorristi rivali e per terroristi neri, scompare a Napoli dal suo albergo. Il giorno dopo arriva all' Unità una lettera battuta a macchina che porta in calce la sua firma. Vi si dice in sostanza: sono stato io a fornire le notizie sul «caso Cirillo» alla giornalista Maresca, confermo che sono tutte vere. Ora il pentito Giovanni Pandico racconta che anche il testo di quella lettera venne, scritto da Cutolo, e subito dopo battuto a macchina da un avvocato suo complice ih una copisteria di Ascoli. Quindi venne fatta firmare a Semerari, rapito da uomini di.Cutolo, e inviata. Semerari—dice Pandico — venne poi consegnato a camorristi rivali di Cutolo, gli Ammaturo, che intendevano vendicarsi per «sgarri» passati. In quel modo, aggiùnge Pandico, fu si glata la tregua tra Cutolo e gli anti-cutoliani, e il patto resse alcuni mesi. Il clan di Ammaturo assassinò poi lo psichia¬ tra e ne lasciò il cadavere de capitato davanti alla villa di Cutolo. Stòrie in cui atrocità tribali si mescolano alla pratica di tattiche rivolte ai mass inedia e alla politica. Sorprende la frequenza con la quale appaiono personaggi con agganci nelle istituzioni. Da Semerari, per anni perito di fiducia di molti magistrati, agli uomini dei servizi segreti che chiesero a Cutolo l'intermediazione nella vicenda Cirillo; a Luigi Rotondi, l'informato re della polizia, che adesso potrebbe avere nuovi guai giudi zlarl. Ed è infine singolare la libertà di movimento concessa a Cutolo nel carcere di Ascoli, malgrado fosse chiaro che la sua cella era una centrale operativa. Che la «Nuova Camorra organizzata» abbia giocato anche su tavoli con «bardature istituzionali»? Guido Itampoldi

Luoghi citati: Ascoli, Bologna, Napoli, Roma