Bulli di periferia vinti dalla realtà
Bulli di periferìa vinti dalla realtà FILM: «Spetters», «L'ultima vergine» Bulli di periferìa vinti dalla realtà Spetters di Paul Verhoeven, con Hans von Tongeren, Renée Soutendijk, Toon Agtefberg. Rutger Hauer. Avventuroso, colori, Olanda 1980. Cinema Reposi. Il titolo fa pensare a un horror popolato di fantasmi. Invece no: Spetters è parola olandese usata per definire i gióvani con attitudini esibizionistiche: 'dritti», a chiamarli con un nostro vocabolo. Alla categorìa appartengono tre ragazzoni della periferia di Rotterdam, aspiranti alla gloria, alla ricchezza, al successo plurimo e immediato con le donne da cogliere attraverso la spinta di vittoriose prove di motocross. Sotto il profilo agonistico uno solo dei tre ha reali possibilità di diventare campione, ma un incidente lo stronca lasciandolo paralizzato e negandogli anche l'attività sessuale; un altro, bullo dalla figura di. 'travoltino: passa attraverso crude esperienze — il film, in certe immagini, è più spregiudicato di Querelle — che faranno di lui un diverso; il terzo, all'apparenza il più imbranato, è quello che, dato, addio al sogni di gloria, si 'realizza» cambiando attività e diventa barman, associato in bottega alla biondona ingorda e accessibile, in precedenza amante comune del terzetto. Diretto con innegabile mestiere da un regista del quale in Italia si videro Fiore di cactus e Kitty Tippel, questo Spetters ha fa- die presa sul pubblico, inserisce qualche nota amara (il suicidio del paralizzato) talune pretese di, analisi sociale in un contesto abbastanza protervo, dove prevalgono, insieme alle scatenate gare di motocross, le testimonianze sulla condizione e sul comportamento, istintivo o calcolato, di una gioventù maschile e femminile di estrazione proletaria o piccolo borghese. A A L'ultima vergine americana di Boaz Davidson, con Lawrence Monoson, Diane Franklin, Steve Alitili. Joe Rubbo. Usa-Israele, 1982. Cinema Ideal. Visto che i film e filmetti sull'odierna gioventù accalorata si imitano a vicenda allineando personaggi o macchiette d'obbligo e situazioni tra loro identiche, il regista israeliano Boaz Davidson non ha esitato a copiare se stesso, rifacendo in America, quasi tale e quale, una pellicola da lui scritta e diretta in Israele nel 1977 e proiettata foltaIta nel 79 col titolo Pop Lemon. L'ambientazione di Tel Aviv è ora -cambiata in quella di Los Angeles; la colonna sonora originale in cui si ascoltavano i Piatters, Paul Ankae Modugno è stata aggiornata con musiche rock dei Police, dei Cars, dei Commodores e di altri complessi. Ma il tema fondamentale del raccontino è tuttora quello di Oary, liceale frustrato, trascurato dalle compagne di scuola, tra le quali Karen, di cui il giovincello è innamorato, cede a un più intraprendente studentino che prima la mette incinta, poi la ripudia. Gary si prende cura di lei, si sforza di trovare le centinaia di dollari necessari per farla abortire, ma quando crede d'aver diritto all'amorosa riconoscenza della convalescente s'accorge che l'ingrata vuol bene soltanto allo sfacciato seduttore. n filmetto, più ohe nella prospettiva della problematica giovanile indugia, con piccanti dettagli', a descrivere la fregole, amorose dei teen-agers, raffigurati peraltro da interpreti spontanei e persuasivi. a. v.
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