Vino in lattina conquista gli Usa di Remo Lugli

Vino in lattina conquista gli Usa In luglio da Modena saranno spediti dieci milioni di contenitori Vino in lattina conquista gli Usa Anche il mercato italiano va forte - Vignaioli soddisfatti: se il boom continua si potranno risollevare l'industria non riesce a produrre la grande quantità di recipienti le sorti del settore - Un problema: DAL NOSTRO INVIATO MODENA — Ancora qualche mese fa molti vinai gridavano all'eresia quando sentivano parlare di lattina come contenitore per il vino. Oggi questo modo di vendere vino sta diventando un fenomeno esplosivo, un boom inimmaginabile. .Almeno una cinquantina di aziende italiane primarie per la produzione del vino stanno manifestando il loro interesse — dice Romano Ruggerini. amministratore della maggiore ditta italiana produttrice di lattine per bevande —. Taluni vanno con cautela perché fino a ieri hanno gridato che piove e non possono subito uscire con l'ombrello sotto il soler,. Un boom inimmaginabile, ma poi non tanto, sicuramente immaginabile per Giancarlo Giacobazzi. il promotore di questa iniziativa. La .Giacobazzi Grandi Vini», di Nonan tola, è stata la prima ad esportare lambnisco negli Stati Uniti, attualmente circa 30 milioni di bottiglie all'anno. Bene, la Giacobazzi, due anni fa. ha proposto di mettere 11 lambnisco in lattina, modo nuovo, adatto ai giovani, adatto al vino giovane e frizzante come il lambnisco. Ma le leggi esigevano per il vino solo contenitori di vetro o coccio o legno. Giacobazzi fece la domanda al ministero dell'Agricoltura, ci furono lunghe attese, difficoltà da superare, poi, nel novembre '82, usci un decreto legge che autorizzava la lattina; ma era inadeguato, parlava di vini fermi, o lisci, cioè non frizzanti. In altre parole, escludeva proprio il lambrusco. Altra attesa. La modifica è del 26 aprile scorso. Via libera, quindi, per la produzione, lo smercio, l'esportazione. La Giacobazzi, nel frattempo, si era preparata, aveva già mandato assaggi in America. Adesso sta lavorando a pieno ritmo, In dimensioni incredibili, anche per un'azienda abituata a produzioni dell'ordine di 30 mila bottiglie-ora. La sua linea automatica lavora dalle 6 della mattina alle 24, producendo 300 mila pezzi al giorno. Entro la fine di luglio dovremo mandare negli Stati Uniti dieci milioni di lattine, i primi carichi partiranno il giorno 27 — dice Giancarlo Giacobazzi —. Quello che soprattutto ci ha sorpresi è stato il mercato interno: a tuff oggi, dalla fine di aprile, abbiamo venduto cinque milioni di lattine e le richieste sono in continuo aumento'. Non è stato facile far fronte ad una richiesta cosi forte e improvvisa del mercato, le ditte produttrici dei contenitori si sono trovate in crisi. In Italia si contano sulle dita: la Superbox e la Capolo di Reggio Emilia, la Faba di Parma, il Tubettificio Ligure di Lecco producevano circa 600 milioni di lattine da bevande, della capacità di 33 ce; altri 600-700 milioni di pezzi vengono prodotti da una ditta che lavora per la Pepsi Cola. A questi produttori si è chiesto im¬ provvisamente di far fronte ad ordini di decine di milioni di lattine da 25 ce, misura che si è ritenuta ideale per il vino. Dice Pier Luigi Pornaciari della Capolo: 'Noi siamo riusciti a produrne dieci milioni, ma se ne avessimo disponibili trenta milioni, li avremmo subito smerciati^. Alla Giacobazzi ci si rammarica ancora adesso di un vuoto di dieci giorni. «Siamo dovuti correre alla ricerca di fabbriche straniere, che ci hanno tirato fuori dalla secca; attualmente integrano la produzione Italiana ditte olandesi e belghe*. Sulla scia della Giacobazzi sono venuti la Cavicchioli di San Prospero (Modena), che pure imbottiglia lambrusco, l'Alivar per i vini veneti, la Pedrotti di Rovereto di Trento e altre aziende minori. Nessuna ha una propria linea di confezionamento, tutte sono state prese alla sprovvista dal boom: si servono di impianti a noleggio, uno del quali è a Fidenza, gestito dalla Locud che imbottiglia anche la Pepsi Cola. Ma sarà un successo duraturo o solo un fatto di curiosità? Giancarlo Giacobazzi, propulsore di tutto questo meccanismo, continua ad essere ottimista. «E' sema dubbio la formula buona per risollevare le sorti della vinicoltura italiana. Nel 75, in Italia, si bevevano 125 litri di vino prò capite all'anno, nell'82 la quotaèscesaa85litrin. 'Abbiamo perso il mercato dei piovani — dice Giacobazzi —. La produzione italiana di vino — 85 milioni di ettolitri nell'82, la maggiore nel mondo — ci crea grandi eccedenze, nonostante l'esportazione e la distillazione. La lattina ha la forma e la misura adatte per fare apprezzare il vino dai giovani. Questo dovrebbe es¬ sere un consumo nuovo, non un trasferimento dalla bottiglia alla lattina». Vino frizzante, qui si continua a sottolineare, perché non ha senso mettere in lattina un vino Uscio, fermo. Quello frizzante, leggero, di appena otto gradi o poco più, deve essere bevuto fresco e la lattina si presta bene al frigorifero; anzi la lattina sta al frigo come la bottiglia di vino doc sta alla.cantina. E lo spazio di mercato c'è per questa lattina? Certo, di cono i suoi fautori. Gli Stati Uniti, con 220 milioni di abitanti, consumano, in un anno, 50 miliardi di lattine in varie bevande, la Gran Bretagna, con 46 milioni di abitanti, 3 miliardi di birre e altre bevande; in Italia, con una popolazione di 56 milioni, siamo ad appena un miliardo e 300 milioni. Remo Lugli