Vendetta o follia: 2 piste nelle indagini per l'assassinio della docente bolognese di Vincenzo Tessandori

Vendetta o follia: 2 piste nelle indagini per l'assassinio della docente bolognese L'omicida ha agito con freddezza e non ha lasciato tracce nell'alloggio della vittima Vendetta o follia: 2 piste nelle indagini per l'assassinio della docente bolognese Gli inquirenti hanno interrogato per tutta la notte un giovane pittore amico della donna: è stato l'ultimo a vederla in vita nel pomeriggio di domenica - La professoressa avrebbe tentato di difendersi dalle coltellate DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Sembra un delitto come tanti anche questo che ha sfregiato la Bologna intellettuale, e forse lo è. L'assassino, che si è lasciato dietro dubbi e timori, pare un professionista freddo e capace di cancellare ogni indizio. Nessuno per- ora azzarda qualcosa di più di un'Ipotesi, chi ha sospetti li dice a bassa voce, nessuno suggerisce che quelle qùarantasette coltellate vibrate a Francesca Alinovi, 35 anni, ricercatrice al Dams, «Intelligenza emergente nel mondo della critica artistica», siano una vendetta orribile oppure l'epilogo di una follia omicida. Diventa un rompicapo anche questo delitto come lo è divenuto l'assassinio di Angelo Fabbri, brillante allievo di Umberto Eco al Dams, ammazzato a colpi di punteruolo il 30 dicembre scorso «da ignoti». • Brillantissima, piena di entustasyni»: Renato Barllli, 48 anni, docente di Fenomenologia degli stili al Dipartimento delle Arti visive ricorda cosi Francesca Alinovi «La considero l'elemento migliore fra i giovani critici, t trentenni» dice e ancora usa il presente. Erano stati molto vicini, un tempo, «poi le nostre strade si erano separate». In pochi anni la giovane si era guadagnata un posto preciso nel mondo della cultura. - Il suo curriculum è stato lungo e ricco, non basta certo legarlo a senso unico al Dams», ha scritto Ba rilli. Dopo il liceo a Parma e la laurea in Lettere moderne a Bologna con una tesi su Carlo Corsi era stata assistente alla cattedra di Estetica di Luciano Anceschi, quindi la scuola di perfezionamento dell'Istituto di Storia dell'Arte, dove si era diplomata con una tesi su Piero Manzoni. Amava l'arte, quella d'avanguardia soprattutto e la viveva intensamente. Saggi, critiche, articoli, monografie, la produzione di questa giovane dall'aspetto punk è stata cospicua. In casa possedeva lina pic¬ cola ma scelta pinacoteca con tele di Marcello Iorj, Spoldi. Ontani, Kenny Sharf. Alla Mostra degli Anni Trenta, a Milano, aveva curato la sezione fotografica; l'altro giorno in Svizzera avrebbe dovuto presentare una monografia su New York apparsa sulla rivista periodica «Iterane». «Per lei ti mito era New York come per noi è stato Parigi. Ci andavavgnl arino pei" due rnesi... ricorda Barilli. Sulla terza pagina di questo numero di «Iterarte» è stampata una foto che, vista oggi, a qualcuno appare inquietante: è un primo piano della donna ritoccato a pennarello. Il fotografo è un giovane pittore poco conosciuto, Francesco Ciancabilla, 23 anni, di Pescara: è stato suo allievo, era suo amico. E' stato anche l'ultimo domenica, a meta pomeriggio (momento del delitto secondo il medico legale), ad aver visto la professoressa. Lo hanno interrogato per quasi una notte, qualcuno non ha taciuto sospetti, -ma lui si è difeso tenacemente. Avrebbe raccontato di essersene andato verso le 18 più o meno mezz'ora prima dell'assassinio. Alla stazione avreb- be incontrato due amiche: ha dunque un alibi. I sospetti si accavallano. Barllli ricorda come Francesca Alinovi gli avesse più volte parlato di quel giovane «tossicodipendente, ma da salvare e lanciare nel mondo dell'arte o lanciarlo per salvarlo», dice il docente. «Io però ero rimasto Indifferente di fronte al suol lavori». Si parla di minacce che il pittore avrebbe più volte rivolto all'amica, per motivi definiti «futili» e tutto sembra cosi precipitare in un'assoluta banalità. La professoressa, si fa notare, non avrebbe mai aperto la porta ad uno sconosciuto, dunque conosce va l'assassino. Con quel coltello, dice un inquirente, «l'uccisore sembra aver voluto giocare con la vittima». Tutte le pugnalate sono state inferte sul davanti: al petto, al volto e sulle brac eia. Perché Francesca Alinovi non è fuggita di fronte al suo carnefice, ma ha tentato di difendersi anche se non ha urlato? Decide di coltellate, ma nessuna profonda: la ragazza, si dice, è morta soffocata, forse per il sangue. Non ha urlato e nessuno ha udito qualcosa In quell'appartamento al secondo piano di via Del Riccio, un vicolo di due metri nel cuore della citta, alle spalle di piazza Maggiore in un quartiere uh "tempo abitato da malavitosi. ' L'assassino è fuggito, forse sporco di sangue, attento a portarsi via l'arma. Lei è caduta riversa nell'ingresso. Poco distante dal corpo era appeso un lavoro di Ciancabilla: un profilo di donna o uomo, i lineamenti stravolti e un coltello conficcato nella nuca. La tela a tempera è del gennaio scorso. L'autore sembra che abbia dichiarato di essersi ispirato al delitto Fabbri. Cento piste si aprono di fronte agli inquirenti. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Bologna, Milano, New York, Parigi, Parma, Pescara