De Mita nell'Italia più bianca di Ezio Mauro

De Mita nejTttajja più bianca ELEZIONI 1983 In viaggio con i leader fra la gente De Mita nejTttajja più bianca Il segretario de collauda 0 suo prestìgio nel Veneto di patron Bisaglia - Un fedelissimo ricorda: «Adesso sono tutti deniitiani, ma quelli antemarcia sono solo tre» • Bisaglia giustifica: «La diffidenza derivava per il 10% dal fatto che si presentava come uomo del Sud, per il resto dall'immagine di filocomunista; oggi l'immagine è stata corretta, garantisco io» DAL NOSTRO INVIATO BASSANO — «Lo sai dove sei. ? Toni Bisaglia si volta Indietro nell'« Argenta., che corre sulle strade di casa, infila la mano destra tra il radiotelefono e il poliziotto di scorta, e arriva a stringere il braccio di Ciriaco De Mita. 'Quello laggiù è Bussano, ci siamo. Comincia pure a guardarli Intorno con attemione: perette qui vive il vero popolo di Dio, il popolo deìnocristiano per eccellenza». Scherza Bisaglia, o dice sul serio? Comunque, sarà prudenza, sarà stanchezza, ma De Mita non risponde. Era appena rientrato a Roma da Bari e da Crotone, lo hanno Imbarcato su quell'aereo a sei posti che è sceso poco fa a Vicenza, da quel momento lo ha preso in cura Bisaglia, e adesso il paesaggio è cambiato, tutto quello che si vede dai finestrini è Veneto, Nord democristiano, terra bianca. Altro che scherzi. Bisaglia ha un foglietto in tasca, e lo apre. -Curta canta — premette — Stai a sentire, e tirati un po' su: nel Vicentino, la de governa 119 Comuni su 120, nel Bassanese la città dove andiamo peggio ci dà il 49 per cento, e in cinque paesi tocchiamo addirittura 187. Questo collegio senatoriale, che è il mio, arri va al 6220 per cento. Dico, ti rendi conto? E' il più democri stiano in assoluto. Insomma, Ciriaco: oggi sei nel bianco più bianco d'Italia*. Dunque niente di meglio di questo blitz nel Veneto alle cinque della sera, per scoprire come sì muove Ciriaco De MI ta alla sua prima tournée elettorale sui palchi democristiani di mezza Italia e per vedere da vicino quali sono gli ingredienti del suo appeal polìtico, in casa de. A modo suo, un anno dopo il congresso de. il Veneto è un po' una prova del nove. Perché questa è terra moderata, di tradizioni dorotee. e De Mita è di un'altra parrocchia democristiana. E poi, c'è anche quella storia dell'accento meridionale, del segretario che viene dal Sud. Non è qui che è comparsa la scritta che grida «Forza Etna»? «SI, è qui — dice Bisaglia —, ma il problema è più politico die geografico. La vecchia diffidenza nei confronti di De Mita, solo per il dieci per cento era dovuta al fatto che lui si presentava come un uomo del Sud; per il resto, era dovuta alla sua immagine di filocomunista. Oggi quell'immagine è stata corretta, e non ci sono più problemi. Garantisco io*. E la garanzìa di Bisaglia è importante nella de, soprattutto qui a Bassano. De Mita lo sa e se lo tiene vicino, sul palco in piazza dove si ammucchiano 22 candidati, in ordine decrescente d'importanza, raccolti attorno alla gran conchiglia democristiana del Veneto, un semicerchio formato da Fracanzani, Bisaglia. Rumor, Ferrari Aggradi. Anselmi. Tutti in cerchio, ma l'unico che parla prima di De Mita è Bisaglia, all'inizio conciliante («quando ci accusano da sinistra di sbandare a destra, e da destra di scivolare a sinistra, vuol dire che stiamo tirando dritto per la nostra strada, al centro com'è giusto*), poi subito rampante e addirittura ingordo: «Se in tutt'Italia la de avesse il consenso die ha qui da noi, le cose andrebbero meglio*. De Mita ascolta, applaude, studia la piazza. Quando parla, eccolo subito picchiar duro. Il psi? -E' pri gioniero di una logica di pote- re*. Il pel? -La vera scelta moderata è quella di Berlinguer*. Quanto ai laici, meglio che tengano gli occhi aperti: «Crari quando propone un'alleanza a due vuole ammetterli a tavola solo dopocena, per il caffè*. La gente ascolta attenta, anche se non ci sono molti applausi, ma alla fine vogliono salire in cinquanta sul palco. Ci riescono in tre: «Sono Martore- — dice il primo —, ma Bruno, non Bepi. Ti ricordi di me, quand'eri nel movimento giovanile? Adesso sono presidente della Cassa di Risparmio*. Il secondo urla che è di Ospedaletto, vicino ad Avellino, e vuole salutare -il quasi compaesano*. Il terzo non dice niente, e si butta a baciare la mano di De Mita, che lo scansa: «Non sono ?nica un prete*. Per fortuna Bisaglia lo spinge giù dal palco, verso l'auto che aspetta con le portiere aperte. C'era una cena in grande stile pronta da «Celeste» a Montebelluna. tutto combinato, anche l'orchestrina in un angolo, ma De Mita ha solo un quarto d'ora prima di arrivare a Treviso. » Almeno un piatto di funghi*, si lamenta Celeste con Bisaglia, Cosi, a tavola con trenta notabili scelti, c'è almeno il tempo per ascoltare una sottile perfidia democristiana sussurrata all'orecchio di De Mi¬ ta da Lino Bressan. segretario di Montebelluna: -Adesso tutti ti battono le mani, ma fino a qualclie mese fa erano tutti dall'altra parte. Sai quanti siamo qui "demitianl" veri, antemarcia?*. De Mita non lo sa. « Tre — spiega Bressan alzando le dita In aria —. Tre in tutto*. SI va via, l'auto di Bisaglia entra già in Treviso, rallenta davanti al teatro Comunale, inseguita da un corteo di as sessori. deputati, radlotelefo ni. «/o cui non vengo, è casa dell'Anselmi, è giusto che si presenti lei al tuo fianco — di ce Bisaglia —. Il Veneto è anche questo: bisogna rispettare certe regole democristiane*. Il comizio dura un'ora, nel teatro pieno, con ragazzi seduti sui gradini dell'atrio, davanti all'altoparlante, da dove esce la voce ringalluzzita di Luciano Danesin, segretario provinciale de: -Questo De Mita ha le sue idee, si può essere d'accordo oppure no. Ma almeno, con lui abbiamo smesso di offrire l'altra guancia. La de non è più un materasso, dove tutti possono battere a piacimento. La strada è giusta, dobbiamo tener duro. Perché o si vince questa sfida, o si torna'tutti a mangiare polenta e radicchio*. Adesso sono le undici di sera, e il corteo di auto puntaverso l'aeroporto. Nel buio della pista, ecco il prefetto che viene a salutare, e un 'vitro prefetto andrà incontro a De Mita fra un'ora, a Genova. Buon segno tutti questi prefetti che si rifanno vivi...», ridacchia uno della scorta. Sul sedile dell'aereo c'è «Totonno», vecchio amico avellinese di De Mita, che si lascia andare a uria confidenza: «/ primi tempi quando Ciriaco parlava al Nord era impacciato, aveva qualche problema, questa storia dell'accento meridionale lo disturbava. Adesso, va sul velluto*. Ma De Mita lo chiama. Ha aperto 11 borsone pieno di appunti, e ha tirato fuori le carte da tressette, che si porta sempre dietro. « Una volta — racconta — in un paesino mi sono giocato a tressette tutte e 600 le preferenze*. ■ L'ultimo giro finisce a mezzanotte, con le luci di Genova laggiù in fondo -C'è un'aria da maccaia*. scherza In genovese De Mita, che qui è capolista, mentre continua a giocare col mazzo sul tavolino. Se vogliono, gli auspici possono prendere nota: le ultime tre carte che ha alzato, sono il sette di spade, l'asso di coppe e 11 tre di bastoni. Ezio Mauro Genova. Il segretario democristiano De Mita scende all'aeroporto proveniente da Treviso