L'Ambrosiano si servì dello «lor» per acquistare azioni della Rizzoli di Marco Borsa

L'Ambrosiano si servì dello «Sor» per acquistare azioni della Rizzoli Il crack della banca e i 143 milioni di dollari depositati in Svizzera L'Ambrosiano si servì dello «Sor» per acquistare azioni della Rizzoli MILANO — La matassa dei complicati rapporti attorno al 143 milioni di dollari versati dal Banco Andino (gruppo vecchio Banco Ambrosiano) su due conti svizzeri («Zirka» e ..Recioto») della Banca Rothschlld di Zurigo comincia a dipanarsi. Sulla base di nostre informazioni una -parte di questa somma è stata utilizzata dalla società dello Ior «Bellatrix» (coperta da lettera di patronage di Paul Marcinkus, presidente dello Ior, ma gestita poi direttamente da Roberto Calvi) per acquistare da Andrea Rizzoli (padre di Angelo), scomparso recentemente, 186 mila azioni della Rizzoli intestate fiduciariamente alla Rothschild di Zurigo prima dell'aumento di capitale che vide l'ingresso della Centrale al 40 per cento. Se lo Ior pagò la stessa cifra pagata dalla Centrale per le vecchie azioni (circa 90 mila lire) l'importo fu di 16,7 miliardi (circa 14 milioni di dollari del febbraio 1981). Se poi, sempre lo Ior, segui l'aumento di capitale dell'aprile 1981, dovette pagare altri 9,5 miliardi per ritirare 372 mila (su un totale di 6 milioni) di nuove azioni emesse a 25 mila 500 lire. In totale si tratterebbe di 26-27 miliardi, pari a circa 23 milioni di dollari di allora, quasi la metà dei 48 milioni di dollari che rappesentano 11 primo dei due grossi versamenti provenienti dal Banco Andino e finiti in Svizzera dopo vari girl che hanno fatto tappa alla «Bellatrix». La partecipazione dello Ior alla «sistemasione» del gruppo Rizzoli, come veniva definita nelle carte di Gelll la progettata operazione di aumento di capitale che doveva coincidere con un radicale mutamento negli assetti proprietari, sarebbe stata coerente con il ruolo che lo stesso Ior ha avuto per anni nelle vicende Rizzoli. Già l'aumento di capitale nell'estate de) 1977 fu effettuato girando l'80 per cento delle azioni Rizzoli depositate in garanzia dei fi¬ nanziamenti ricevuti all'agente di cambio Glammel, collegato allo Ior. E' possibile tuttavia che la partecipazione della banca vaticana, in questa come in altre operazioni, fosse solo nel senso di fornire una sponda discreta, a prova di curiosi e di controlli, a cui appoggiare gli aspetti più delicati degli affari condotti da Roberto Calvi e dal soci della P2, Lido Gelll e Umberto Ortolani. L'acquisto da Andrea Rizzoli di una quota della casa editrice resta comunque marginale sotto il profilo dell'entità dell'investimento rispetto al 143 milioni di dollari distratti dal vecchio gruppo Ambrosiano la cui sorte non è ancora nota. Sulla base degli elementi finora emersi e delle indiscrezioni trapelate nel giorni scorso al palazzo di giustizia, sembrerebbe confermata la possibilità che, in origine, questa enorme somma fosse stata spostata in Svizzera con l'intenzione di far acquistare da interessi collegati all'Ambrosiano e a Roberto Calvi una quota significativa se non proprio la maggioranza del gruppo Rizzoli. Con l'arresto di Calvi, il processo, la pubblicazione degli elenchi P2, il ciclone che investi l'Ambrosiano rese probabilmente impraticabile l'ipotesi consentendo a chi aveva la disponibilità dei conti di trarne personalmente vantaggio. Al termine dell'indagine in corso, che per il momento ha portato all'arresto di Bruno Tassan Din e di tre dirigenti e funzionari del vecchio Ambrosiano, 11 percorso finale di questi 143 milioni di dollari potrebbe venire alla luce rivelando finalmente come e In che misura fu condotto quel saccheggio della banca milanese che poco più di un anno dopo portò alla morte misteriosa di Roberto Calvi e al più clamoroso crack bancario degli ultimi 50 anni coinvolgendo 500 mila persone fra depositanti clienti e azionisti. Marco Borsa

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