Addio di Stato ai tre carabinieri uccisi Pertini; «Non leggi nuove, ma coraggio» di Guido Rampoldi

Addio di Stato ai tre carabinieri uccisi Pertini; «Non leggi nuove, ma coraggio» Ieri mattina a Monreale si sono svolti i funerali tra la tensione delle forze dell'ordine Addio di Stato ai tre carabinieri uccisi Pertini; «Non leggi nuove, ma coraggio» Mezz'ora dopo un capitano di 31 anni ha occupato il posto dell'ufficiale assassinato dalla mafia DAL NOSTRO INVIATO PALERMO— «Usi a obbedir tacendo e tacendo morir», ieri mattina a Monreale in un clima di orgoglio di corpo e di composto dolore 1 carabinièri hanno dato l'addio ai loro morti: il capitano Mario D'Aleo, i militari Giuseppe Bommarito e Pietro Morice, assassinati lunedi dalla mafia. I funerali di Stato si erano appena conclusi quando nella caserma della compagnia di Monreale si è insediato il nuovo comandante: si chiama Antonio Guido Monno, è nato 31 anni fa in Argentina, presta servizio in Sicilia da sette mesi. Succede a due ufficiali morti sul campo (11 capitano Basile, nel 1980, e D'Aleo. tre giorni fa); raccontano abbia accettato l'incarico senza un'incertezza malgrado sappia che chi comanda a Monreale se fa sul serio gioca alla roulette russa. Con la breve cerimonia in una stanza disadorna che ha sottolineato il suo insedia¬ mento, i carabinieri hanno voluto sottolineare un duplice messaggio: la mafia ci ammazza ma non ci intimorisce; lo Stato che non si arrende, in questa Sicilia disorientata e delusa, siamo innanzitutto noi, noi che di questo Stato rappresentiamo, qui, la continuità dall'unità d'Italia ad oggi. Funerali solenni, ma non funerali di popolo sebbene di gente ve ne fosse molta, quelli celebrati ieri nella cattedrale di Monreale gremita soprattutto di divise. Sui muri della città un manifesto fatto affiggere dagli agenti di P.S. di Palermo, ammoniva: «La lotta alla mafia non può essere condotta con le parole mentre poliziotti e carabinieri pagano con la vita». Di parole, ieri, ce ne sono state poche. Pertini, entrando In cattedrale, afferma: «Non ci vogliono leggi eccezionali, ma coraggio e iniziativa* L'arcivescovo di Monreale al termine di una omelia dal to¬ no flebile e liturgico avverte: «Certamente qualcosa dovràcambiare, non possiamo continuare a vivere nell'attesa e nel terrore». Una voce isolata all'uscita dei feretri grida: «Basto, non vogliamo più essere terra di morti». Poi, a cerimonia conclusa, quel lungo applauso diretto alle bare che sfilano lungo la navata, cla- scuna con il suo seguito di lacrime e singhiozzi. Alle 9 di mattina, davanti alla cattedrale normanna, sessanta corone di fiori allineate ai lati del portale, due file di divise belge e azzurre — 1 carabinieri da una parte, 1 poliziotti dall'altra —, 1 bambini di un complesso bandisti co con l'aria intimorita e cappelli dal buffi pennacchi. Entrano Rognoni, Lagorio, l'alto commissario De Francesco, 1 vertici dell'Arma dei carabinieri. Escono, portate a braccia dai militari, donne vestite di nero, svenute. Davanti alle bare avvolte nel tricolore, i familiari dei militari uccisi occupano le: prime panche sulla sinistra, tre file che ondeggiano di abbracci disperati, di sussulti. CI sono, nei loro golfini bianchi, anche due bimbetti che si passano un fazzoletto: 1 figli dell'appuntato Bommarito, sei e otto anni. Pertini stringe mani, dà carezze. E' reduce da un lungo o 1 e : o colloquio con il cardinale di Palermo, Salvatore Pappalardo, l'uomo nuovo della curia siciliana, che lo ha atteso all'aeroporto di Punta RaisL Arcivescovo e presidente hanno fatto insieme 11 viaggio fino a Palermo. Ma a Monreale a parlare non è la Chiesa di Pappalardo, la Chiesa delle veementi denunce: una messa senza sussulti, un'omelia incolore. Poi l'applauso al feretri, e a Pertini che esce. Mezz'ora dopo, nella caserma di Monreale, davanti ai carabinieri sull'attenti 11 capitano Monna riceve le consegne. Parla il generale Valditara, comandante dell'Arma: «Siamo l'elemento costitutivo della continuità dello Stato». Parla Lagorio: «Avete pagato molto, vi saremo vicino*. E 11 generale Siracusano, comandante la Divisione Ogaden (glurisdi zlone sull'Italia Meridionale) Non servono leggi speciali, ma organizzazione e in questo siamo all'avanguardia». Cosa prova Pino Giacopelli, primo cittadino di Monreale, a fare il sindaco in una città dove la mafia decapita sistematicamente lo Stato? «Grande disagio. Ma questa non è Palermo, qui quando si è saputo dei tre carabinieri uccisi la gente è andata in municipio, alla caserma, e non era per curiosità». Nella Palermo della gente «che piange ai funeraU ma non parla», secondo la definizione sommaria di molti poli ziotti, il clima è pesante. Lun go incontro, ieri sera, tra l'alto commissario De Francesco, il ministro Rognoni, ufficiali dei carabinieri e questori, per coordinare nuove iniziative nella lotta alla mafia. Ma di «summit» ce ne sono stati tanti, e tra gli agenti si strada la sfiducia. In un docu mento approvato ieri dall'as semblea del poliziotti della questura di Palermo si accusano le forze politiche: «Si limitano, tranne rare sezioni, sterili commemorazioni. Ad aumentare il disorientamento è l'incertezza che circonda le indagini sull'assassìnio dei tre carabinieri. De Francesco lo collega alle Indagini su cosche ormai in rotta. I carabinieri sono più prudenti, parlano di più piste, e aggiungono: «Se avessimo certezze, certo non le riveleremmo». Guido Rampoldi Palermo. Il presidente Pertini abbraccia uno dei figli dell'appuntato Bommarito, assassinato con Pietro Morice e il capitano D'Ateo