La Puglia è preoccupata del domani industrie ferme, campi senz'acqua di Francesco Santini

La Puglia è preoccupata del domani industrie ferme, campi senz'acqua ELEZIONI 1983 Nella regione una crisi senza precedenti La Puglia è preoccupata del domani industrie ferme, campi senz'acqua In vista di un autunno di recessione i partiti puntano su candidati-imprenditori, che garantiscano efficienza - La de vuole arrestare l'ascesa registrata dai socialisti nelle amministrative - Le difficoltà del pei DAL NOSTRO INVIATO BARI — Alla vigilia del voto, una crisi profonda investe, in Puglia, il triangolo industriale del Sud: Bari, Brindisi, e Taranto sono In allarme. La chimica di Stato perde colpi a Brindisi; l'acciaio di Taranto non resiste nella burrasca della siderurgia europea, mentre la flessione, nel commercio e nella produzione industriale, assilla Bari. Per Foggia e il Salente l'agricoltura, al terzo anno di siccità, prepara un'estate drammatica. Lo spettro di un autunno duro arriva dai campi, tra gli agricoltori che domandano acqua. Percorrendo la regione sulle superstrade che la tagliano in lungo e in largo, ci si accorge che la realtà agricola è ancora l'anima profonda della Puglia. La sete assilla il TavsppcmccBFdrsMcadpes Tavoliere e il Salente, si salda alla recessione industriale, investe il terziario. «L'unica risorsa — afferma con preoccupazione il ministro Ventola — potrebbe venire dal turismoculturale che va avanti dodici mesi su dodici». Ventola si presenta a Bari con il volto della nuova democrazia cristiana. Ministro del Beni Culturali nel governo Fanfani, si è trovato alla guida di un dicastero senza essere passato dall'anticamera di sottosegretario. Prediletto da Moro, estraneo ai meccanismi clientelar! del Sud, Ventola, ai Beni Culturali, ha mostrato di saper decidere. Ha lavorato per liberare il palazzone del Collegio romano dai centri esterni che pretendevano di soppiantare, nelle decisioni, gli organismi scientifici, ha riportato i «progetti speciali» nei canali Istituzionali, ha mandato avanti la legge di tutela per il patrimonio artistico. D Paese si è accorto per la prima volta di lui con 11 «no» agli scavi del Fori Imperiali, ma alla vigilia del voto la democrazia cristiana pugliese ha preferito aprire la Usta elettorale nella circoscrizione di Bari e Foggia con il nome di Vito Lattanzio. I Beni Culturali non hanno reso in «clientela» e alla «nuova de» è stata sovrapposta la «macchina elettorale» di Lattanzio, l'ex ministro della Difesa posto in ombra dalla fuga di metà agosto del nazista Kappler dall'ospedale romano del Celio. A Bari Vernola non con trotta 11 partito. «Il mio elettorato — dice — è di opinione». Non è «un padrone delle tessere». Con un dieci per cento al precongresso, sa che la sua ascesa a ministro ha suscitato molte scontentezze. «Se fossi stato il numero uno in lista — afferma con convinzione — la democrazia cristiana pugliese avrebbe registrato nuove lacerazioni e in questo momento sarebbe stato pericoloso con gli avversari che ci incalzano». Gli «avversari» sono i socialisti che nelle ultime amministrative, a Bari, hanno fatto la parte del leone. Sono riusciti a strappare la poltrona di sindaco alla democrazia cristiana e con Formica a Bari e Signorile a Brìndisi e Ta¬ ranto si mostrano agguerriti. Assieme al socialdemocratici di Di Glesi Incalzano la democrazia cristiana, occupano nuovi centri di potere. Vernola, nell'offrlre l'immagine della nuova de, sintetizza con modestia: «Ciò che conta è lavorare per il Paese. In Puglia non sono un barone delle clientele ma non me ne dolgo, me ne preoccupo». La disoccupazione intellettuale ha frange vastissime, un'esercito di diecimila laureati preme su Bari e i democristiani pugliesi, che dalla morte di Moro non avevano un proprio rappresentante al governo, vorrebbero dal ministro occupazione e assistenza. La democrazia cristiana fronteggia i socialisti, rimprovera loro di aver insediato in Giunta Il partito comunista che mal come in passato ha mostrato tanta debolezza elettorale. «Su sessanta consiglieri a Bari — dice Vernola — soltanto otto sono comunisti. Erano dieci ma due, subito dopo essere stati eletti, hanno preferito il gruppo indipendente». Vernola è stato sindaco di Bari. Nella sua Giunta ha avuto Formica e Di Giesl. Erano gli anni in cui la regione si stava «settentrionallz- zando» in fretta. Adesso sono arrivate le contraddizioni. La società, che appariva compatta, mostra nel consumi 1 suoi nuovi obiettivi e la crisi che si profila massiccia avrà nel triangolo industriale del Sud effetti ancora più gravi. E a Bari, Guido Carli, per primo, rivolgendosi ad un pubblico di giovani laureati e diplomati senza lavoro, ha ripetuto che il nemico da battere, nell'interesse'del Mezzogiorno è l'inflazione: «Contrastarla — ha detto l'ex governatore della Banca d'Italia — significa arrecare giovamento, in prima linea, alle zone del Meridione che più soffrono, alle aree economicamente più deboli, perché maggiore è il numero di percettori di reddito meno protetto». In vista della recessione, aumenta la domanda di efficienza e la regione si prepara a spedire a Roma una piccola rosa di deputati imprenditori. Ad Antonio Matarrese, la de affianca altri due costruttori: Giuseppe Di Gennaro e Nicola De Bartolomeo. I socialdemocratici puntano ancora sul loro leader indiscusso, Di Giesl, che proprio in questi giorni rilancia, per Bari, il progetto di area metropolitana cercando di aggregare attorno alle prospettive di sviluppo per il capoluogo e per l'intera Puglia un consenso vasto. «Abbiamo bisogno dei partiti e delle forze sociali, dei sindacati e dell'università — dice il segretario regionale del psdi Abbati — per elaborare tutti insieme un grande piano per la regione». Lo scontro si fa serrato, ma le difficoltà riportano la battaglia elettorale sui temi urgenti della regione più industrializzata nel Mezzogiorno. Dalla regione si preparano a partire per Roma, o a tornarvi, quarantatre deputati e ventuno senatori. Alla vigilia del voto sembra ricomporsi la lacerazione provocata nel collegio senatoriale di Tricase dalla presenza imposta da Roma del senatore Vitalone. I pugliesi, nella scommessa per gli Anni 80, vogliono, essenzialmente, che a livello centrale giungano richieste e istanze locali. Non è un merito, ma nella crisi si preparano a premiare chi, più degli altri, è impegnato nel riavviare la «locomotiva del Sud». Francesco Santini