Sally, quel diavolo di astronauta di Ennio Caretto

Sally, quel diavolo di astronauta UN'AMERICANA TRA LE STELLE: PARTIRÀ' SABATO SUL CHALLENGER Sally, quel diavolo di astronauta Cosi la definisce il marito, anche lui uno dei «ragazzi della Nasa»: «Ha tre lauree e un cervellone» - Il suo istruttore di volo: «E' capace di batterci tutti» - Trentatré anni, occhi verdi, sorriso irresistibile, ha sostenuto con spirito le impertinenti domande dei giornalisti - «Ho anche molti difetti: disordinata, ritardatari a, difficile nei rapporti umani» , DAL NOSTRO CORRISPONDENTE HOUSTON — Da quando II presidente Reagan l'ha invitata a colazione alla Casa Bianca cori gli altri membri dell'equipaggio, e la rivista Newsweek le ha dedicato la copertina, la vita di Sally Ride è diventata «Impossibile». «Ho perso la mia Intimità», protesta nel corso di una conferenza stampa (l'unica occasione per avvicinarla). «A volte mi sento come una scimmia allo zoo», aggiunge con una risata improvvisa. «Tutti mi puntano gli occhi addosso». Una pausa: «E voi giornalisti, esclama, le domande che mi fatel ». Ha di nuovo un moto di impazienza: «Non sono una diva di Hollywood. Sono una donna qualsiasi, con un lavoro inconsueto se si vuole. Che cosa è tutta questa curiosità? Qui 1 ragazzi mi considerano una di loro Che cosa sia «tutta questa curiosità.» Sally Ride lo sa benissimo. E' la prima donna astronauta degli Stati Uniti, il 18 parte col Challenger da Capo Kennedy, ha come comandante Crippen, Il pilota del primo Shuttle. Non basta: anche suo marito, Steve Hawley, è uno del «ragazzi» della Nasa, come li chiama lei, ed esordirà nello spazio il marzo dell'84, quando un'altra donna, Judith Resnik, seguirà le sue orme. Sono particolari che accendono la fantasia popolare, storie da romanzo. Sally Ride, poi, ha delle caratteristiche che non guastano: è una bella donna di 32 anni, la figura perfetta, occhi verdi, il sorriso pronto, una grande chioma di capelli bruni. E' facile per la gente dimenticare che ha tre lauree, una in letteratura Inglese (Shakespeare), una in fisica s una in astrofisica. Con Sally Ride, i giornalisti sono stati tutto tranne che Cape Canaveral. Sally K. Ride in attesa del lancio della navicella Shuttle nello spazio cavallereschi. Il fatto che abbia battuto suo marito nella corsa ad andare per primo in orbita non rovinerà il suo matrimonio? Vuole o non vuole avere un figlio, e quando aspetta a farlo? Al momento del landò da Capo Kennedy non le verrà da piangere? Non la disturba spartire una cabina così angusta come quella dello Shuttle con ben quattro uomini? Indosserà il reggiseno nel vuoto? E — scusi — godrà di privacy, si dice cosi, nel bagno? La prima donna astronauta degli Stati Uniti ha re¬ sistito imperturbabile al barrage; «no» a tutte le domande, *bU all'ultima. Dietro la donna è finalmente emerso l'astronauta. Sul Challenger, al suo secondo volo dopo l cinque del Columbia, Sally Ride farà da «specialista». Insieme con un collega, Fabian, controllerà il braccio meccanico prensile che per la prima volta collocherà un satellite in orbita, lo ricatturerà, e lo rimetterà nella stiva. Ma In caso d'emergenza, saprebbe pilotare lo Shuttle. «Sono eccitata, ammette, non solo perché gli n a a e di o n o) o. aa o orin r il li r, a. o a esperimenti affidatici preludono alla costruzione di piattaforme spaziali, ma anche perché stabiliremo alcuni primati. Per la prima volta saremo In cinque a bordo, per la prima volta useremo 11 braccio meccanico, e per la prima volta faremo ritorno a Capo Canaveral in Florida, ossia al punto di partenza, anziché alla base Edwards in California». Significativamente, tralascia che per la prima volta ci sarà una donna: lei. Non si rammarica del fatto che glt Stati Uniti siano così in ritardo sull'Urss nell'impiego di donne astronaute? Dopo tutto, sono trascorsi esattamente vent'anni da quando Valentina Tereshko? va sali nello spazio (era il 16 giugno del '63) e dieci mesi da quando Svetlana Savitskaia la segui. «Perché dovrei rammaricarmi?, ribatte. Ogni Paese ha i suol metodi. Forse noi arriviamo tardi, ma abbiamo altre sei donne pronte a partire. Io stessa mi rimetterò in fila appena rientrata a Terra. La presenza femminile a bordo degli Shuttle è destinata a diventare routine, presto non sarà più un evento eccezionale». La ritiene utile? «Non è questione di utilità. Per fare gli astronauti ci vogliono certe doti: le hanno uomini e donne, bianchi e negri, americani ed europei. La scelta non dipende dal sesso, né dalla razza, né dalla nazionalità». Qual è il motivo per cui si è arruolata nella Nasa? «Non è facile spiegarlo, risponde Sally Ride dopo un attimo di riflessione. Per me si è trattato di uria specie di folgorazione, come per mio marito. Non ci conoscevamo, io studiavo a Stanford in California, lui poco lontano, a Santa Cruz. ' Rispondemmo contemporaneamente, l'uno all'insaputa dell'altra, alla stessa inserzione della Nasa. Steve fu esaminato per primo, ma io venni assunta subito, lui aspettò qualche mese. Per degli scienziati, penso che lo spazio sia una sfida irresistibile». Galeotto fu l'addestramento. «Ci innamorammo. Non ci sposammo subito, volevamo essere sicuri». Come avvenne la sua selezione? «Mi scelsero per tenere 1 collegamenti radio qui da Houston con Young e Crippen, nel primo volo del Columbia, e rimasero tutti impressionati dalla mia efficienza» dice senza modestia. In famiglia, la spiegazione del successo di Sally Ride è più precisa. «E' un diavolo di astronauta, sostiene il marito. Eccelleva già all'università — ci vuole un cervellone per prendersi tre lauree come le sue — ma alla Nasa è letteralmente esplosa. Chiedetelo a Fabian, che le ha insegnato a volare». Fabian, 44 anni, 90 combattimenti aerei in Vietnam, i galloni di colonnello sulla divisa, non ha esitazione: «E* capace di batterci tutti, dichiara, la diverte volare, la diverte lavorare. Sotto 11 suo sorriso si cela la freddezza del computer nel momenti di tensione. Sally non conosce la paura, è sempre padrona di sé». «E' anche un signor scienziato, aggiunge Hawley, 16 so perché faccio lo stesso mestiere. Dobbiamo sudare per starle alla pari». Il padre e la madre dell'a¬ stronauta, un politologo e una scrittrice di Santa Monica, elogiano della figlia «soprattutto la logica ferrea e lo spirito combattivo». Raccontano che da ragazza Sally è .stata una tennista straordinaria: Blllte Jean King, il numero uno di questo sport in campo femminile, voleva che passasse al professionismo. «Credo che Sally abbia rifiutato, commenta ridendo II padre, perché la palla si rifiutava di andare esattamente dove lei voleva. Coi computer e gli Shuttle è un'altra cosa». Ha dovuto rinunciare a molto per imporsi? «No. Non .posseggo quelle che normalmente vengono definite le virtù domestiche. Non m'interessa cucinare: a casa ci pensa Steve, col barbecue e l'insalata. Non sono ordinata, e se non avessi una donna a ore mio marito probabilmente mi lascerebbe. Non sopporto l'ozio, vorrei che tutti fossero produttivi». L'addestramento è stato duro? «Direi meglio: rigoroso. Nel mio caso era necessario, mi ha insegnato la disciplina. Ho imparato che non tutto viene naturale, che bisogna faticare e sudare. Guai se un solo membro di un equipaggio dello Shuttle non conosce a perfezione 1 suoi compiti». Le rimane tempo libero? «Parecchio. Non che facciamo grandi cose Steve e io: andiamo a nuotare, giriamo in bicicletta, stiamo a casa a guardare la televisione». E' il turno di Crippen: perché s'è orientato su Sally Ride, e nori su un'altra delle donne astronaute? «E' una questione di compatibilità di carattere, risponde il comandante, che vale anche per gli uomini. Oli equipaggi vengono formati in base a questo Criterio. Io, 11 mio copllota Hauck, Fabian, Sally e Tagliarti ci completiamo a vicenda». Che cosa ne pensano Hauck e Taghard? Fabian ha reso abbondantemente noto il proprio giudizio. «L'avrei voluta con me in Vietnam», ribatte il copilota, 42 anni, una laurea in ingegneria nucleare. «Io tentai di entrare alla Nasa la prima volta nel '64 e mi accettarono solo nel '78: a Sally hanno aperto le porte subito, vuol pure dire qualcosa». Taghard, il medico di bordo, è altrettanto esplicito: «E' una donna cui non esiterei a affidare la mia vita. Sono sicuro che non sarà più debole degli uomini, anzi servirà loro da esempio». «Non vorrei dare l'impressione di essere un robot, interloquisce Sally Ride, decisa a porre fine alla conversazione. Sul lavoro è una cosa, in privato è un'altra. Potrei farvi un elenco interminabile dei miei difetti personali». Per esempio? «Ve l'ho detto. Sono disordinata, disattenta, ritardataria, difficile nei rapporti umani». Una specie di dr. Jekyll e mr. Hyde? «Beh, no. Mi piace essere di buon umore e far stare di buon umore gli altri: scherzo volentieri, racconto barzellette, mio marito sostiene che sono rimasta un goliardo, in fondo in fondo». Ennio Caretto