La potenza di Fischer-Dieskau per le inquietudini di Schubert

La potenza di Fischer-Dieskau per le inquietudini di Schubert Il baritono ha proposto diciotto Lieder al Comunale di Firenze La potenza di Fischer-Dieskau per le inquietudini di Schubert FIRENZE — Dietrich Fischer-Dieskau è tornato, applaudltissimo, al teatro Comunale di Firenze per un recital liederistico accompagnato dal giovane pianista tedesco Hartmut Hóll. A 58 anni suonati, il sommo baritono tedesco non abbandona le posizioni di caposcuola' dell'interpretazione cameristica del dopoguerra: il suo rapporto con quella miniera di tesori musicali che sono i Lieder di Schubert, Schumann, Wolf, Brahms, Mahler, Strauss, sembra se possibile ancora più raffinato e il modo in cui la sua voce, alleggerita dagli anni, penetra oggi nel cuore del testo cogliendone sul plano fonetico e semantico la saldatura con le note musicali corrisponde a qualcosa di straordinario per sottigliezza di sfumature, varietà, di coloriti, chiarezza di dizione, potenza declamatoria e agilità vocalistica. Per il suo concerto fiorentino Fischer-Dieskau ha scelto dlciotto Lieder di Schubert tra i meno noti ed eseguiti legati da un tema comune: l'inquietudine, il peso del vivere e la morte come spettro visionario ma insieme promessa di pace. E' il tema del viandante esplicitamente toccato nel Lied di Schlegel Der Wande rer, appunto, e in quello di Seidl, J7 viandante alla luna, il tema del vagabondare inquieto al cospetto della na- tura che accompagna con le sue forze meravigliose e terribili l'incedere fatalistico nel paesaggio della vita. Tutti questi Lieder su testi di Mayrhofer, Claudius, Schiller, Senti, Schulze, Leltner, Rochlitz, Crai gher e Schietta, nell'uniformità della loro tinta espressiva, avrebbero gravemente esposto un altro cantante al rischio della monotonia che Fischer-Dieskau ha invece schivato con magistrale intelligenza e, naturalmente, con una tecnica vocale che non ha rivali per duttilità e sottigliezza. Il rapporto tra il dolore vissuto nella flagranza del suo accadere, e la straordinaria facoltà schubertiana di ribaltarlo nel distacco contemplativo si ripresentava puntualmente da un Lied all'altro in un costante slittamento di piani stilistici: dalla incisività drammatica e scultorea del declamato alla levigatezza del canto spianato, dal forte al plano, o se si vuole, in termini naturalistici dal grido al sussurro con netta prevalenza di quest'ultimo. Lungi dall'opporre semplicemente due regimi vocali contrastanti, Fischer-Dieskau non si è stancato di esplorarne le soluzioni intermedie, le sfumature più sottili e impalpabili, colorando le singole parole in modo diverso quando il musicista le ripete e offrendo quindi all'ascoltatore una scomposizione analitica del testo che ne tira fuori tutte le implicazioni espressive. In quest'arte dove il più completo possesso dell'artificio e una attentissima co scienza intellettuale si traducono in poetica naturalezza vengono coinvolti non solo l'istinto interpretativo ma le consapevoli facoltà critiche dell'esecutore che non è solo musicista, ma musicologo e scrittore, e nella sua carriera, oltre agli allori teatrali, ha collezionato ben tre lauree honoris causa dalle Università di Oxford, Parigi e dalla Yale University degli Stati Uniti. Il caso non è frequente, come è noto nel mondo dell'esecuzione musicale dove anche per questo, la figura di Fischer-Dieskau occupa un posto a sé. Quello stesso che gli permette di magnetizzare per due ore il pubblico di un teatro, cantando quasi sempre a mezza voce e scatenando alla fine l'entusiasmo dei presenti a dimostrazione lampante che non solo il «sentimento» ma an che l'intelligenza e la cultura possono trasformarsi in musica. Paolo G alluniti Fischer-Dieskau e Sawallisch pianista, in una foto della Scala

Luoghi citati: Firenze, Oxford, Parigi, Stati Uniti