La piramide infranta del faraone Sadat

La piramide infranta del faraone Sadat Il libro sul Raiss assassinato scritto da Mohammed Heykal, già direttore di Al Ahram e confidente di Nasser, ha sconvolto l'Egitto La piramide infranta del faraone Sadat «L'autunno della collera», proibito nel Paese, dipinge l'ex Presidente come un avido, un corrotto, un mitomane - L'alto prezzo pagato per lo «storico viaggio a Gerusalemme» - Ma c'è anche l'animosità personale di un uomo caduto in disgrazia e incarcerato NOSTRO SERVIZIO Mohammed Heykal temeva di urtare l'opinione pubblica occidentale, ma forse non aveva previsto la tempesta che la pubblicazione de L'autunno della collera avrebbe scatenato in Egitto. Il libro è stato sequestrato, e sono stati sequestrati i giornali (per esempio il Sunday Times) che l'hanno pubblicato a puntate. La stampa del Cairo ha avviato una campagna di insolita violenza contro l'autore, generalmente rispettato. L'ex direttore di Al Ahram e portavoce ufficioso di Gamal Abdel Nasser, del quale era amico, confidente e consigliere, è stato condannato dal Consiglio dell'ordine dei giornalisti per aver «violato la deontologia, professionale». /I presidente Mubarak ha abbandonato il suo abituale riserbo accusando pubblicamente Heykal, pur senza nominarlo, di aver leso l'onore e la dignità del popolo egiziano. E' stata varata una legge che prevede pene detentive per chi faccia rivelazioni su personalità politiche tali da portare pregiudizio agli «interessi supremi dello Stato». Il «reato» di Heykal è aver «diffamato» Anuar Sadat, di aver tentato di distruggere la sacra immagine dell'ex Presidente che i mass-media egiziani tentano di mantenere intatta. E' comprensibile lo choc che la lettura del libro rappresenta per molti. Sotto l'abile penna di Heykal, ì tratti di un mostruoso Mister Hyde prendono brutalmente il posto di quelli dell'affabile dottor Jekyll. Ed è una testimonianza che ha un valore particolare, perché Heykal conosceva a fondo Sadat. Inoltre, all'epoca di Nasser, l'ex direttore di Al Ahram aveva accesso alle informazioni più confidenziali, e conosceva quindi tutte le debolezze del Raiss. Questo spiega perché il suo atto d'accusa citi fatti tanto precisi. Sadat viene pi-esentato nel libro come un egocentrico, un megalomane che si paragonava a Ramsete II, un mitomane ipocrita, un gaudente che amava la dolce vita e il lusso, un uomo corrotto e avido. Attore frustrato in gioventù, sarebbe riuscito a diventare una •superstar* a forza di intrighi e di astuzia. Nelle parole di Heykal, Sadat fu «il primo faraone d'Egitto a presentarsi al popolo con l'Insegna della telecamera». Assetato di notorietà, avrebbe avuto un gusto sfrenato per la cospirazione e i colpi di scena. Via via agente della Germania nazista, terrorista, responsabile dell'assassinio di almeno una personalità egiziana, uomo di mano pagato dal Palazzo Reale, il Raiss assassinato sarebbe stato accolto da Nasser nell'Organizzazione del liberi ufficiali soltanto sei mesi prima della rivoluzione, e soltanto per avere una talpa, nel regime che stava per rovesciare. Questa decisione fu contestata dai compagni di Nasser, i quali sospettavano che il nuovo arrivato fosse un agente doppio. Una volta preso il potere, il fondatore della Repubblica egiziana affidò a Sadat alte responsabilità, e un anno prima di morire lo designò vicepresidente, una carica che sarebbe stata il trampolino di lancio verso la suprema magistratura. Qui, però, qualcosa si inceppa. L'autore non spiega l'im¬ provvisa fiducia che il primo Raiss diede al suo successore. La servile fedeltà di Sadat nei confronti di Nasser, che non si lasciava certo abbindolare, non basta. E come si spiega il fatto che lo stesso Heykal, pur sapendo tutto di Sadat, abbia appoggiato sino in fondo la sua candidatura alla presidenza, sino a sovrintendere di persona alla sua campagna elettorale? E come si spiega il fatto che sei mesi dopo egli abbia avuto un ruolo determinante nel liquidare l'ex guardia nasserìana, considerata filosovietica, anche se fomentava un colpo di Stato? Le giustificazioni di Heykal non sono convincenti. L'ex direttore di Al Ahram afferma che suo scopo era salvaguardare la legittimità e la continuità del potere di Nasser. E replicando in anticipo ti suoi detrattori, i quali l'hanno accusato di volersi vendicare dell'uomo che lo fece incarcerare in condizioni particolarmente umilianti, Heykal assicura di non nutrire rancore personale, e di «voler molto bene a Sadat come uomo», tutto sommato. Ma chiaramente il politico prevale sul giornalista. Heykal ha tentato di salvare la memoria di Nasser, pur criticando ogni tanto il primo Raiss, e non ha voluto sollevare il velo sulle manovre nelle quali è stato implicato e che hanno contrassegnato la lotta per la successione. A sua discolpa, bisogna dire che Heykal prese quasi subito le distanze dal! 'uomo che egli stesso aveva portato sul trono, prima della rottura; e questo perché, a suo avviso, Sadat aveva imboccato una strada «suicida». In realtà, è la seconda parte de L'autunno della collera, la parte che passa al microscopio il regime di Sadat, a dare all'opera il suo spessore e la sua ragion d'essere. C'è un sicuro interesse aneddotico nel fatto che Ramai Adham, capo dei servizi d'informazione sauditi, negli Anni Cinquanta avesse assicurato a Sadat una «rendita regolare» con fondi provenienti dalla Cia, la quale dal 1973 si occupava della protezione del capo dello Stato egiziano. Ma il punto della dimostrazione del teorema di Heykal è l'analisi dei risultati mediocri, dal punto di vista finanziario come politico, de»'«accordo strategico» concluso con gli Stati Uniti e Israele con la mediazione di Kissinger. Ed è anche l'analisi delle conseguenze negative che ebbe lo «storico viaggio» a Gerusalemme grazie al quale «Sadat si ritagliò un territorio su scala pattarla.., togliendo però all'Egitto il ruolo-guida nel mondo arabo. L'autore sostiene che l'Occidente, ammaliato dalle «imprese» di questo «Pagliaccio pieno di boria» (crudele soprannome che Heykal mette in bocca a Kissinger) chiuse gli occhi sulle stravaganze, gli sperperi, la dilapidazione di fondi, la corruzione, il «saccheggio organizzato» ai quali si abbandonarono i parenti dell'ex presidente sotto l'ombrello deHlnfitah, la liberalizzazione economica. Su questo punto fornisce una mole impressionante dt materiale, cita casi precisi, nomi e cifre. L'ingiustìzia sociale, l'arbitrio, la limitazione delle libertà, la cieca repressione contribuirono allo sviluppo dell'integralismo che il capo dello Stato incoraggiava di nascosto per controbilanciare la sinistra che si stava risollevando. Per ironia della sorte, fu proprio un «Frankenstein» islamico, scrive Heykal, a divenire l'arma della rabbia popolare assassinando Sadat il 6 ottobre del 1981. I responsabili egiziani hanno motivo di ria/morsi: è un attacco tanto al regime Sadat, che essi hanno ereditato, come al suo fondatore. Ma invece di proibire il libro e coprire dinsuiti l'autore, forse sarebbe stato meglio, per la dignità del governo e della famiglia dell'ex Presidente, fare causa per diffamazione a Mohammed Heykal. Eric Boaleaa Copyright «Le Monde» e per mail* «La Stampa»

Luoghi citati: Egitto, Germania, Gerusalemme, Israele, Stati Uniti